Rubrica Immigrazione di Ana Fron
In molti dei nostri comuni ci sono stranieri immigrati con lo status di rifugiato.
Ma, come si diventa rifugiato e per quale motivo?
La Convenzione di Ginevra del 1951, firmata da 147 paesi tra cui l’Italia, stabilisce che la condizione di rifugiato la può ottenere colui che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”.
Il rischio di subire gravi violazioni dei diritti umani fondamentali quali: il diritto alla vita, alla libertà individuale, alla salute, alla libera espressione, all’autodeterminazione, alla libertà religiosa, ad un’esistenza dignitosa, ad un giusto processo, spingono le persone ad abbandonare il proprio paese e a cercare riparo altrove nel mondo. Questi “fuggiaschi” sono rifugiati e dunque, hanno diritto alla protezione internazionale.
Tuttavia, l’accesso alla protezione internazionale non è automatico; bisogna fare una specifica richiesta nel paese di approdo. Dal canto suo, questo paese (in base al Regolamento di Dublino n. 604/2013) ha l’obbligo di ricezione e valutazione delle domande. Infine, di ospitalità a tempo necessario, con progetti di integrazione nella società e nel mondo del lavoro, dei rifugiati. Oggi l’ospitalità può essere attribuita ad altri paesi della Comunità europea, in base agli accordi UE di ripartizione.
Se il richiedente protezione internazionale accede dall’estero, viene collocato in un Centro di prima accoglienza dove riceve le prime cure e informazioni. Se indigente, in seguito, il richiedente viene trasferito in un Centro di Accoglienza per richiedenti asilo, dove rimane fino alla decisione finale della Commissione territoriale.
La domanda di protezione internazionale deve essere fatta individualmente e presentata all’arrivo in Italia (nel nostro caso), alla polizia di frontiera italiana. Se si è già sul territorio italiano si può effettuare la richiesta presso la Questura, all’Ufficio Immigrazione.
Nelle Marche, le Questure sono presenti ad: Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro Urbino. Mentre in Abbruzzo si trovano a: Pescara, Teramo, Chieti ed Aquila.
Segnalato l’intento di fare l’istanza, il funzionario della Polizia di Stato non può respingere l’interessato ma deve consegnargli la modulistica da compilare. Molto importante è la motivazione per cui viene richiesta la protezione. Il richiedente deve inoltre fornire tutti i documenti in suo possesso, che possono avvalorare le ragioni della domanda.
In seguito, il richiedente viene accolto all’interno di un Centro di accoglienza per richiedenti asilo indicato dal Prefetto e aspettare l’esito dell’istanza.
Per sostenere le ragioni dell’allontanamento dal paese di origine e della necessità di protezione internazionale, il richiedente sostiene un colloquio personale davanti alla Commissione territoriale.
La Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale, composta da:
due membri del Ministero dell’Interno, un rappresentante dell’amministrazione territoriale di domicilio di appartenenza e un rappresentante ’UNHCR, può accettare tale richiesta oppure respingerla.
In caso di respingimento se c’è comunque pericolo nel rientrare nel Paese di origine, il richiedente può ottenere una “protezione sussidiaria”. Sempre in seguito alla valutazione di un possibile grave danno, l’appellante può ottenere dalla Questura un permesso di soggiorno chiamato “per motivi umanitari”.
Nel caso in cui la Commissione decida di non concedere il riconoscimento della protezione internazionale, il richiedente per impedire l’esecuzione del provvedimento di espulsione può inoltrare ricorso al Tribunale entro trenta giorni.
Diversamente, se la Commissione accetta la domanda di protezione internazionale, all’interessato viene rilasciato un permesso di soggiorno per una durata di cinque anni, con possibilità di rinnovo. Il richiedente può entrare in un Sistema di accoglienza e integrazione (SAI) che agisce su due piani; il primo verte sull’assistenza materiale, sanitaria, legale, linguistica, mentre il secondo piano ha come obiettivo l’integrazione della persona, sul piano sociale e lavorativo.
Centri SAI e CAS (i CAS compensano alla mancanza di posti nelle altre strutture di accoglienza) sul territorio della Diocesi: San Benedetto del Tronto, Ripatransone, Grottammare, Montedinove, Giulianova e Teramo (Martinsicuro). Ad oggi, il numero di profughi ospitati nei centri marchigiani sono 2.718 (dati dall’indagine sui Centri e gli operatori dell’accoglienza dei migranti forzati nella Regione Marche – Ars Marche – Osservatorio sulle Diseguaglianze nella salute, aprile 2023).
La strada che deve percorrere un immigrato, dall’arrivo sul territorio fino ad una vera e propria accoglienza è molto faticosa, e, nonostante sia tracciata da indicazioni sostenute da leggi, rimane margine per interpretazioni arbitrarie. Di più, anche quando la legge specifica chiaramente la strada, si procede con disattenzioni; in questo senso, un esempio per tutti è rappresentato dal respingimento (il non soccorso in mare) senza prima aver accettato le richieste di protezione. Un’azione illecita, in base agli articoli 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani – dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1948 e secondo l’articolo 10 della Costituzione italiana. Per non parlare del trattamento in alcuni Centri di permanenza per i rimpatri (CPR per immigrati respinti) dove vengono disattesi, addirittura i diritti fondamentali dell’uomo. Vedi il caso del Centro di rimpatrio di Torino, il luogo in cui la Procura si è trovata a indagare su situazioni di gravi abusi sugli ospiti, da parte di addetti e funzionari.
Fortunatamente, la maggior parte dei centri di accoglienza è dotata di operatori per bene e con senso altruistico apprezzabile. Addetti spesso in carenza di personale, anche specializzato, mal pagati ma ligi al proprio dovere.
INDIRIZZI E NUMERI UTILI:
UNHCR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati Via Leopardi 24, 00185 Roma Tel. +39 06 802121 Web: https://www.unhcr.it | mail: itaro@unhcr.org
Numero verde per Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale e Umanitaria 800 905 570 Sito web: https://www.jumamap.com/
Numero verde Anti Tratta: 800 290 290 – Operativo 24 ore al giorno, tutti i giorni dell’anno, anonimo con personale specializzato multilingue.
Dipartimento Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri Tel. 1522 Operativo 24 ore al giorno, tutti i giorni dell’anno, gratuito, con personale specializzato in protezione contro la violenza sessuale e di genere.
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