A Jenin, in Cisgiordania, un team di Medici senza frontiere (Msf) sta fornendo assistenza medica in seguito al raid delle forze israeliane che ha causato 7 morti e 37 feriti, il più massiccio attacco nell’area dal 2002. Il raid, avvenuto via terra e per via aerea, ha causato danni anche alle strutture sanitarie. Diverse bombole di gas lacrimogeno sono cadute nel cortile dell’ospedale Khalil Suleiman, dove dalle 2 del mattino i team di Msf stanno curando i pazienti con ferite da arma da fuoco. Inoltre, i bulldozer militari hanno distrutto le strade che portano al campo profughi di Jenin, impedendo alle ambulanze di raggiungere i pazienti che necessitano di cure. “I raid a Jenin stanno diventando sempre più frequenti e sempre più intensi. Abbiamo visto diversi pazienti con ferite da arma da fuoco alla testa e abbiamo ricevuto 37 pazienti feriti”, dichiara Jovana Arsenijevic, coordinatrice del progetto di Msf a Jenin: “Le dichiarazioni delle forze israeliane secondo cui vengono prese di mira solo le infrastrutture militari sono in netto contrasto con quello che vediamo: l’ospedale dove stiamo curando i pazienti è stato colpito da gas lacrimogeni”.