Irene Funghi
È stato il Salone de’ Duegento, a Palazzo Vecchio, ad accogliere i 34 giovani, provenienti da 18 Paesi diversi, che il 13 luglio sono arrivati a Firenze per l’insediamento del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, opera segno del convegno dei vescovi del Mediterraneo, tenutosi a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022. Carichi di emozione, i giovani hanno occupato gli scranni del consiglio comunale fiorentino e la presidente della Fondazione La Pira, Patrizia Giunti, li ha accompagnati con il proprio benvenuto. A fare gli onori di casa, il sindaco Dario Nardella, che ha ricordato la presenza congiunta dei sindaci e dei vescovi durante il convegno del 2022: “Abbiamo visto insieme primi cittadini appartenenti a Paesi che tra loro neanche si parlano e raggiunto obiettivi che sarebbero stati impensabili se ci fossimo affidati solo alle cancellerie di Stato – ha detto -. Vi auguro di far parte un giorno delle classi dirigenti dei vostri Paesi: se vi conoscerete già e avrete fatto un pezzo di strada insieme sarà più facile allora trovare soluzioni alle sfide che avrete davanti”.
- (Foto Toscana Oggi)
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L’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, ha ricordato poi la Carta di Firenze, firmata da sindaci e vescovi durante il Convegno, “documento che tocca tutti i temi del nostro tempo, dalle politiche migratorie a quelle ambientali, dalla valorizzazione della società civile all’impegno educativo”. “Come possiamo attuare oggi l’utopia pragmatica di La Pira?”, ha chiesto il cardinale rivolgendosi ai giovani: “Come Chiesa possiamo dire che i fedeli delle diverse sponde del Mediterraneo possono fare molto se forti della speranza nella cooperazione tra i popoli e voi, che siete qui, dimostrate che incontrarsi è possibile”. Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, è intervenuto ricordando l’importanza dell’impegno educativo in vista della costruzione della pace: “La carta di Firenze deve esplorare ciò che tiene insieme oggi la società civile, cosa può legarci in un’unica convivenza pacifica”.
- (Foto Toscana Oggi)
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Dopo l’intervento della delegata libanese Théa Ajami, la presidente della Fondazione La Pira Patrizia Giunti ha ricordato ancora il rapporto che con i giovani aveva il Professore, “assertore convinto del ruolo che le nuove generazioni dovranno svolgere nel tempo nuovo della scoperta dell’era atomica, dove la guerra è una sconfitta dell’intera umanità”, e la centralità, nel suo pensiero, del Mediterraneo, vissuto come luogo dove realizzare la pace tra i popoli guardando alla triplice famiglia di Abramo e alla condivisione del sapere scientifico dei Greci e del sapere matematico degli Arabi. “Siete chiamati ad operare in questo solco – ha detto ai giovani – ma c’è molto di più: dovrete avere anche il coraggio delle scelte difficili e impossibili e, insieme, essere disposti al sacrificio di sé nel pagarne il prezzo, senza scoraggiarsi difronte alle difficoltà”. “I tempi dell’azione politica e della costruzione della pace richiedono un lavoro lungo e continuo – ha concluso, ricordando la parabola del seminatore cara a La Pira -; c’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere. Gli esiti delle nostre azioni li vedremo noi o, forse, chi verrà dopo di noi, non verrà meno, però, la concretezza del nostro agire”.