Di Silvia Rossetti
La fiducia resta sempre l’ingrediente fondante su cui è possibile costruire tutto il resto.
“La notte è più bella, si vive meglio…”, iniziava così una famosa canzone degli anni ’90 raccontando la vita notturna dei giovani di allora.
Forse oggi quegli stessi giovani sono diventati genitori e chissà se riescono a intonarne le strofe con la stessa spensieratezza di allora. Insomma, forse “la notte è più bella” da figli che da genitori, soprattutto quando si è casa a fare la “conta delle pecore” per addormentarsi mentre i giovani virgulti sono fuori.
E poi… Fuori certo, ma “fuori” dove? Quali sono e che cosa sappiamo a proposito delle mete che gli adolescenti prediligono per le loro peregrinazioni notturne?
Le piazze e il centro storico delle città sono molto gettonati. Si tratta di luoghi economicamente alla portata di tutti e offrono diverse opportunità di intrattenimento e socializzazione, soprattutto regalano l’“emozione” dell’immersione nel flusso vitale e variegato della notte. Naturalmente in questo contesto lo smartphone diventa fondamentale per individuare luoghi di “movida” e tracciare nuove amicizie con i social. Ai genitori lo “struscio 2.0”, invece, reca diverse preoccupazioni. Le piazze, infatti, soprattutto nelle grandi città, sono spesso il centro nevralgico dello spaccio di sostanze stupefacenti e del consumo di alcolici e superalcolici, poi c’è l’immancabile spettro delle “cattive compagnie”, l’angosciante minaccia della violenza e della criminalità urbana, oppure il pericolo che le strade riservano soprattutto nelle prime ore del mattino a chi viaggia in autonomia su due o quattro ruote.
Il vero “babau” del sonno genitoriale è però rappresentato dai locali notturni, in maniera particolari le discoteche, ma anche le arene per concerti (ovviamente non di musica classica).
In estate la macchina organizzativa dei grandi eventi va a pieno ritmo e coinvolge più di metà della popolazione giovanile italiana. In questi contesti facilmente si è contagiati da una “falsa” idea di divertimento fatta di eccessi, di droghe e di alcol, di velocità sulle strade, di risse e di malori. Non da sottovalutare poi il discorso del sovraffollamento, la serata per qualcuno è solo svago per altri un ricco business e in questa ottica più ingressi si fanno, meglio è, a volte purtroppo a scapito della sicurezza.
Questi aspetti spiegano le significative mobilitazioni di genitori, educatori, mass-media e istituzioni per contenere e arginare le insidie della notte. Ovviamente pensare di risolvere la questione solo attraverso interventi repressivi, o con generici richiami alla prudenza e al senso di responsabilità serve a poco.
Il problema va affrontato in profondità, in una prospettiva educativa, indagando le motivazioni che spingono tanti giovani a confondere il divertimento con lo sballo e a ritenere certi luoghi territori “franchi” dove tutto, o quasi può esser lecito.
La discoteca – che ci piaccia o meno – resta una delle espressioni della cultura giovanile, regala l’illusione di potersi esprimere liberamente e probabilmente offre gratificazioni immediate. Proprio sul valore effimero delle illusioni che bisognerebbe lavorare con i nostri giovani, suggerendo loro percorsi di crescita che ne fortifichino il pensiero critico. Soprattutto sarebbe tempo di affrontare quel fronte dell’inquietudine e delle fragilità adolescenziali che tanto ci atterrisce e che spesso più che altro condanniamo. Bisognerebbe chiedersi anche perché per i nostri adolescenti cinema e teatro sono luoghi sempre più desueti.
Certo non è semplice essere incisivi su tutto, molte cose sfuggono al controllo degli adulti educatori e altre forse vengono sottovalutate. Anche da questo punto di vista occorre investire sulla sinergia famiglia-scuola-territorio per arrivare a far maturare nei nostri ragazzi un “sistema immunitario esistenziale” che possa guidarli all’interno del difficile percorso dell’adolescenza e della gioventù.
Ci vogliono dialogo, costanza e soprattutto fiducia. La fiducia resta sempre l’ingrediente fondante su cui è possibile costruire tutto il resto. Perché “attaccare” in maniera becera e grossolana gli adolescenti?
Giudicare purtroppo è più semplice che educare, ma non porta risultati.
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