COLONNELLA – “Un tempo quattro erano le figure importanti in un piccolo paese di provincia: il sindaco, il parroco, il maresciallo e il medico. Io ho avuto la fortuna di essere uno di loro: sono stato per 41 anni il medico di tutti”. – Inizia così la lunga chiacchierata con il dott. Franco Cucco, che ieri, 19 giugno 2023, dopo ben oltre quattro decenni di attività, ha onorato il suo ultimo giorno di lavoro, presso il Nucleo Cure Primarie di Colonnella, con la consueta imperturbabilità che lo ha sempre contraddistinto. Giunto a Colonnella nel lontano 1982, il dott. Cucco si godrà da oggi la meritata pensione.

Ci racconti le sue origini.
Sono nato a Controguerra, dove sono rimasto fino all’età di 5 anni. Dopo un breve soggiorno a Teramo, sono approdato a Nereto, ove ho frequentato le Scuole Elementari e Medie. Da adolescente ho frequentato, invece, il Liceo Scientifico A. Einstein di Teramo e poi ho proseguito gli Studi presso la Facoltà di Medicina di Bologna. Mi sono laureato nel luglio del 1979 ed ho iniziato subito l’attività professionale come guardia medica presso la nostra Asl. Ho anche effettuato attività di sostituzione di colleghi e ho lavorato per circa un anno nel reparto di Ostetricia e Ginecologia presso la sede di Nereto dell’allora Ospedale di Sant’Omero, con il compianto dott. Giancarlo Spina. Ho avuto solo una pausa, durata un anno, per poter adempiere agli obblighi militari: sono stato mandato a Sassari, in Sardegna, in fanteria. Poi sono stato trasferito al Celio, all’Ospedale Militare di Roma.

Perché ha scelto Colonnella come sede della sua professione?
Sono stato chiamato dal dott. Concezio Striglioni, che all’epoca prestava servizio come medico condotto a Colonnella, in quanto lui, in età ormai avanzata e con problemi di salute, aveva bisogno di un supporto nella professione. Era l’aprile del 1982. È iniziata così la mia avventura colonnellese. Avevo 29 anni e la collaborazione con lui per me è stata molto formativa, in quanto mi ha trasmesso sia conoscenze in ambito professionale, ma anche di tipo pratico riguardanti il territorio e i suoi pazienti. Un tempo, infatti, le famiglie si appellavano con le casate ed era molto importante conoscere le relazioni parentali e anche l’ubicazione delle varie abitazioni, in quanto c’era molta più vita in campagna che nel centro del paese e spesso dovevo effettuare visite a domicilio proprio in campagna.

Come è cambiata la sua professione negli anni?
L’attività medica in passato era molto meno burocratica e più pratica. Esaurito il ruolo professionale delle condotte è nata l’assistenza primaria: il medico condotto era, insieme al sindaco, il responsabile della sanità locale, mentre il medico di assistenza primaria aveva compiti più specifici, affiancato dalla Guardia Medica e anche dagli Ospedali che iniziavano ad avere sempre maggiori attrezzature diagnostiche e competenze. Tuttavia, essendo i cittadini dell’epoca abituati al vecchio metodo, capitava spesso, nella routine del medico di base, di dover effettuare attività che oggi avvengono quasi esclusivamente in altri ambiti, come inserire un catetere vescicale, effettuare suture di ferite o lavaggi auricolari o fare visite domiciliari anche di notte e nei festivi. Ricordo che, durante un’epidemia di influenza, ho effettuato ben 23 visite domiciliari in un giorno, rientrando a casa all’una di notte. Negli anni la professione è mutata ancora. È entrata la tecnologia in maniera preponderante e sorprendente per me! Per farvi comprendere i cambiamenti che ho visto passare sulla mia pelle, vi faccio un esempio. In prima e seconda Elementare ho usato pennino e calamaio: ricordo ancora l’ira della Maestra quando macchiavo con l’inchiostro il quaderno. Per fortuna è capitato poche volte! Ora, che sto chiudendo la mia carriera, mi ritrovo invece ad utilizzare il computer e altri mezzi tecnologici. Dalle impegnative e dalle ricette a penna sulle quali ho apposto migliaia di firme, ora simo passati a quelle elettroniche con la firma digitale. Tutto questo nell’arco di quarant’anni: sono vissuto nel bel mezzo della Rivoluzione Tecnologica. Nonostante tutti questi mutamenti, però, una cosa resta sempre uguale: il contatto umano con il paziente. Un contatto che è stato necessario a livello professionale per comprendere bene le esigenze e le problematiche di chi ho avuto di fronte in questi anni: senza un rapporto di fiducia reciproca non sarebbe stato possibile operare. Del resto un altro nome della mia professione è quello di medico di famiglia, una definizione che mi piace molto, perché rende bene l’idea del rapporto che si stabilisce con i propri assistiti, non un rapporto asettico e distaccato, bensì accogliente e familiare, che a volte negli anni con qualcuno si è trasformato anche in amicizia.

Ci racconta qualche episodio che ha vissuto in questi lunghi anni e che l’ha segnata particolarmente?
Purtroppo ho avuto modo, in varie occasioni, di condividere gli ultimi attimi di vita di alcuni pazienti che sono spirati tra le mie braccia. Quei momenti per me sono stati molto difficili da affrontare, perché, nonostante tutto l’impegno profuso, ho dovuto accettare la mia impotenza di fronte a certe malattie. Ogni medico prima o poi deve fare i conti con i propri limiti e quelli della professione. Altri momenti difficili sono stati anche quelli in cui ho dovuto comunicare ad alcuni miei pazienti la presenza di patologie gravi, alcune anche ad esito infausto, non curabili. Non riesco a descrivere cosa significhi annunciare ad una persona che ancora solo pochi mesi di vita. Quei momenti, già difficili per qualsiasi paziente, lo sono stati ancora di più con giovani ragazzi o con giovani madri e padri di famiglia. Momenti che segnano l’esistenza del paziente e che lasciano un segno anche nella vita di un medico.
Fortunatamente ci sono stati anche tanti momenti divertenti! In passato, soprattutto, venivano in studio pazienti con dei foglietti sui quali avevano riportato il nome dei farmaci da prescrivere. Fin qua nulla di strano. Il problema è che spesso i nomi erano storpiati oppure modificati per parlare di argomenti all’epoca ritenuti tabù. Ricordo di un paziente a cui faceva male l’apostrofo (n.d.r. prostata) oppure molte richieste di esami per il polistirolo (n.d.r. colesterolo) oppure pomate per sotto (n.d.r. creme vaginali) e tanti altri episodi che spesso mi hanno strappato una risata e che ricordo con grande affetto e divertimento.

Come ha vissuto gli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia?
La pandemia ha lasciato fortemente il segno sia per le difficoltà operative, ma anche per la scarsa conoscenza della patologia e per l’impegno terapeutico. Ci siamo trovati immersi in una situazione completamente nuova, con carenza di mezzi di protezione e un terrore diffuso che serpeggiava tra i pazienti, ma anche tra noi medici. Per un periodo abbiamo dovuto lavorare a porte chiuse, utilizzando come mezzo di comunicazione solo il telefono, per evitare il contagio e garantire assistenza, un bene prezioso in quel momento, anzi un bene primario, irrinunciabile. Nonostante tutto ciò, a mio rischio, mi sono anche prestato come medico vaccinatore – effettuando centinaia di vaccinazioni sia nel nostro Comune che nel Distretto Sanitario di Villa Rosa – ed ho visitato una cinquantina di pazienti affetti da Covid, per onorare quel giuramento di Ippocrate fatto a agli inizi della professione. Se mi fossi sottratto ad una prestazione sanitaria, mi sarebbe sembrato di tradire i miei ideali, quelli che sono stati alla base dei miei studi e della mia scelta professionale. È andato tutto bene. Più per fortuna che per altro.

Come è stato il rapporto con i colleghi in questi lunghi anni?
Con il dott. Striglioni ho iniziato la mia carriera professionale a Colonnella e c’è sempre stato un rapporto fatto soprattutto di stima e rispetto reciproci. Con il compianto dott. Giorgio Di Felice ho collaborato per lunghi anni, condividendo bellissime esperienze professionali. In particolare, insieme a lui e a mia moglie (n.d.r. la dott.ssa Désirée Del Giovine), abbiamo creato il Nucleo di Cure Primarie, un ambulatorio medico aperto dalle 8:00 del mattino alle 20:00 di sera, una novità assoluta per il territorio, un servizio di cui sono stato promotore e anche referente da oltre 16 anni, riuscendo a mantenere attiva questa struttura a beneficio di tutti i Colonnellesi. Un capitolo a parte merita mia moglie, con la quale ho sempre tenuto distinti i due piani del lavoro e della vita privata. Per quanto riguarda quest’ultima, ho vissuto con lei momenti bellissimi. Pur essendo nati nello stesso paese, ho conosciuto Désirée a Bologna, mentre frequentavamo entrambi la Facoltà di Medicina. Sono rimasto affascinato dalla sua indiscutibile bellezza e ho mosso subito il primo passo che si è poi concretizzato in sei anni di fidanzamento e conseguente matrimonio nell’agosto del 1982. Abbiamo avuto in dono due figli meravigliosi: Roberto, che oggi ha 35 anni e fa il nutrizionista ad Alba Adriatica, e Sara, di 33 anni che è medico di medicina generale a Roma. Abbiamo anche un nipotino, Luigi, di due anni e mezzo. Per quanto riguarda la professione, fin dall’inizio ci siamo detti che la condivisione del lavoro non avrebbe dovuto creare delle divisioni tra noi. Per questo motivo ognuno di noi ha sempre mostrato rispetto verso l’attività dell’altro. Del resto abbiamo sempre avuto pazienti diversi e la massima autonomia professionale.

Qual è il suo rapporto con la fede?
Sono cattolico, sono credente, frequento la Messa e la parrocchia. Negli anni ho avuto modo di collaborare come lettore, come collaboratore del Comitato Feste e anche come membro del Consiglio Pastorale Parrocchiale. La fede ha influenzato anche alcune scelte di vita. Del resto sono partito nella professione, cercando di seguire uno dei valori fondamentali della nostra fede: aiutare il prossimo. A volte, in circostanze particolari, con qualche paziente, sono anche andato oltre il dovere professionale e ho cercato anche di dare consigli in amicizia, alla luce della fede.

Oltre al suo impegno in parrocchia, molti Colonnellesi, in più circostanze, le hanno chiesto un impegno anche in politica, ma lei ha sempre declinato l’invito. Come mai?
È vero. Non ho mai voluto! Io, per formazione, sono abituato a dare risposte in breve tempo. Un paziente arriva, lo ascolto, lo visito e faccio una diagnosi. Tutto in pochi minuti. Per questo motivo non credo di essere portato alla vita amministrativa, che invece è fatta di lungaggini burocratiche che non riuscirei mai a sopportare.

Cosa farà da oggi in poi? Come si godrà la vita da pensionato?
Intanto continuerò a fare quello che facevo anche prima, anche se ora avrò molto più tempo! Sono un appassionato di montagna, che pratico in tutte le stagioni, facendo escursionismo, ricerca di funghi, pesca alla trota. Tutto questo sicuramente continuerà a far parte della mia vita. Poi mi dedicherò anche alle altre passioni che già pratico: il giardinaggio, la lettura e l’esercizio dell’attività fisica.

In conclusione che messaggio vuole dare ai lettori?
Intanto vorrei dire a tutti i miei pazienti che, anche se termino la mia attività di medico di assistenza primaria, resto comunque un medico: pertanto sarò sempre disponibile per un consiglio, un parere, una confidenza. Ringrazio poi i Colonnellesi che mi hanno accolto con affetto in questa comunità di cui ormai mi sento parte integrante. A tutti i lettori voglio dire di avere cura della propria salute, un bene prezioso di cui spesso riconosciamo il valore solo quando viene a mancare. E, visto che mi sono occupato di buona salute per 44 anni, colgo l’occasione per augurare buona salute a tutti!

Numerosi sono i riconoscimenti che negli ultimi giorni sono stati tributati al dott. Cucco da singoli pazienti e anche da associazioni del territorio, come ad esempio il Diploma alla Carriera del “Premio Imprenditori Abruzzo Marche” o la targa ricordo dell’Associazione “Amici del Cuore”. Anche l’ex primo cittadino Leandro Pollastrelli ha voluto omaggiarlo con un pensiero: “Dopo tanti anni di lavoro intenso, non possiamo che augurare al dott. Cucco di godersi la meritata pensione. Tuttavia sappiamo già che ci mancherà molto! Oltre ad averci regalato l’esperienza professionale di una vita, è stato e sarà sempre per tutti noi ‘l’amico dottore’, a disposizione a qualsiasi ora, pronto ad ascoltare e consigliare la migliore soluzione dal punto di vista medico e non solo, conciliando capacità e discrezione. Saremo sempre riconoscenti a lui per l’ottimo servizio svolto a tutela della salute e del benessere della comunità colonnellese”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *