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Direttore Pompei: “Gli arrampicatori di Dio, i denigratori di Cristo, della Chiesa e dei Successori degli Apostoli”

Di Pietro Pompei

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il rischio dell’arrampicata è innato nell’uomo e più è ardua e più diventa eccitante. Tirarsi su a pari di Dio è stato uno sport che da Adamo, nonostante il precipizio in cui questo è caduto, gli uomini hanno continuato con regolarità nella storia e quando si rendevano conto che l’arrampicata era impossibile, concludevano che la Montagna non c’era mai stata. Così continua ad andare l’avventura umana, tra un tentativo e l’altro per poi ricominciare. E’ il mito di Sisifo che, pensando di essere insuperabile in scaltrezza, si vide addossare il peso della sua superbia, illudendosi ogni volta di essere arrivato, per poi ricominciare daccapo.

Non si accettano aiuti per non dover poi ringraziare. Questa è la grande “menzogna” in cui si dibatte da secoli l’umanità, il non voler riconoscere il “rischio” che ha corso Gesù, il Cristo. Quanti si spremono le meningi per dirci, ancor oggi, che quel Evento non c’è mai stato e ridicolizzano, come Sisifo, la fede altrui ? A quelli che consumano ore di studio per cercare un appiglio che non c’è, per cercare di concatenare le loro deduzioni che si mordono la coda, si uniscono altri che si vedono disturbati da una Croce che è segno di amore e di perdono. C’è pure chi ricorre all’inganno, come Giuda, usando falsi storici, percorrendo sotterranei piene di sospetti e forme demenziali, frutto di menti malate per fuorviare gli ingenui, come nel tanto pubblicizzato romanzo “il codice da Vinci” di Dan Brown: un intruglio di miserie, dal quale hanno tirato fuori un film, ancora più scandaloso del testo scritto. In questo sta la libertà dei cosiddetti laicisti: offendere la fede e i sentimenti altrui. E gridano allo scandalo, quando, poi, al pari di Sisifo, il “masso” della loro dabbenaggine scivola giù con grande fragore e devastazione.
Lascio agli studiosi dimostrare la verità storica dei Vangeli, con l’uso di metodi seri, per non incorrere nell’errore di un E. Renan (1863) che ci diede la più ingannevole biografia di Gesù. Potrei aggiungere che su nessun personaggio storico è stato scritto quanto su Gesù; basta ricordare che soltanto nel sec. XIX sono stati scritti sessantamila biografie. E non saranno questi funamboli dei nostri giorni, tra denunce e ripicche, a mettere in discussione l’autenticità storica di Cristo e della sua Chiesa. Abbiamo risentito in questi giorni le grida bugiarde della ciurma che inveiva contro Gesù durante la passione. Battute ridicole con le quali insozzare le vesti bianche dei Papi dei nostri due ultimi secoli che abbiamo visto colorarsi di rosso sangue.
A. Holl, studioso non di parte di Scienze delle religioni, così si esprime: “Gesù storico è il risultato di un attento esame critico (i cui inizi risalgono al XVII sec.) di tutte le fonti biografiche esistenti: in sostanza dei Vangeli. Il Gesù storico è quindi il risultato della ricerca scientifica” .
Quando si ridicolizzano i Vangeli, son coinvolti anche i primi tre secoli di Martiri e tutta la scia di sangue di testimoni di Cristo e della sua Chiesa. Purtroppo, noi cristiani, non abbiamo più il coraggio della testimonianza e ci lasciamo intruppare nell’indifferenza totale o nella facile critica. La fede è un dono che va coltivato e difeso; c’è il rischio di perderlo. Se il mondo si scristianizza è colpa anche di noi cristiani. Ci lamentiamo perché si lavora la domenica, giorno del Signore e poi siamo i primi a riempire i centri commerciali. Senza alcun rispetto ci propongono il festival di S.Remo, proprio all’inizio della Quaresima, perché non dare un segno di coerenza spegnendo il televisore in quei giorni evitando così manifestazioni scandalose che ci vogliono far passare come opere d’arte; visto che altri colgono ogni occasione per dare addosso alla Chiesa, magari strumentalizzando la morte procurata, accusandola di essere nemica della scienza?
Questi banditori di frottole hanno la stessa sfacciataggine del “lupo” nella favola di Esopo.
Vorrei concludere ricordando che oggi vi è una grande difficoltà, la più grave psicologicamente e storicamente, ad accettare il “mistero del Cristo” che vuol dire accettare il Cristianesimo. Per molti, imbevuti della cultura umanistica, immanentistica o agnostica il Cristo è disonore come lo era per gli Ebrei, stoltezza come lo era per i Pagani ( S.Paolo). Pietro Pompei