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Perdono di Assisi, con il dono dell’indulgenza Francesco continua la sua missione nel nostro tempo

foto SIR/Marco Calvarese

Di Mons. Domenico Sorrentino

Ogni giorno ricevo pellegrini nella sala della Spogliazione, all’interno del palazzo vescovile di Assisi, dove accanto all’immagine di Francesco spoglio e povero che si getta tra le braccia del vescovo, campeggia quella della Porziuncola ripresa nel momento in cui i benedettini la offrono al Santo non solo per la sua preghiera, ma anche quale laboratorio di fraternità, come è ben espresso dalle persone che lo attorniano e dagli occhi che lo fissano.

Al centro della Sala c’è poi il grande dipinto che ricorda proprio l’indulgenza della Porziuncola, dove Cristo regalmente campeggia, in ascolto dell’intercessione materna di Maria, mentre San Francesco gioisce per il “perdono” che gli viene accordato a vantaggio di tutti. In questi giorni stiamo vivendo appunto la grazia del Perdono di Assisi con migliaia di pellegrini che attraversano la porta della chiesetta angelana chiedendo la grazia della misericordia.Io stesso, in pellegrinaggio con oltre 300 fedeli l’ho fatto nella prima mattinata di martedì 1° agosto, con l’auspicio che questo metterci in cammino ed attraversare la porta “santa” della Porziuncola sia di stimolo per un nuovo slancio evangelizzatore delle nostre case, delle nostre relazioni, della nostra diocesi e della nostra società, bisognosa di perdono e misericordia per tutti.

Alla Porziuncola sale la nostra preghiera per ottenere quella gioia interiore che Francesco promise con le parole: “Voglio mandarvi tutti in Paradiso”.Ricevere l’indulgenza significa sperimentare quel perdono sovrabbondante, che arricchisce la misericordia ottenuta nel sacramento della riconciliazione con una grazia che, se accolta fino in fondo, risana il nostro spirito anche dai residui del peccato che pesano sulla nostra vita. In sostanza, è un aiuto al nostro cammino di santità.Ed è anche uno stimolo a far nostro quello slancio che Francesco sperimentò tra quelle semplici mura che lo videro abbandonarsi alle sue ascensioni mistiche e plasmare la sua fraternità missionaria. “Francesco, va’, ripara la mia casa”, gli aveva detto il Crocifisso di San Damiano. Anche con il dono dell’indulgenza, Francesco continua la sua missione nel nostro tempo.

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