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Emilia Romagna: l’emergenza non è terminata

(Foto ANSA/SIR)

Di Francesco Zanotti

Qua ci sono stati i morti, 17. E gli ingenti danni in pianura, nelle campagne e nelle città. La ripresa è stata rapida, anche se famiglie e aziende dovranno attendere a lungo per vedere qualche risarcimento. Ma nel dopo all’alluvione del 16 maggio, il vero dramma ora è quello legato alle frane. Se ne contano a migliaia, in Romagna.
Il territorio interessato è quello della media montagna, una fascia collinare compresa tra i 200 e i 500 metri, per un’estensione che va dalla valle del Rubicone, a cavallo tra il riminese e il cesenate, fino a lambire il territorio bolognese, nella zona di Imola. La lunghezza è di almeno 60-70 chilometri. In quel settore, nella mattina tra il 16 e il 17 maggio scorsi, dopo 36 ore di piogge battenti, “sono venuti giù i boschi interi”, come si è ascoltato più volte in questi due mesi e come si è potuto verificare sul posto con numerosi sopralluoghi nelle vallate.

L’allarme, oltre che da numerosi abitanti, è stato sollevato anche dai sindaci.

Quello di Mercato Saraceno, Monica Rossi, conferma che “numerose frane hanno colpito il nostro territorio, causando significativi danni alle strade comunali, vicinali, provinciali e statali, mettendo a rischio la sicurezza dei nostri cittadini”. Tra le strade più martoriate c’è la provinciale che sale verso la frazione di Ciola, località nota per essere una delle salite della Gran fondo più famosa d’Europa, la Nove colli, rinviata dal 21 maggio a domenica 24 settembre, con un itinerario ridotto di una trentina di chilometri, a motivo delle tante strade dissestate.
Tutti gli smottamenti sono stati sistemati e messi in sicurezza, ma in maniera provvisoria. Non ci sono più frane che invadono carreggiate. La segnaletica è stata posizionata ovunque, ma di fronte a un nuovo acquazzone o un evento simile a quello del maggio scorso, le numerose ferite aperte e al momento tamponate si potrebbero riaprire. Questo è il timore che vivono i residenti che in zona non solo hanno deciso di abitare, ma hanno anche operato investimenti in attività agricole o alberghiere.

È il caso di Alessandro Pari che su queste colline è nato e qua ha deciso di rimanere avviando un’azienda agricola. La sua preoccupazione è tanta, in vista dell’inverno, “che è alle porte – dice – e se non si fanno i lavori adesso, voglio vedere che succederà quando inizierà di nuovo a piovere forte”.
Vivono la medesima ansia per come poter affrontare i prossimi mesi anche i coniugi Miria Mancini e Giovanni Capacci. La loro abitazione, nella borgata di Mastro, una manciata di case a 520 metri sul livello del mare, dove lo sguardo può spaziare fin oltre Ravenna, verso Ferrara, e dove il silenzio è un dono prezioso, è rimasta quasi sospesa nel vuoto. Una frana ha portato via un costone di zeppo di vegetazione e i tecnici intervenuti per verificare i danni hanno invitati marito e moglie ad abbandonare l’abitazione. Adesso sono sfollati in un loro garage poco distante, un alloggio di fortuna, che per l’estate può anche andare bene, “ma quando farà freddo, come faremo?”, chiedono un po’ a tutti.
Sempre nei giorni scorsi, dalle colonne del settimanale diocesano Corriere Cesenate, ha lanciato un appello Elisa Baraghini che nel castello di Monte Sasso, altra minuscola località in un luogo d’incanto, gestisce un b&b. Per tornare a lavorare con una certa continuità, “ci vorrebbe qualche certezza”, dice a chi sale fino al suo palazzo che rappresenta un punto d’eccellenza per il territorio, anche per il vino che nell’azienda viene prodotto.

Ora i cantieri sono stati riaperti, dopo la chiusura per oltre 20 giorni. Alcune arterie sono ancora chiuse in maniera ufficiale, ma ormai vi transitano tutti. “Entro la prossima settimana dovrebbero terminare i lavori – prosegue la Baraghini -. Un bel passo in avanti”, vista la situazione.

Molti auspicano che per il completo ripristino della viabilità vengono realizzati lavori di consolidamento per i quali si possono ipotizzare anni di impegno intenso, con la richiesta di importanti risorse economiche che al momento non sembrano arrivare. Alcune strade saranno da ridisegnare. Interi versanti saranno da palificare per cercare di ancorarli a un terreno che per ampi strati si presenta argilloso.

“Per far fronte a questa emergenza – fa presente la sindaca di Mercato Saraceno, Monica Rossi – solo per le strade comunali e vicinali a uso pubblico, è stato stanziato un fondo di somma urgenza di circa 430 mila euro, per eseguire lavori provvisori di ripristino della viabilità e garantire la sicurezza durante l’inverno. Tuttavia, ad oggi, non sono ancora giunte le risorse necessarie per coprire la somma urgenza”.
La stima dell’impegno è di quelle da fare paura. “Affinché sia possibile ripristinare del tutto il territorio di competenza comunale di Mercato Saraceno, esclusi i tratti vicinali e provinciali, statali, si ipotizzano impegni finanziari di oltre 10 volte l’importo della somma di urgenza – riferisce la Rossi -. Senza un tempestivo arrivo delle risorse per le opere pubbliche, c’è un rischio imminente di dover interrompere i lavori”.
E stiamo parlando solo di un territorio, quello di Mercato Saraceno, e solo di strade comunali e vicinali. Ma l’ordine di grandezza è quello indicato dal sindaco di Mercato Saraceno, che rivolge anche lei un appello, questa volta al generale Figliuolo, per mantenere alta l’attenzione sul tema. La sindaca Rossi chiede “collaborazione e sostegno al Commissario (che ha sorvolato la Romagna lunedì scorso e mercoledì 12 luglio a Ravenna incontrerà tutti i sindaci dei comuni interessati da alluvione e frane, ndr) e degli enti preposti affinché siano fornite le risorse finanziarie indispensabili per superare questa crisi e garantire la ricostruzione del nostro territorio”.
L’emergenza alluvione in Romagna non è terminata. Anzi, è solo all’inizio. Per comprendere la portata di quanto accaduto occorre venire sul posto, incontrare le persone e ascoltare le loro storie. Come molti sperano faccia il generale Figliuolo e con lui anche il presidente della Regione Stefano Bonaccini.

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