SAN BENEDETTO DEL TRONTO – S’intitola “Magiche metamorfosi” il recente lavoro letterario di Alessandra De Angelis. In questo volume, edito da Capponi, l’autrice sambenedettese narra la storia di Stella, una donna alla continua ricerca di sé e del senso della vita.
Alessandra in queste pagine emerge anche il rapporto conflittuale che Stella ha con sua madre Olga.
Si, il rapporto conflittuale mi è servito come base di partenza per l’evoluzione della protagonista che, sin dalla nascita, viene influenzata dalla madre a partire dal nome che le viene dato, appartenuto a sua zia morta prima che lei nascesse. I rapporti familiari irrisolti sono il laccio che blocca la crescita spirituale degli esseri umani, un laccio, tuttavia, che se sciolto è una spinta formidabile verso la realizzazione personale. Avrei potuto inserire un rapporto conflittuale con il padre, ma è la madre che è legata dal cordone ombelicale con il figlio.
Al centro di questa storia c’è anche la difficoltà nell’affrontare un lutto.
Nel romanzo c’è la nascita e c’è la morte. Entrambe vengono viste e trattate come qualcosa da affrontare con un’adeguata preparazione: con la nascita c’è l’inizio e la speranza di un futuro, con la morte c’è la fine, il buio, la disperazione di chi resta. La morte fa paura, molto più di una nascita con tutte le preoccupazioni che un genitore consapevole deve affrontare. La morte è la fine di tutto, e la disperazione che lascia nei cuori di chi resta, ed è travolgente. Il senso di impotenza è un altro laccio che blocca. Il dolore, spesso ci “impone” di non parlare di chi non c’è più, per risparmiarci un ulteriore sofferenza, ma così facendo rischiamo di far perdere la memoria di quella vita. Non so se ha visto il film Coco della Walt Disney, i morti vanno ricordati, altrimenti svaniscono del tutto
Lei riesce a far dialogare cinque donne di diverse generazioni, a riguardo parla di in un susseguirsi di magiche metamorfosi. Ci può spiegare meglio?
La magia in questione è quella della natura, quella di cui parla il mio filosofo preferito Giordano Bruno. Il destino è già scritto nelle stelle, nulla è casuale, ma solo chi crede nell’invisibile riesce a vedere le connessioni e dunque le metamorfosi, che sono magiche. Anche il rapporto tra generazioni diverse può sembrare impossibile se non si crea un contatto spirituale, che va al di là di uno stile di vita dettato da un tempo diverso
C’è qualcosa di autobiografico in questo suo lavoro?
Si, il personaggio della zia Stella, da cui la protagonista ha ereditato il nome, si ispira alla vita di mia sorella Giovanna, morta purtroppo per malasanità. Per parlare di lei ho trasfigurato la realtà, inventando una storia di donne legate da geni un po’ speciali: sognano. Il sogno è un ponte con l’aldilà e ho riportato i miei, di sogni, sia quelli di nonna Margherita e sia quelli di Olga. Solo l’ultimo sogno, quello di Stellina è pura invenzione. Questo romanzo nasce dal desiderio di mia madre di ricordare sua figlia, perché come ho spiegato prima, parlare di chi non c’è più è un po’ come riportarlo in vita, seppur in modo diverso, non fisico. E’ una magica metamorfosi.
Una parte del ricavato derivante dalla vendita di questo libro sarà devoluto a favore del villaggio-scuola di Wolisso, in Etiopia. Ci può dire qualcosa di più in merito?
Mia sorella era un architetto e una Lions convinta, perché il Lionismo era il suo stile di vita, ossia servire gli altri, nel senso di donare, di amare. Il progetto di questo Villaggio è stato realizzato da lei poco prima della sua morte ed è qualcosa a cui teneva molto. Aiutare questi giovanissimi, donare loro la possibilità di un’istruzione e quindi di un futuro migliore le dava gioia. Il romanzo si ispira al suo stile di vita impregnato nell’amore, e vuole essere una sorta di messaggio per aiutarci ad amare di più, soprattutto noi stessi, poiché se non ci amiamo e non ci rispettiamo, non saremo in grado di realizzare questa forma più grande di amore universale. Con le presentazioni organizzate dai Lions abbiamo raccolto e donato una bella cifra al Villaggio – Scuola che ora ospita circa mille ragazzi.
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