SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nuovo appuntamento dedicato alla lettura. Questa settimana abbiamo intervistato le autrici, e amiche, Antonella Roncarolo ed Enrica Loggi in merito al loro recente lavoro dal titolo “Arcani sentieri”, edito da Pequod.
Come nasce questa collaborazione?
La collaborazione era già in pectore da tanto tempo, nel rapporto di amicizia e di stima profonda che ci lega. Abbiamo una visione della vita con molti punti di contatto che si riflettono nella nostra scrittura. Entrambe amiamo e coltiviamo il senso della bellezza e il bene che questa dona al mondo. Per una sorta di affinità elettiva il nostro cammino si è congiunto fino a formare una interessante simbiosi di prosa e poesia. La nostra amicizia ne ha beneficiato ulteriormente e in modo magico si sono ampliate le nostre ispirazioni. Unendo le nostre scritture la realtà si è rivelata improvvisamente più accessibile e comprensibile.
Come siete riuscite ad abbinare la poesia e la prosa?
Grazie all’affinità delle ispirazioni, la poesia e la prosa entrano in un rapporto di intimo influsso. Le parole si chiamano a distanza, riecheggiano a sorpresa, a volte si fondono, e sempre si sposano per formare un tappeto di significati sempre nuovi e rigeneranti. A facilitare questa dinamica è l’essenzialità del nostro stile che ci porta ad elevare la scrittura in un mondo di fiaba che tuttavia non si allontana dalla realtà, anzi tende ad interpretarla.
Qual è il filo conduttore che lega i diversi scritti?
L’amore per la vita ci spinge ad attraversare gli “arcani sentieri” con una cristallina fiducia nel bene da raggiungere e nel bello da riconoscere lungo il cammino. Ci guida una bussola interiore, e tenendoci per mano, scopriamo a poco a poco i valori fondanti dell’esistenza, e attraverso il vaglio della parola questi valori prendono rilievo e sostanza nella nostra anima. Nella poesia il percorso vive di maggiori dissolvenze, nella prosa l’indagine porta a più nitide conclusioni. In entrambi i casi il risultato è una presa di coscienza via via più profonda.
C’è un tema ricorrente in queste pagine?
Quel che ricorre è l’intreccio di figure reali che sfumano nel fantastico o viceversa di figure immaginate che diventano reali man mano che si legge. L’apparizione continua di creature cariche di mistero è resa possibile anche in virtù dell’ambientazione: il libro è infatti immerso in un bosco fatato dove ogni soggetto è partecipe di un gioco quasi teatrale. Ne deriva un’orchestrazione di immagini simboliche che coinvolgono il lettore ad un ascolto teso alla decifrazione e all’assimilazione.
Qual è il messaggio che vi piacerebbe mandare al lettore attraverso queste pagine?
L’invito sotteso ad ogni parola è di abbandonarsi al flusso creativo della poesia e della letteratura: solo così è possibile rammemorare quel senso recondito dell’esistenza che portiamo in noi sin dalla nascita. Vi è inoltre un appello all’esercizio critico della ragione affinché le sfaccettature della narrazione si compongano in una trepida armonia.
State già pensando ad un secondo progetto da portare avanti insieme?
Non ancora, ma ci sono tutte le premesse e promesse per un sodalizio che sviluppi le tematiche di cui abbiamo parlato: la scrittura comune può diventare allora un’occasione ripetibile di felicità.
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