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Nasce l’ambulatorio per i fragili

L’ultima pennellata perché tutto sia in perfetto ordine si dà nemmeno mezz’ora prima dell’inaugurazione. Due colonne di palloncini tricolore vengono posizionati all’ingresso della palazzina che ospiterà, dalla prossima settimana, l’ambulatorio di Medicina delle Fragilità a Tor Bella Monaca (via della Tenuta di Torrenova 124), alla periferia est di Roma. Poi il nastro inaugurale da tagliare sulla porta e la targa in vetro per ora coperta che servirà ad indicare che, al terzo piano di questa palazzina color rosa, si cercherà di rispondere alle tante problematiche della popolazione che vive un territorio difficile. Ventitré percorsi terapeutici e diagnostici, che vanno dall’alimentazione alla psicologia familiare, passando per l’orientamento degli immigrati alla presa in carico dei più piccoli. Questo grazie ad una convenzione che vede insieme tutte le realtà del territorio: Policlinico di Tor Vergata, municipio Roma VI Le Torri, Fondazione Migrantes e Istituto di Medicina Solidale.


Percorrendo il corridoio dell’ultimo piano che termina con il ballatoio si vede la stanza che ospiterà i più piccoli con i tavolini a misura di bambino, gli specchi e le palline colorate. Poi l’ambulatorio per la fisioterapia e i più comuni studi medici con ecografi e attrezzature per la diagnostica. Non è il primo luogo della cura delle fragilità che nasce nel municipio. Da circa 20 anni, infatti, nella non lontana via Aspertini ce ne è un secondo, il cui modello è stato appunto replicato qui. A sottolineare che quello appena inaugurato è un nuovo tassello di un percorso, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza. ”Il percorso di medicina solidale, che 20 anni fa ho contribuito a far nascere – sottolinea perciò – vive oggi un momento di sviluppo importante ed è bello quando iniziative così significative ricevono la spinta a proseguire il loro impegno a favore dei più deboli”.
Deboli che tra queste stanze dovranno essere presi per mano. Quello di via Tenuta di Torrenova, infatti, “è un progetto pilota che dovrà essere un’antenna capace di diventare volano di trasmissione ed il volontariato in questo senso può aiutare”, spiega il governatore del Lazio Francesco Rocca, aggiungendo che questo è “un primo segnale” che va replicato anche in altre parti della Regione. Anche perché, gli fa eco il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdi), “le fragilità riguardano tutti senza distinzioni di classe e di età. Perciò vedere le istituzioni che collaborano per connettere le istituzioni con i cittadini più deboli, anche stranieri, è molto bello. Ma l’aiuto dovrà essere anche volano di sviluppo per questa zona”.

Qui non si cercherà di curare solo le malattie, ma anche di affrontare il disagio sociale e di creare opportunità di lavoro. Grazie al lavoro dei medici dell’ospedale e dell’ateneo di Tor Vergata e dei volontari di Medicina Solidale. Entrando in questo luogo, difatti, viene innanzitutto da pensare ai bambini “vittima preferenziale di tutte le fragilità – ricorda Giuseppe Sartiano, presidente Medicina Solidale – questo è un nuovo inizio, un capitolo nuovo di quel percorso visionario iniziato 20 anni fa”. L’operosità di tante realtà è la dimostrazione del “frutto del Vangelo, seme che non dà solo un frutto ma 60-80-100 frutti”, aggiunge, monsignor Riccardo Lamba, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, sottolineando che “questo può diventare un modello per altre realtà. Quindi buona semina!”.

In questa zona anni fa era parroco monsignor Dario Gervasi, anche lui vescovo ausiliare della diocesi di Roma. Ora, vedendo questo ambulatorio nascere, sottolinea “l’importanza di questo luogo perché va oltre le barriere, è frutto di un lavoro congiunto nella spirito della Fratelli Tutti che invita a non lasciare indietro nessuno”. Quello che ha portato al taglio del nastro è quindi “un paziente cammino che ci rende credibili – aggiunge monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes – perché l’integrazione passa anche attraverso la promozione della salute, oltre che attraverso la conoscenza della lingua”.Un progetto che ha atteso tanto tempo prima di essere completato. “Qui si è lavorato in sinergia – precisa ancora il presidente del VI municipio, Nicola Franco – anche grazie all’aiuto della Chiesa e del volontariato finalmente si vede la luce”. Senza dimenticare la seconda università di Roma. “Questo luogo che sembra lontano alla città – dice così il rettore di Tor Vergata, Nathan Levialdi Ghiron – può essere una esperienza pilota da implementare anche con la telemedicina”.

(*) pubblicato su Avvenire

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