Giacomo Pavanello
L’anno prossimo si celebreranno i 40 anni dalla prima Gmg “non ufficiale”. Era l’aprile del 1984 quando, convocati da Papa Wojtyla si ritrovavano a Roma i giovani di tutto il mondo per dar vita al primo raduno internazionale. Era la Domenica delle Palme e si voleva celebrare il Giubileo dei giovani dell’Anno Santo della Redenzione 1983-1984.All’incontro parteciparono oltre duecentocinquantamila giovani provenienti da diversi Paesi del mondo. Un’esperienza così intensa che spinse il Santo Padre a ripeterla l’anno successivo.All’appello del Pontefice risposero più di trecentomila giovani, distribuiti tra le chiese della città di Roma per momenti di preghiera e catechesi pronti poi a ritrovarsi insieme in Piazza San Pietro con il Papa. In quello stesso anno, il 1985, Giovanni Paolo II annunciava ufficialmente l’istituzione della Giornata mondiale della gioventù, un evento che nel corso degli anni ha segnato la vita di centinaia di migliaia di giovani.
Da allora le Gmg si sono susseguite una dopo l’altra, strutturandosi su uno schema che sapientemente si ripete di edizione in edizione.
Possiamo individuare un modello di azione dietro questa iniziativa della Chiesa? Una sorta di pedagogia?Alcuni elementi sono costitutivi: l’incontro tra giovani di culture e nazioni differenti; lo spirito di fraternità e di adattamento; il faticoso percorso di avvicinamento; le catechesi; il confronto con la croce e la grazia della riconciliazione; la centralità data all’Eucarestia adorata e celebrata e, non ultima, la presenza di Pietro per confermare nella fede. E ancora.
Nell’unire svariate provenienze, la Gmg di fatto permette di sperimentare e toccare con mano ciò che della Chiesa troppo spesso è rimasto solo slogan: l’unità nella diversità.Nel prepararsi nei mesi e negli anni precedenti (compito questo delegato alle Pastorali giovanili diocesane o al più a quelle nazionali) e nel compiere spesso molti km per raggiungere il luogo del raduno c’è una sorta di attualizzazione dell’esperienza forte del pellegrinaggio.
Nel sentirsi tutti un po’ più fratelli, anche a causa delle condizioni di vitto e alloggio spesso estremamente minimaliste, si apre lo spazio per la percezione del superfluo nel quotidiano.
Nella figura di un Papa che chiama a raccolta, che presiede l’Adorazione Eucaristica nella veglia dell’ultima sera e celebra con e per i giovani la Messa dell’ultimo giorno, si riafferma la centralità di un principio di Comunione, sia celebrato, sia riconosciuto nel servizio petrino.
Aspetti questi, tutti sicuramente importanti e fondamentali per impostare un cammino sia previo che successivo all’esperienza stessa dell’incontro. Ai pastori locali il compito di evitare che tutto questo non si esaurisca nella bolla di un evento, sicuramente straordinario, ma di breve durata, incapace di intaccare stabilmente l’ordinario.
Auguri allora ai tanti i giovani che da oggi si ritroveranno a Lisbona per iniziare il loro cammino, ma un pensiero va anche a quelli, e sono molti di più, che dalla Gmg non verranno raggiunti e da essa nemmeno saranno interessati.Per questo, sarà auspicabile allora far sì che nel futuro la Gmg sia sempre più spunto per una rinnovata, non bigotta, missionarietà, momento forte di una Chiesa pronta a celebrare una “Giornata” per tutti i giovani e a mostrare la bellezza del Vangelo affinché non sia il cuore solo di un meraviglioso raduno per alcuni tra i giovani cattolici, ma di tutti.