“Il Paese ha bisogno di una profonda trasformazione morale. La corruzione, l’impunità e la criminalità organizzata corrompono le nostre istituzioni e indeboliscono il sistema democratico, impedendo la realizzazione del bene comune”. È il monito giunto ieri, in occasione del Te Deum per la festa nazionale nell’anniversario dell’indipendenza, dal cardinale Adalberto Martínez Flores, arcivescovo di Asunción e presidente della Conferenza episcopale del Paraguay.
L’arcivescovo si è anche riferito alle recenti elezioni generali e alle accuse di irregolarità e intimidazioni: “È necessario promuovere l’assoluta trasparenza del processo elettorale. Noi vescovi sottolineiamo che questa è una condizione indispensabile per la legittimità originaria delle nuove autorità e che renderà possibile la governabilità e la pace sociale. In questo senso, esortiamo gli organi competenti a fornire ed esporre tutte le informazioni che permettano di generare fiducia e tranquillità sulla pulizia del processo elettorale e di chiarire tutti i dubbi. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario rafforzare il quadro istituzionale e garantire l’indipendenza della magistratura, della Procura della Repubblica, dell’Ufficio del Controllore Generale e della Direzione degli Appalti Pubblici, tra gli altri organi della Repubblica. Sottolineiamo che è inevitabile rendere trasparenti tutti gli atti pubblici e garantire il diritto di accesso alle informazioni pubbliche”.
L’arcivescovo di Asunción ha proseguito affermando che “le riforme strutturali non possono essere rimandate per affrontare in modo efficiente ed efficace le disuguaglianze sociali ed economiche. L’obiettivo è che la popolazione abbia accesso a servizi di base di qualità nel campo della salute, dell’istruzione, delle infrastrutture, tra gli altri, e a condizioni e opportunità per una vita dignitosa e soddisfacente. Nelle parole di Papa Francesco: garantire a tutti l’accesso alla terra, alla casa e al lavoro”. In particolare, “la questione del possesso e della proprietà della terra merita un’attenzione particolare”, poiché essa “diventa fonte di gravi conflitti sociali, economici e ambientali. Contribuisce, inoltre alla migrazione rurale-urbana e alla crescita delle fasce di povertà nelle aree urbane”.
Ha concluso il cardinale: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace, ha detto san Paolo VI. Un patto sociale, politico ed economico su un’agenda di base che favorisca e permetta lo sviluppo del Paese e lo sviluppo umano integrale è urgente e inevitabile”.
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