“Da dieci anni a questa parte uno dei segni più vitali e positivi della vita ecclesiale in Portogallo è legato al rinnovamento della pastorale giovanile, che ha portato a una vera e propria ‘rinascita’ della presenza dei ragazzi, con il loro ardore, la loro gioia e la loro capacità di guardare al futuro”.
Lo afferma il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’educazione, nell’intervista che apre una delle quattro pagine dedicate alla Gmg di Lisbona da Avvenire nell’edizione di oggi, mercoledì 2 agosto. “Nel mondo universitario – prosegue il porporato – si sono formati gruppi di studenti cattolici che hanno avviato processi di vera evangelizzazione. I vescovi portoghesi si sono trovati davanti una generazione di giovani che nel cuore portano sogni, inquietudini e il desiderio di essere una forza di Chiesa che dal presente si collega al futuro”. Una generazione in chiaroscuro, in Portogallo come in Italia, che secondo don Luigi Ciotti “chiede agli adulti che siano credibili e veri”: nell’intervista alla vigilia della Festa degli Italiani della quale sarà tra i protagonisti il fondatore del Gruppo Abele e di Libera spiega che i giovani “chiedono il diritto di poter essere imperfetti e sono disponibili a giocare la partita della vita, insieme a noi”. Per lo scrittore Enrico Galiano, “la maggior parte vive la Gmg principalmente come una grande avventura. Prendono corriere che viaggiano magari due giorni di notte su strade dissestate, dormono in tenda. E vivono questo ‘pellegrinaggio’ con un entusiasmo davvero contagioso”. Nell’intervista ad Avvenire lo scrittore, molto popolare tra i ragazzi, definisce i giovani “nativi della precarietà”: davanti a loro nella sua testimonianza alla Festa degli Italiani non a caso ha scelto di parlare delle sue fatiche e dei suoi stessi fallimenti, una scuola di vita. Nelle pagine di Avvenire anche storie di ragazzi arrivati con ogni mezzo a Lisbona: come quelli che hanno scelto la bicicletta per coprire la distanza tra Padova e la capitale portoghese, 2.500 chilometri: un gesto per unire le due città nel nome di Antonio, santo “speciale” per entrambe.
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