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Il teologo risponde: Cos’è il peccato contro lo Spirito Santo e in che senso non può essere perdonato?

Paolo Morocutti

Il peccato contro lo Spirito Santo, secondo la tradizione della Chiesa, è un peccato che Gesù dichiara imperdonabile. Questa affermazione si basa su due passaggi del Nuovo Testamento:

La questione di cosa costituisca esattamente un peccato contro lo Spirito Santo è stata dibattuta per secoli tra teologi e interpreti della Bibbia. Nell’interpretazione più comune, il peccato contro lo Spirito Santo è un rifiuto ostinato di rispondere all’amore di Dio e alla sua grazia salvifica. Questo rifiuto può assumere varie forme:

  1. Disperazione: Rifiutare di credere nella salvezza e nella misericordia di Dio.
  2. Presunzione: Credere di poter ottenere la salvezza senza l’aiuto di Dio, o di ottenere il perdono senza pentimento.
  3. Invidia della grazia di Dio ad altre persone.
  4. Ostinatezza nel peccato, nonostante la conoscenza della Verità.
  5. Rifiuto finale di credere nella verità, nonostante le prove.

Nel senso che il peccato contro lo Spirito Santo non può essere perdonato, si intende che una persona che persiste in questo stato di rifiuto ostinato di Dio non può essere perdonata perché non è disposta a ricevere il perdono. Il perdono è sempre disponibile da parte di Dio, ma richiede il pentimento da parte del peccatore. Se una persona rifiuta di pentirsi, allora il perdono non può essere ricevuto. In questo senso, il peccato contro lo Spirito Santo è “imperdonabile”. Riguardo alla questione della sua irremissibilità, si deve intendere come un peccato che non può essere perdonato in quanto chi lo commette ha rifiutato la fonte stessa del perdono e della salvezza, cioè lo Spirito Santo. In altri termini, il perdono di Dio è sempre disponibile per coloro che si pentono dei loro peccati e cercano sinceramente di vivere in conformità con la volontà di Dio, ma chi commette questo tipo di peccato ha reso il proprio cuore chiuso alla grazia di Dio e, quindi, non può ricevere per sua scelta il perdono. Nella prassi teologica della Chiesa la questione del perdono dei peccati è sempre stata strettamente legata alla questione del ravvedimento e della conversione. Secondo la fede cristiana, il ravvedimento è il primo passo verso il perdono dei peccati e la conversione è il processo attraverso il quale i credenti cercano di vivere in conformità con la volontà di Dio.