“Il partito politico che si presenta come la speranza del Messico non è riuscito a spezzare questo circolo di corruzione di gruppi e individui”. Lo afferma, nella sua riflessione settimanale, il cardinale Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas (Chiapas), inserendosi, così, nel dibattito in corso in questi giorni, che vede il Governo del presidente Andrés Manuel López Obrador attaccare alcuni settori della Chiesa e dell’episcopato, “colpevoli” di denunciare ciò che è sotto gli occhi di tutti: il fatto, cioè, che i cartelli del narcotraffico e i gruppi criminali sono completamente padroni di vaste zone del Paese.
“Sembra che le nostre autorità siano sopraffatte, mentre i gruppi armati si impadroniscono di un numero sempre maggiore di aree. Anche se ai più alti livelli federali si dice che la criminalità non domina i territori, bisognerebbe che venissero a vivere tra noi, per dimostrare il contrario. I gruppi criminali estorcono denaro a mezzo mondo, si appropriano delle terre delle comunità, abbattono le foreste senza pietà e, poiché dispongono di armi potenti, nessuno osa affrontarli. Ci rivolgiamo agli enti governativi e ci chiedono di presentare denunce, ma farlo significa esporsi a rappresaglie mortali”. Il porporato, invita comunque, a non abbandonare la speranza, alla luce del mistero della Pasqua.
Anche il vescovo emerito di Chilpanchingo-Chilapa risponde al Governatore dello Stato del Guerrero, che lo aveva accusato di “complicità” con i gruppi criminali, per essersi in alcune occasioni rivolto a loro perché moderassero l’uso della violenza. Complici, ha detto il vescovo, “sono i politici che si riuniscono nell’oscurità con i gruppi della delinquenza”.