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Lo scrittore e teologo Curtaz e il sociologo e docente Padula dipingono la Chiesa del futuro

 

Di Carletta Di  Blasio e Alessio Perotti

GROTTAMMARE – “La Chiesa del futuro“: è stato questo uno dei temi cruciali affrontati durante la sessione inaugurale del X Meeting Nazionale dei Giornalisti che si è tenuto l’8, il 9 e il 10 giugno scorsi a Grottammare e che ha avuto come tema di fondo il “Giornalismo di prossimità“.
Due gli ospiti illustri che hanno relazionato sul tema, moderati dal nostro don Dino Pirri: Paolo Curtaz, scrittore e teologo italiano, e Massimiliano Padula, sociologo e docente alla Pontificia Università Lateranense.

Dopo aver sottolineato come i social siano ormai una forma di comunicazione attiva per la trasmissione della fede, lo scrittore Curtaz ha affermato: “Per tale ragione, è stato fatto anche un sinodo digitale, tenendo conto del desiderio di papa Francesco di partire sempre dall’ascolto di tutti. Ai follower è stato sottoposto un questionario, richiesto dai responsabili del sinodo. Hanno risposto, e quindi partecipato, in 110mila persone, di cui un 35% non appartenenti alla Chiesa o escluse dalla Chiesa e un 8% di atei. Oltre ad essere sorprendente questa partecipazione, le stesse risposte sono state sorprendenti! La Chiesa ha manifestato tutte le sue differenze da un Paese all’altro, anche se ci sono stati temi comuni. Uno particolarmente sentito è il clericalismo, ma a questo si aggiunge anche il ruolo delle donne e delle minoranze, in particolar modo per le Chiese orientali. Un’altra piaga è la devastazione creata dallo scandalo della pedofilia, che ha fatto perdere credibilità. Pertanto nei documenti finali di sintesi del sinodo compare anche la dicitura ‘continente digitale’, un’espressione venuta fuori proprio in sede sinodale per indicare quegli spazi digitali che sono un nuovo luogo di evangelizzazione, perché abitati dalle persone in modo naturale“.
Non era mai successo – ha concluso Curtaz – che fossero coinvolte così tante persone dal basso. I frutti manifesti di questo laborioso processo sono quelli di un vero cammino sinodale, un metodo per tenere in armonia istanze e opinioni diverse che dovrà divenire uno stile. In tal senso il sinodo è una grande occasione di fare Chiesa“.

Molto apprezzato dalla platea di giornalisti presenti anche l’intervento del prof. Padula, che ha parlato di prossimità, ma anche di incertezza: quest’ultima “è una condizione molto legata alla modernità. Dall’incertezza nascono paure e stress, come ben ci hanno fatto comprendere la pandemia, la guerra e la crisi ambientale. Nell’incertezza, però, ci si può rendere prossimi come ha fatto il buon samaritano.”
L’illustre sociologo ha poi richiamato le parole con cui Papa Francesco stigmatizza “il rischio di indietrismo, del ‘si è fatto sempre così’“. “Stanno mutando le rotte missionarie – ha detto Padula –; l’Italia è in una fase di transizione pluralistica in senso religioso che potrebbe riguardare la stessa Europa, dove si sta correndo il rischio di una religione sempre più personale”.
La Chiesa – ha concluso il docente – è una Chiesa ferita, meno elitaria, non più leader, bensì ospedale da campo, in uscita e quindi prossima. Anche la vicinanza – come dice il Pontefice – può essere positiva o negativa. Da questo quadro emerge, però, una Chiesa in crescita, come voluto da Papa Francesco”. Ecco allora che è necessario “avviare processi, ovvero percorsi, perché la Chiesa non fa proselitismo, ma avvicina per attrazione.”