SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata agli autori locali. Questa settimana vi presentiamo “Batti cinque Pinocchio”, edito da Capponi Editore, scritto da Cinzia Carboni. L’autrice, grande appassionata di fiabe classiche è creatrice e direttrice artistica del Festival di FàVolà.
In queste pagine lei racconta l’ultimo viaggio di Pinocchio, diventato bambino, che conoscerà una vera famiglia. Come nasce l’idea?
Per anni mi sono dedicata all’approfondimento di questa fiaba, alla sua storia, all’autore e sono talmente entrata nella psicologia di Pinocchio che mi è sembrato di potermi permettere un sequel. Ho immaginato come sarebbe stato Pinocchio ai nostri giorni e, utilizzando un escamotage letterario, gli ho permesso di tornare ad essere un bambino. Però poi mi sono accorta di quanto fosse solo e gli ho fatto conoscere una famiglia, una vera famiglia, per lui un stravolgimento di vita.
In questo volume lei parla anche di amicizia. Che valore ha nella vita di Pinocchio?
Pinocchio ha sempre creduto nell’amicizia dando fiducia a tutti i personaggi che man mano incontrava nella fiaba di Collodi, basta pensare al Gatto e la Volpe, per non parlare di Lucignolo. E’ sempre stato un bambino solo, per lui l’amicizia sarebbe stata importante, ma le cose gli erano sempre andate storte. Questa volta invece incontra un bambino, che non lo vede diverso, e neanche cerca di sapere se è quello che dice di essere oppure no. E’ un suo coetaneo che ha la fortuna di avere quello che a lui è sempre mancato: una mamma e un papà, un fratello, un nonno. E le avventure non mancheranno.
Lei ama collezionare e studiare fiabe classiche, quando nasce questa sua passione?
Nasce una decina di anni fa nel 2013, quando con l’associazione culturale I Luoghi della Scrittura, fondata pochi anni prima e di cui allora ero presidente, decidemmo di dare un tocco originale al Festival di FàVolà che fino ad allora era stato generico sulle fiabe inventate e scritte da autori locali. L’idea era quella di prendere ogni anno una grande fiaba della letteratura classica internazionale per ragazzi e farne conoscere la storia. Si celebravano in quell’anno i 130 anni dalla pubblicazione delle “Avventure di Pinocchio” per cui la prima fiaba scelta fu proprio quella. Io non avevo mai avuto grande simpatia per Pinocchio ma iniziai a studiarlo bene, partendo dalla lettura della fiaba originale per poi passare al suo autore approfondendone la vita personale e il periodo storico. Man mano che andavo avanti ero sempre più curiosa e affascinata. Non restava che capire come condividere con gli altri il mio entusiasmo le scoperte fatte. Con Mimma Tranquilli e Letizia Guidi pensammo a come organizzare una mostra che incuriosisse, appassionasse e meravigliasse un pubblico di grandi e piccini. Scoprimmo che in tutta Italia c’erano collezionisti di giocattoli, francobolli, curiosità a tema, illustratori, artisti vari e li invitammo al Festival a S.Benedetto del Tronto, alla Palazzina Azzurra. Con l’aiuto e l’entusiasmo dell’allora assessore alla cultura Margherita Sorge, patrocinati dal Ministero dei Beni Culturali e dalla Fondazione Collodi, mettemmo in scena un evento straordinario con migliaia di visitatori. Da quel momento diventai collezionista. Oggi siamo in grado di esportare il Festival in tutta Italia con un format ormai più che collaudato e le nostre fiabe che oltre a Pinocchio sono anche Cenerentola, Peter Pan, Alice nel Paese delle Meraviglie e Biancaneve. Fiabe antiche che meritano di essere riscoperte e conosciute nella loro storia.
Il suo primo romanzo risale a vent’anni fa “L’arco di Bice”, la storia della poetessa Bice Piacentini.
Vero, questo è stato il mio primo romanzo, ma avevo già scritto un libro nato dalla tragica esperienza della scomparsa di mio figlio, si intitolava “Jolly per sempre”. Ritengo “L’arco di Bice” il mio piccolo, grande capolavoro. Sono stati anni di ricerche entusiasmanti. Non so neanche come sia riuscita a recuperare e raccontare una storia così intensa e importante per la nostra città, è un libro che tutti i sambenedettesi dovrebbero leggere e avere in casa per lasciarlo alle generazioni future. Attraverso la storia della vita di Bice, nel romanzo storico, è raccontata la storia di San Benedetto dalla prima metà dell’’800 fino al termine della seconda guerra mondiale. Corredato da poesie in vernacolo e foto d’epoca questo libro ha fatto il giro del mondo e mi ha regalato tante emozionanti lettere piene di gratitudine da compaesani residenti all’estero.
Che ruolo ha nella sua vita la scrittura?
Sin da bambina sono stata una divoratrice di libri e ho sempre avuto la facilità di scrivere e parlare bene. Mai avrei pensato però di essere in grado di scrivere un libro. Eppure c’è stato un momento della mia vita in cui scrivere è stata un’esigenza, una cura contro la depressione, un atto liberatorio per far uscire il dolore e la disperazione che erano in me e poi l’esigenza di condividere tutto con gli altri ha dato il via alla prima pubblicazione. Negli ultimi anni mi sono dedicata ai libri per bambini: “Alice nel paese delle meraviglie in rima”, “Batti cinque Pinocchio”, “Cenerentola. Quante storie per una fiaba!”
Lei collabora con le scuole primarie per progetti di avviamento alla lettura attraverso incontri e corsi di lettura espressiva. In che cosa consistono questi appuntamenti?
Lavorare con i bambini mi entusiasma. Negli anni ho cercato di imparare la lettura espressiva con corsi di teatro. Credo che quando si parla, si racconta o si legge ad alta voce ai bambini bisogna saperlo fare. Una maestra che non legge nel modo giusto invece di ottenere l’attenzione dei bimbi li annoia e li disamora alla lettura provocando un danno irreversibile. Io provo a fare il contrario. Bisognerebbe insegnare la lettura espressiva ad alta voce a tutti i bambini, imparerebbero più facilmente ad esprimersi correttamente, scrivere senza difficoltà e soprattutto avrebbero il piacere di leggere. Per questo, quando mi invitano a scuola, vado sempre volentieri: riuscissi a far innamorare della lettura anche solo un bambino, ogni tanto, sarei comunque soddisfatta e in realtà lo sono, perché so che questo miracolo ogni tanto avviene.