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Giornata per la carità del Papa: “Un modo concreto per stare accanto al Papa”

Di Michela Nicolais

Nel 2022 le diocesi italiane hanno offerto alla Santa Sede 1.820.236,01 euro. È quanto si legge nel comunicato finale della scorsa Assemblea dei vescovi italiani, svoltasi dal 22 al 25 maggio, a proposito della Giornata per la Carità del Papa, quest’anno sul tema: “Siate partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno” (cfr. 1Pt3,8).

“Un modo concreto per sostenere la missione e le attività del Pontefice, standogli accanto, con la preghiera e le opere”:

così i vescovi italiani definiscono l’Obolo di San Pietro, rendendo noto che . L’importo pervenuto alla Santa Sede, a norma can. 1271 del Codice di diritto canonico, è stato di euro 4.001.500,00. Anche nel 2023 i mezzi di comunicazione della Chiesa che è in Italia (Avvenire, Tv2000, la rete radiofonica InBlu2000, l’agenzia Sir) e delle diocesi – a partire dai settimanali diocesani associati alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) – sosterranno la Giornata per la Carità del Papa con particolare impegno in questi mesi di giugno e luglio.

Grazie alle donazioni all’Obolo e alle altre raccolte, il Santo Padre può offrire un aiuto alle diocesi povere, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà. Poveri, bambini, anziani, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali, profughi e migranti vengono raggiunti tramite i diversi enti che si occupano della carità del Papa.

Si chiama Obolo di San Pietro l’aiuto economico che i fedeli offrono al Santo Padre come segno di adesione alla sollecitudine del Successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi. Il contributo dell’obolo al Papa, per l’esercizio della sua missione universale, si manifesta in due modi: nel finanziare le tante attività di servizio svolte dalla Curia (formazione del clero, comunicazione, promozione dello sviluppo umano integrale, dell’educazione, della giustizia, etc.) e nel contribuire alle numerose opere di assistenza materiale diretta ai più bisognosi. Le offerte dei fedeli sono destinate al sostentamento delle attività del Santo Padre per tutta la Chiesa universale. Tali attività sono quelle realizzate dalla Santa Sede. Il Papa, come Pastore di tutta la Chiesa, si preoccupa sia delle necessità di evangelizzazione (spirituali, educative, di giustizia, di comunicazione, di carità politica, di attività diplomatica…) che delle necessità materiali di diocesi povere, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà (poveri, bambini, anziani, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali; aiuti particolari a vescovi o diocesi in necessità, educazione cattolica, aiuto a profughi e migranti, ecc.). Ogni servizio erogato dalla Santa Sede e destinato a tutta la Chiesa universale è possibile grazie all’Obolo. Attraverso di esso viene garantita infatti l’attività dei Dicasteri che assistono ogni giorno il Papa nell’esercizio del suo ministero.

Per vigilare sulla massima efficienza della Curia e sulla destinazione degli aiuti ricevuti, è stato in questi ultimi anni avviato un processo di riorganizzazione dei Dicasteri orientato a ridurre al massimo le spese di funzionamento interno in favore di quelle destinate agli interventi caritativi e missionari.

Tradizionalmente, la Giornata dell’Obolo di San Pietro ha luogo nella solennità dei santi Pietro e Paolo, o nella domenica più vicina. Ogni fedele è invitato ad offrire il suo contributo nella chiesa dove partecipa alla Messa, piccolo o grande a seconda della propria disponibilità e generosità. Altre raccolte di fondi per il Santo Padre sono la Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra annualmente la penultima domenica di ottobre; e la Colletta per la Terra Santa ogni Venerdì Santo.

Come donazione al successore di Pietro, l’Obolo prese forma stabile nel VII secolo, con la conversione degli Anglosassoni, in collegamento con la festa dell’apostolo a cui Gesù ha affidato la sua Chiesa.

È poi cresciuto nei secoli successivi con l’adesione al cristianesimo degli altri popoli europei, sempre come un contributo di riconoscenza e attenzione al Papa, quale espressione di unità e di corresponsabilità ecclesiale. Sono stati poi i vescovi di tutto il mondo, riuniti nel Concilio Vaticano II agli inizi degli anni ‘60, a riassumere ed illuminare il significato dei beni materiali per la Chiesa.

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