Maurizio Calipari
Caldo torrido su quasi tutta l’Italia, con temperature che spesso superano i 40°C all’ombra! E in questi giorni roventi, oltre a mettere in atto ogni possibile rimedio contro la calura, si presta la dovuta attenzione a prevenire eventuali danni per la salute, soprattutto nei soggetti maggiormente a rischio.
In questa prospettiva, può essere d’aiuto anzitutto una maggiore consapevolezza su come le temperature eccessive possano recare danno al nostro organismo. Vi contribuisce un recente studio (riassunto in un articolo pubblicato sul “Journal of Applied Physiology”), coordinato da Rachel Cottle, ricercatrice in fisiologia dell’esercizio fisico alla Pennsylvania State University di State College (Usa), che mostra come una temperatura dell’aria di 34°C possa già portare a un aumento costante della frequenza cardiaca, in condizioni di umidità; questo aumento, noto come “sforzo cardiovascolare”, si verifica anche prima che la temperatura interna di una persona inizi a salire. Queste recenti evidenze vanno a integrare una serie di conoscenze scientifiche già acquisite circa le difficoltà del cuore quando è esposto al calore.
Considerando che gli episodi di caldo estremo diventano sempre più frequenti, si comprende bene come gli studiosi ascrivano una crescente importanza a questo genere di ricerche. “Sempre più persone – afferma la Cottle – saranno esposte alle ondate di calore e saranno potenzialmente a rischio, ma il lavoro per identificare le combinazioni di temperatura e umidità che mettono a rischio il cuore potrebbe informare le strategie per proteggere la salute umana”.
Allo scopo di individuare la soglia di rischio per il cuore, Cottle e colleghi hanno chiesto a 51 volontari – giovani e sani – di svolgere una leggera attività fisica all’interno di una camera climatica (in cui le condizioni ambientali sono controllate dai ricercatori), la cui temperatura o umidità aumentava ogni 5 minuti. Durante l’attività, è stata monitorata la temperatura interna (organi interni) di ciascun individuo, usando sensori posti all’interno di capsule che i partecipanti avevano ingerito, oltre a rilevare la loro frequenza cardiaca.
Cosa è emerso? A mano a mano che la camera si riscaldava, la frequenza cardiaca dei partecipanti aumentava, per poi stabilizzarsi. Ma proseguendo a riscaldare la camera, la frequenza cardiaca dei volontari ha ricominciato a salire, tanto che, al termine dell’esperimento, essa risultava ancora in aumento, chiaro segno di uno sforzo cardiovascolare. Più in dettaglio, in condizioni di umidità, i partecipanti che camminavano lentamente hanno sperimentato uno sforzo cardiovascolare quando la temperatura si aggirava intorno ai 34°C, mentre in presenza di aria secca, tale soglia aumentava a circa 41°C. Un dato costante: lo sforzo cardiovascolare iniziava sempre circa 20 minuti prima che la temperatura interna dei partecipanti iniziasse a salire.
L’aumento della frequenza cardiaca, dunque, così facile da misurare, può rappresentare un utile segnale di allarme. “Se all’improvviso notate – spiega Cottle – che la vostra frequenza cardiaca prende ad aumentare, in modo rapido e progressivo, allora potrebbe significare che la vostra temperatura interna inizierà a salire. È allora che bisogna prendere misure precauzionali”. Altri studi pregressi avevano già dimostrato che il calore può influenzare il cuore anche quando le persone non sono in movimento. Ad esempio, una ricerca condotta da Lewis Halsey e colleghi dell’Università di Roehampton, a Londra (GB), ha rilevato che, con un’umidità del 50%, la frequenza cardiaca dei partecipanti a riposo era in media del 64% più elevata a 50°C che a 28°C. “Quindi – afferma Halsey – se state riposando e siete al sole, sulla spiaggia o in qualche altro posto, la vostra frequenza cardiaca aumenterà comunque”.
Ma come si difende il nostro organismo dall’aumento di temperatura? Principalmente attraverso due meccanismi con cui regola la temperatura interna: la sudorazione e l’aumento del flusso sanguigno dagli organi interni alla pelle. “Quando ciò avviene – spiega Barrak Alahmad, specialista in cambiamenti climatici e salute alla Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, in Massachusetts – si ha anche un aumento della domanda metabolica che richiede un aumento della frequenza cardiaca. Quindi chiediamo al cuore di lavorare di più, e al contempo gli sottraiamo sangue”. In soggetti giovani o appena adulti e sani, questo sforzo supplementare potrebbe essere innocuo. Ma per le persone anziane o con patologie cardiache, l’esposizione al calore estremo potrebbe essere letale. Lo conferma una meta-analisi realizzata nel 2022, secondo cui un aumento della temperatura di appena 1°C è associato ad un aumento del 2,1% per cento del rischio di morte per malattie cardiovascolari.