“Il terzo millennio appena iniziato ha già sparso nel mondo inquietudini, paure, angosce e morte – ammonisce lo scultore – è il seguito funesto di terremoti, pandemie, catastrofi naturali per cambiamenti climatici, guerre vicine. L’artista sensibile, alla presenza di quello che resta dopo ogni tragico evento, percepisce segnali, intuisce storie, si commuove. Comincia a raccogliere i frammenti di ciò che il sisma ha travolto come pure i vecchi oggetti fuori uso, memorie buttate. Sceglie i rami secchi di potature, utili solo per il focolare e i legni marciti che portano i segni del tempo, come anche le lamiere contorte e arrugginite, resti di veicoli danneggiati. Nelle sue mani ogni brandello di materia torna a una vita nuova”.
Conclude il maestro: “Quando le mie cose saranno orfane di me, l’unica loro forza per sopravvivere sarà l’alito che ho soffiato loro dentro quando le creai, usando il modo della creazione di Dio. Nei miei ultimi lavori ho trascurato l’intelligenza che mi suggeriva che uno più uno fa due. Ho scelto l’intuizione della fantasia, per la quale uno più uno fa undici.”