X

FOTO Dignità del e nel lavoro: confronto tra il presidente nazionale ACLI Manfredonia e il vescovo diocesano Bresciani

DIOCESI – “Dignità ‘del’ e ‘nel’ lavoro“: è questo il tema affrontato sabato 22 aprile 2023, presso la Sala Blu del Teatro San Filippo Neri di San Benedetto del Tronto, durante il primo incontro del progetto “Lavoriamo insieme per il bene comune”, organizzato dalla Scuola di Formazione Socio-Politica delle Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e di Ascoli Piceno.
L’appuntamento, rivolto a tutti i cittadini che hanno a cuore il bene comune e sono impegnati nel favorirlo in tutti i settori della vita civile e politica, ha registrato la partecipazione di due illustri relatori: il Dott. Emiliano Manfredonia, presidente nazionale ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), e Mons. Carlo Bresciani, vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

L’apertura dei lavori è stata affidata al Prof. Fernando Palestini, direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali che, insieme all’Ufficio di Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato, ha organizzato la Scuola di Formazione Socio-Politica. Dopo i saluti di rito, Palestini ha affermato: “Questo di oggi è un ritrovarci. Dopo la pausa della pandemia, infatti, torniamo con le stesse intenzioni con cui era nata la nostra Scuola. E torniamo più forti di prima, perché torniamo insieme alla Diocesi di Ascoli Piceno. Stamattina siamo stati all’Istituto di Istruzione Augusto Capriotti ed abbiamo trovato degli studenti attenti e partecipi che ci hanno riempito di stimoli. Speriamo di fare altrettanto oggi pomeriggio, in quanto il tema del lavoro è molto caro a noi, come cittadini italiani e come cristiani. Non solo gli articoli 1 e 4 della Costituzione Italiana ci ricordano come il lavoro sia alla base della nostra società, ma anche la Dottrina Sociale della Chiesa pone al centro del suo studio il lavoro che – come ha detto Papa Francesco – costruisce la società in cui viviamo e ci relazioniamo“.

Tre le parole chiave che riguardano il mondo del lavoro e che hanno caratterizzato sia le riflessioni dei relatori sia il dibattito che ne è seguito:
Educazione: la prima cosa da fare è comprendere bene il significato del lavoro, la sua funzione;
Condivisione: il lavoro non è solo qualcosa che riguarda solo noi, ma è anche relazione con gli altri;
Testimonianza: la nostra testimonianza passa non tanto attraverso il lavoro che svolgiamo quanto soprattutto attraverso come lo svolgiamo.

La prima parte dell’incontro è stata affidata alle riflessioni del Vescovo Carlo Bresciani sulla dignità del lavoro. Queste le sue parole: “Ho spinto parecchio per la ripresa di questo corso perché ritengo che sia di fondamentale importanza nel tempo storico che stiamo vivendo. Parlare, infatti, della dignità del lavoro significa parlare dei lavoratori: il lavoro non esiste, se non c’è l’uomo che lavora. Il valore primario dunque è quello della persona, che viene prima della sua attività. Nella Gaudium et Spes, promulgata da Paolo VI, si afferma che l’uomo è l’origine, il centro e il fine di ogni attività umana. Anche Giovanni Paolo II, quando deve riferirsi al lavoro, parla sempre dell’uomo del lavoro, ponendo l’attenzione non tanto all’azione del lavoro, quanto a chi quell’azione la compie, ovvero l’uomo, restituendogli quella centralità che merita”.

La nostra riflessione sul lavoro non può che partire dalla Genesi, dalla Creazione – ha proseguito Bresciani – Dio, infatti, affida tutto alla cura dell’uomo. Noi leggiamo il lavoro come vocazione a prenderci cura di ciò che Dio ci ha affidato. Ecco quindi che con la nostra creatività, il nostro lavoro manuale, la nostra sapienza e il nostro ingegno, non dico che proseguiamo l’opera di Dio, ma sicuramente diamo continuità al progetto che Egli ha pensato per noi. È per tale ragione che Papa Francesco afferma che l’uomo che lavora esercita una collaborazione con Dio. Chiaramente questa collaborazione avviene quando l’uomo, dal suo lavoro, ricava il bene per sé stesso e per gli altri; non certamente quando ne ricava il male. In altre parole, non devo chiedermi solo cosa io produca, ma anche cosa produca il lavoro su di me. La distinzione non è tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, che invece hanno la stessa dignità, bensì tra lavoro che produce il bene e lavoro che produce il male. La dignità del lavoro è dunque legata alla dignità della persona. Attraverso il lavoro, noi sviluppiamo la nostra identità: esso è un dovere, verso se stessi prima che verso gli altri, ed è anche un diritto, non solo per la prospettiva economica, ma anche e soprattutto per il progresso umano che ci deve garantire. Ecco perché la Dottrina Sociale della Chiesa parla di solidarietà dell’uomo nel cammino dell’umanità verso il proprio compimento. Ognuno di noi deve chiedersi: ‘Come posso contribuire meglio al bene della società?’.”

Bresciani ha poi concluso il suo intervento con una riflessione sul tempo del lavoro e sul tempo libero: “Il lavoro ideale per sviluppare tutte le abilità umane non esiste. Bisogna dunque mettere insieme il tempo del lavoro con il tempo libero, ovvero quello in cui si possono sviluppare ulteriori attività che ci permettono di realizzare altri interessi e passioni. Ecco allora l’importanza sia del giorno del riposo sia di un numero giusto di ore di lavoro giornaliero. Poiché il lavoro ha come finalità principale lo sviluppo della persona, è necessario che esso consenta a ciascuno di noi di avere, oltre al tempo del lavoro, anche un tempo per costruire quelle relazioni che il tempo del lavoro non permettono, ovvero le relazioni in famiglia, con gli amici e anche con i colleghi. La dignità del lavoro dunque sta nel saper ritrovare la spiritualità del lavoro. Nell’ Enciclica Laborem Exercens Papa Giovanni Paolo II parla proprio di ‘formazione spirituale del lavoro’ e ci ricorda che noi siamo molto più del nostro prodotto: i prodotti, infatti, ad un certo punto si scartano; noi invece siamo molto più del lavoro che svolgiamo”.

La seconda parte dell’incontro, riguardante la dignità nel lavoro, è stata affidata alle riflessioni del presidente Manfredonia il quale, dopo aver ricordato che le Acli sono associazioni educative e sociali che accompagnano anche chi oggi il lavoro non ce l’ha, ha affermato: “In passato il lavoro era un luogo di riscatto; oggi, al contrario, è un luogo di senso. Non è un caso che, dopo la pandemia da Covid, ci siano state illustri ed inaspettate grandi dimissioni: manager, anche molto ben retribuiti, hanno lasciato la loro professione in cerca di qualche altra cosa che meglio rispondesse alle proprio aspirazioni di realizzazione”.

Manfredonia ha poi fatto un excursus sugli articoli della Costituzione Italiana che riguardano il mondo del lavoro: “L’art. 1 della nostra Costituzione afferma che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Quindi i padri e le madri costituenti hanno sentito l’esigenza di dichiarare fin dal primo articolo che il lavoro è alla base della nostra vita civile, sociale e politica. Ma non si sono limitati a questo: nell’art. 4 hanno anche precisato che ‘la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’. Viene quindi sottolineato l’impegno dello Stato a rimuovere gli ostacoli che non permettano la concreta realizzazione di tale diritto e viene precisato che il lavoro dignitoso è quello che realizza se stessi”.

Viaggiando alla scoperta degli articoli dal 35 al 39 della Costituzione Italiana, Manfredonia ha poi fatto delle soste su quelle che rappresentano le maggiori criticità del mondo del lavoro: lafinanza che doveva essere di supporto all’economia e che invece distrugge l’uomo pur di santificare se stessa, portandolo a creare ricchezza attraverso le rendite e non attraverso il lavoro”; la “povertà del lavoro” sia in quanto a retribuzione sia in quanto a contribuzione, “rendendo sempre più ricco chi è già ricco e lasciando indietro chi è già in difficoltà”; la “disparità di genere” certificata dagli ultimi dati che registrano come “la metà delle donne che lavorano, sotto ai 35 anni, ha un reddito sotto la soglia di povertà”; “il problema tutto italiano del mancato accompagnamento al lavoro”, in quanto “quasi tutte le risorse vengono spese per interventi successivi alla perdita del lavoro e solo poche e trascurabili energie vengono invece spese per l’orientamento”.

Tutte queste problematiche devono suscitare altrettante sollecitazioni – ha dichiarato Manfredonia –. La democrazia e la qualità del lavoro, infatti, vanno di pari passo. Se manca il lavoro, il patto sociale tra noi cittadini e le istituzioni viene meno. Dunque è necessario escogitare e sperimentare soluzioni urgenti, trovare insieme le risorse personali e comunitarie per un cambiamento culturale urgente. E poiché Papa Francesco ci ha ribadito più volte che la nostra Chiesa deve essere concreta, vorrei parlare di alcuni possibili strumenti che aiuterebbero questo cambio di passo e di mentalità”. Partendo dalla “centralità della formazione culturale e professionale“, passando poi per la creazione di un “piano straordinario per il lavoro femminile” e riflettendo anche sul fatto di “non lasciare il tema del lavoro ai Centri per l’Impiego, bensì di creare una rete attraverso gli Uffici del Lavoro tra i vari Comuni“, Manfredonia ha concluso: “La soluzione regina a tutte le problematiche è comunque quella che ci viene suggerita da Papa Francesco nella ‘Fratelli Tutti’, ovvero tornare a mettere al centro del mondo l’uomo in tutti i settori della vita privata e comunitaria. In particolare, per quanto riguarda il tema oggi trattato, dovremmo passare da un’economia del lavoro ad un’economia della cura. Viviamo purtroppo in un mondo in cui siamo analfabeti nell’accompagnare i più deboli, i più fragili; al contrario, dobbiamo imparare ad avere cura della nostra società. Curare non è un lavoro umile, bensì è il centro di tutto: è rivestire di umano le nostre azioni“.

Molto soddisfatto del soggiorno sambenedettese, il presidente nazionale ACLI Manfredonia ha rilasciato le sue impressioni ai nostri microfoni.

 

 

Carletta Di Blasio: