SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “È stato un incontro formativo molto interessante e ben costruito, che ha registrato un appassionato coinvolgimento dei giovani presenti. Hanno preso parte al dibattito alcuni studenti delle classi quinte, in quanto le più interessate all’orientamento in uscita in ambito lavorativo. Anche per chi ha deciso di proseguire gli studi universitari è stato utile ascoltare come orientarsi nella scelta della facoltà a cui iscriversi. Ringrazio il prof. Palestini per averci coinvolto in questo progetto e gli illustri ospiti intervenuti, il presidente Manfredonia e il presidente Bachetti, per aver saputo trattare una materia spinosa in modo competente ma allo stesso tempo interessante, mantenendo viva l’attenzione degli studenti per tutto l’incontro e lasciando in loro stimoli di riflessioni che saranno poi approfondite durante le ore di lezione di Educazione Civica e di Religione”. È con queste parole che Enrico Piasini, Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore Augusto Capriotti, ha commentato l’incontro dal titolo “Dignità ‘del’ e ‘nel’ lavoro”, avvenuto presso i locali dell’Istituto sabato 22 aprile, dalle ore 11:15 alle ore 13:00. L’appuntamento, organizzato dalla Scuola di Formazione Socio-Politica delle Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e di Ascoli Piceno, ha avuto come relatori Emiliano Manfredonia e Claudio Bachetti, rispettivamente presidente nazionale e provinciale ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani).
L’incontro si è aperto con i saluti del prof. Fernando Palestini, direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali che, insieme all’Ufficio di Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato, ha organizzato la Scuola di Formazione Socio-Politica: “Sono un po’ commosso. Non sono più tornato a scuola da quando sono andato in pensione. Mi avete riservato un’accoglienza ed un saluto bellissimi. Ringrazio voi e, tramite voi, tutta la Scuola”.
La prima parte dell’incontro è stata affidata alle riflessioni del presidente nazionale ACLI Manfredonia, il quale ha dichiarato: “L’art. 1 della nostra Costituzione afferma che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Quindi i padri e le madri Costituenti hanno sentito l’esigenza di dichiarare fin dal primo articolo che il lavoro è alla base della nostra vita civile, sociale e politica. Ma non si sono limitati a questo. Nell’art. 4 hanno specificato che il lavoro è un diritto di ogni cittadino e che lo Stato deve impegnarsi a promuovere le condizioni che favoriscano la concreta realizzazione di tale diritto e quindi a rimuovere gli ostacoli che non la permettano. Allo stesso tempo, però, hanno precisato che il lavoro è anche un dovere: ogni cittadino, infatti, è chiamato a svolgere un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. In questo articolo viene anche messo nero su bianco che il lavoro dignitoso è quello che realizza se stessi“.
Per meglio analizzare il concetto di dignità, l’illustre relatore ha mostrato agli studenti il celebre quadro di Giuseppe Pellizza, “Il Quarto Stato”, divenuto simbolo della questione operaia a partire dal XIX secolo in poi con la Seconda Rivoluzione Industriale. “Le persone che vedete rappresentate nel quadro – ha detto Manfredonia – non hanno i forconi, bensì parlano tra di loro. Ci sono uomini, donne e anche un bambino. Sono lavoratori veri che il pittore aveva conosciuto e che ha voluto riportare nell sua opera per darle ancora maggiore veridicità. Questo quadro racconta di un mondo fatto di dignità che si salva solo insieme“.
È partendo da questo quadro che Manfredonia ha poi fatto un excursus sugli altri articoli della Costituzione Italiana che riguardano il mondo del lavoro, in particolare dal 35 al 39. “Siamo Italiani – ha detto il presidente nazionale ACLI – perché ci riconosciamo tutti in questi diritti e doveri, quelli della Costituzione, che, se rispettati, conducono alla felicità“. In particolare, in merito alla retribuzione adeguata prevista dalle Legge, Manfredonia ha detto: “In Italia esistono 897 tipi di contratto registrati presso il CNEL (Comitato Nazionale dell’Economia e del Lavoro), siglati dai Sindacati e dai Datori di Lavoro. Di questi solo 200 circa sono stati siglati da CGIL, CISL E UIL che rappresentano la maggior parte dei lavoratori. Questo significa che ci sono quasi 700 tipi di contratto che certificano una contribuzione non dignitosa e non approvata dai Sindacati con più iscritti”.
Dopo aver parlato delle tre maggiori sfide che il mondo del lavoro dovrà affrontare nei prossimi anni, ovvero donne, salario e giovani, il dibattito si è soffermato sui cosiddetti “neet”, dall’inglese “Not in Education, Employment or Training”, ovvero giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione né coinvolta in un percorso di formazione. Queste le parole di Manfredonia: “In Italia ci sono 6 milioni di ragazzi che non hanno trovato le giuste opportunità o si sono arresi ai primi ostacoli. Molti spesso vanno all’estero in cerca di maggiori opportunità di lavoro”. L’argomento ha suscitato molto interesse tra gli studenti i quali sono intervenuti con numerose domande.
“La democrazia e la qualità del lavoro – ha concluso Manfredonia – vanno di pari passo. Se manca il lavoro, infatti, il patto sociale tra i cittadini e le istituzioni viene meno. Al contrario questo patto funziona, se si assicura un lavoro dignitoso. Dignitoso significa non solo ben retribuito, ma anche che realizza le nostre aspirazioni più profonde. E questo dipende solo da noi. Il lavoro, infatti, può essere vissuto come sacrificio, come esigenza economica o come parte di un progetto più grande a cui si concorre con la propria attività, con l’ingegno, la manualità, la sapienza. Per fare questo è necessario un cambio di passo: bisogna passare dal concetto di lavoro al concetto di cura. Quando incontriamo qualcuno, non dovremmo chiedere ‘Come stai?’ o ‘Che sport fai?’ o ‘Che lavoro fai?’; al contrario, dovremmo chiedere ‘Di chi ti prendi cura?’. Se nel lavoro che farete manterrete sempre in mente questo concetto di cura, sicuramente avrete vinto”.
La mattinata è terminata con la testimonianza di vita del presidente ACLI della Provincia di Ascoli Piceno, Bachetti, il quale ha raccontato la sua esperienza personale: “Avevo un bel lavoro in banca, sicuro e anche discretamente retribuito, ma non mi sentivo bene nel dover scegliere a chi concedere denaro e a chi no. Ad un certo punto della mia vita, mi sono ritrovato quindi ad avere molti dubbi: avevo fatto un percorso di studi in economia, avevo trovato lavoro nel settore per cui avevo studiato, quindi teoricamente avrei dovuto sentirmi felice in una vita realizzata; invece, non stavo bene”. Partendo dal racconto di vita vissuta in ambito professionale – che lo ha poi condotto a stare per molti anni all’estero – e parlando anche dell’opportunità del servizio civile, Bachetti si è congedato dagli studenti presenti con queste parole: “La paura del futuro è comprensibile, ma non fatevi bloccare da essa: non rinunciate a fare quello che desiderate“.
Al termine della mattinata abbiamo chiesto un commento ad alcuni ragazzi presenti e tutti si sono dichiarati molto contenti di aver preso parte all’incontro. In particolare la studentessa Megy Dafa ha affermato: “Il tema principale dell’incontro è stato il lavoro, ma sinceramente l’argomento è stato affrontato da un altro punto di vista rispetto a quello solito. Abbiamo scoperto che il lavoro è fondamentale non solo per una personale autonomia ed indipendenza, ma anche per contribuire attivamente allo sviluppo sociale, culturale ed economico della comunità in cui viviamo. In Italia, per la nostra generazione, il lavoro rappresenta da qualche anno un tasto dolente. Molti di noi stanno per scegliere la facoltà universitaria in cui proseguire gli studi e spesso ci sentiamo completamente disorientati: la paura più grande è quella di ritrovarsi a svolgere un lavoro che non ci piace e non ci realizza. I relatori, oggi, ci hanno in un certo senso rassicurato, invitandoci a seguire la nostra passione, a non focalizzarci solo sul guadagno, bensì sulla possibilità di creare qualcosa che dia un significato e un valore alla nostra vita, cercando e trovando il modo giusto per esprimere la nostra creatività, solidarietà e libertà. Mi ha anche colpito quanto detto in merito al fenomeno sempre più diffuso di imprenditori che si trasferiscono all’estero per pagare meno tasse o che hanno una residenza fittizia all’estero per evadere il fisco. I relatori ci hanno fatto riflettere sull’importanza delle tasse come finanziamento per permettere il funzionamento delle istituzioni pubbliche e dei servizi essenziali. Grazie ad esse, abbiamo accesso a ospedali, scuole, polizia, vigili del fuoco e tanti altri servizi che ci garantiscono sicurezza e benessere. Inoltre sono anche uno strumento per redistribuire la ricchezza, dato che finanziano l’assistenza sociale e altri programmi di welfare per persone in difficoltà economica. Sono fondamentali per costruire una società giusta ed equa”.
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