(da Lisbona) “Il Papa ha cercato di dare loro speranza invitandoli a essere coraggiosi perché sono giovani, sono forti, possono ricostruire la loro vita. Su questo ha insistito diverse volte. ‘Adesso vi dovete ricostruire la vostra vita’. ‘Ma non soltanto voi che siete stati colpiti dal terremoto, ma ogni cristiano, ogni persona deve ricostruire la vita in ogni momento fissando lo sguardo su Gesù con fede, speranza e carità’”. È padre Antuan Ilgit, Vicario Generale del Vicariato dell’Anatolia a raccontare al Sir l’incontro che un gruppo di circa 40 giovani di varie confessioni cristiane e diversa origine, pellegrini dalla Turchia, hanno avuto oggi con Papa Francesco al suo rientro in Nunziatura a Lisbona, al termine dell’incontro con i giovani di Scholas Occurrentes.
“Il papa – racconta il sacerdote gesuita – ci ha accolto con molta fraternità e con molta umanità. Ci siamo trattenuti per mezz’ora. Ha voluto ascoltare uno per uno i ragazzi, soprattutto quelli che vengono dalle città colpite dal terremoto. Si è interessato alle loro storie, ha accolto le loro emozioni. Alcuni piangevano e il Papa ha detto che quando uno piange, il suo pianto è un linguaggio e noi dobbiamo essere vicini senza dire niente. Quindi li ha incoraggiati ad esprimere le loro emozioni”. Una delle ragazze del gruppo ha compiuto oggi 23 anni. Quando il Papa lo ha saputo, “ha fatto venire subito dei dolci, abbiamo festeggiato, abbiamo cantato tanti auguri, poi i ragazzi hanno intonato un inno turco. Il papa li ha ascoltati. Poi ha dato la benedizione”. Lo scorso 6 febbraio 2023 due potenti terremoti hanno colpito la Turchia meridionale e centrale. Le scosse, che sono continuate per mesi, hanno provocato tra Turchia e Siria oltre 57.700 vittime accertate. Il terremoto ha distrutto anche la Chiesa dell’Annunciazione della città di Iskenderun. I giovani “hanno raccontato al papa che il terremoto ha colpito duramente la loro vita. Stavano perdendo la speranza. Hanno saputo della vicinanza del Papa sia materialmente sia spiritualmente. E con insistenza lo hanno ringraziato. Hanno espresso anche la loro gratitudine per questa udienza e hanno chiesto al papa di pregare per la Turchia, per la comunità cristiana, per i loro familiari”.
Padre Ilgit tiene molto a precisare che il gruppo presente qui alla Gmg “è molto ricco e al papa ha fatto molto piacere vedere tutta questa ricchezza. Gli abbiamo infatti portato tutti i colori della piccola Chiesa di Turchia, perché ci cono cattolici latini, ortodossi, siriaci, caldei, assiri, due ragazzi africani che studiano in Turchia, religiosi”. I giovani turchi – racconta Agnes (Agi) Dlabig, della comunità del Movimento dei Focolari in Turchia – hanno portato al Santo Padre dei doni: “una stampa della foto del papa che si trova nella nostra piccola chiesa distrutta dal terremoto tra le crepe, – un pacchettino di lavanda, prodotto dalla Caritas di Cappadocia, il lukum, dolce tipico della Turchia preso dalla migliore pasticceria di Iskenderum, la bandiera turca e una piccolissima statua della Madonna di Efeso, la città dove Maria abitava con l’apostolo Giovanni. Questo abbraccio di papa francesco è importantissimo, perché è per questi giovani un segno che la Chiesa turca è nella Chiesa universale e la conferma che sono loro quelle pietre vive che la costruiscono. Erano felicissimi, commossi”. Raggiunto dal Sir in Turchia, anche mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’ Anatolia, gioisce alla notizia. “E’ una grandissima gioia, i ragazzi sono commossi e entusiasti. Il Santo Padre ancora una volta dimostra uno sguardo speciale per tutte le minoranze e per tutti coloro che si trovano in grandi difficoltà, sopratutto con il terremoto. Siamo felicissimi. E’ il segno di un Papa che è un Padre”.
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