Filippo Passantino
(da Lisbona) Una serie di bandiere tricolore e la parola “insieme” che unisce idealmente tutte le altre: sorridi, sogna, cammina, ascolta, racconta. Così il civico 97 di rua Artilharia 1, a Lisbona – scuola gestita dalle suore di Santa Dorotea della Frassinetti e, per l’occasione, sede di Casa Italia -, accoglie i pellegrini italiani alla Giornata mondiale della Gioventù. Un punto di riferimento per chi arriva dalle diocesi nella capitale portoghese. Sono 15 gli animatori, tra i 19 e i 29 anni, pronti ad accogliere i connazionali. A tendere loro una mano, nella soluzione di questioni burocratiche. Ad aprire le porte per un momento di preghiera, nella chiesa della struttura, o per un break, con una bottiglietta d’acqua e un caffè.
Entrando nella Casa, inaugurata oggi dal Segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, i pellegrini troveranno un primo cortile con uno striscione di benvenuto. Da lì, poi, potranno passare nel secondo cortile. Da una parte, la segreteria pronta a risolvere eventuali problemi dei gruppi. Dall’altra, lo spazio per l’incontro. Gli animatori accoglieranno i pellegrini per chiedere loro se avranno bisogno di qualcosa. E, poi, alcuni pannelli su cui scrivere dei pensieri, guidati da frasi che faranno da spunto. “Casa Italia nasce dalla considerazione che, oltre al bisogno dei responsabili diocesani di incontrare il Servizio nazionale della pastorale giovanile, ci fosse il bisogno da parte dei ragazzi di incontrare altri italiani e, soprattutto, di occupare quei momenti. Vogliamo evitare attese snervanti e all’esterno di un cancello”, spiega Chiara Cozzi, che arriva dalla provincia di Potenza, farmacista nella vita quotidiana.
“Così è stato pensato un cortile dove i ragazzi possano ritrovarsi e vivere un momento di convivialità e di condivisione”, aggiunge.
Lei è una delle veterane, tra gli animatori. “Io ho già partecipato a Casa Italia, a Cracovia, nel 2016. Sono stata impegnata per tanti anni in oratorio. Il progetto di Casa Italia è quello dell’accoglienza e dell’incontro. Perché la magia che si è già instaurata tra di noi, animatori, e quello che vivremo nel cortile è qualcosa di meraviglioso”. Con lei, Sara Foresti, dalla provincia di Bergamo. “Noi, animatori, ci conosciamo da pochi giorni ed è già come se fossimo amici da tanto tempo”. Anche per lei, prima dell’impegno a Casa Italia, l’attività nell’oratorio e come aiuto catechista. Adesso sta frequentando una scuola di specializzazione. È un’aspirante bibliotecaria.
“Noi non prepariamo del materiale o delle attività da fare con i ragazzi che arriveranno, perché sappiamo che si instaurerà sul momento una intesa che creerà tutto da sé”.
“Magari ci sarà un tempo per dialogare – aggiunge -. Ci sarà anche la possibilità di guardare la tv che abbiamo installato per seguire i grandi eventi”. “A Cracovia, ad esempio, abbiamo ballato sulle note di alcune musiche – le fa eco Chiara -. Ogni momento verrà da sé. E poi ci saranno dei gruppi che verranno semplicemente per riposare. Del resto, Casa Italia è anche un luogo in cui le persone si possono incontrare o partecipare a catechesi e c’è anche la chiesa a disposizione per la messa”. A guidare il gruppo, il direttore del Servizio nazionale di pastorale giovanile, don Michele Falabretti. “Siamo qui per risolvere problemi. I gruppi troveranno la segreteria che offrirà assistenza agli accompagnatori e ai responsabili, un ufficio dell’Ambasciata e un presidio medico. I ragazzi potranno incontrarsi, condividere esperienze, riposarsi, giocare e ristorarsi”. E per tenere i contatti con gli amici che sono rimasti in Italia? Una rete wi-fi gratuita per condividere con loro questa esperienza.