DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
Il profeta Geremia, lo leggiamo nella prima lettura di oggi, richiama il popolo di Israele che ha messo da parte Dio e lo ammonisce perché torni a riporre la sua fiducia in Lui. Per questo è perseguitato e incarcerato. Nonostante tanta sofferenza ha una certezza: «Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile».
E’ una certezza quella di Geremia, non una tiepida speranza; e ce lo confermano anche le parole di Gesù ai suoi apostoli, parole che troviamo nel brano evangelico che la liturgia ci propone: «Non abbiate paura degli uomini…non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non hanno potere di uccidere l’anima…perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati…non abbiate dunque paura…».
Non abbiate paura di predicare pubblicamente dalle terrazze, di testimoniare, cioè, apertamente, con la vostra vita, Cristo e il suo Vangelo; abbiate il coraggio di parlar chiaro, non abbiate vergogna di Cristo davanti agli uomini.
Gridate dai tetti, quei tetti che, al tempo di Gesù, in Israele, erano simbolo dei punti più alti della città, punti da cui la voce umana poteva propagarsi al massimo; gridare dai tetti, ovvero non avere timore di scrollare di dosso dalla nostra fede la polvere dell’abitudine e del tradizionalismo, per riscoprire e mostrare il volto straordinariamente umano e compassionevole, credibile e ragionevole del Dio di Gesù Cristo.
Gesù sta invitando i suoi discepoli a non aver paura perché Dio è un Padre che guarda anche la parte più piccola e insignificante della realtà: «Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro […]. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!».
Traducendo letteralmente dovremmo leggere “…nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il Padre vostro”. Neppure un passero, cadendo a terra, è abbandonato da Dio, nessun passero cadrà a terra senza che Dio gli sia vicino, senza che Dio ne sia in qualche modo partecipe.
Dio, che è amore, non interviene in maniera arbitraria nelle vicende umane; egli non salva dalla sofferenza ma sta con noi nella sofferenza; non ci toglie dalla croce ma vi sale con noi per starci accanto. Dio non placa le tempeste ma dona energia per continuare a remare dentro qualsiasi tempesta.
Invochiamo il Signore con le parole del salmo perché, nella fatica della vita e della testimonianza, Lui ci assicura che siamo nel cuore di Dio, nella pienezza della sua attenzione, unici destinatari del suo amore: «…io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza. Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza…voi che cercate Dio fatevi coraggio, perché il Signore ascolta i miseri, non disprezza i suoi che sono prigionieri».
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