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Ana Fron: intercultura, le superstizioni in Romania

Di Ana Fron

Tutti i popoli del mondo, chi più chi meno, possiedono nella propria cultura superstizioni di vario tipo. Numeri e giorni della settimana diventano cosi, fausti o infausti; azioni, simboli, animali, piante, colori, acquistano valori favorevoli o meno, tuttavia esiste in Europa un paese che è legato in modo particolare a questo fenomeno ed è la Romania.

Ma cosa è la superstizione?
La superstizione nasce da un credo primitivo, fatto di elementi pagani (e cosmici dice Eliade in Aspecte ale mitului) ed è basato sul bisogno ancestrale dell’essere umano di “viaggiare” oltre il visibile e l’immaginabile nonché di coltivare l’illusione di poter modificare il proprio destino. Perciò, miracoli, incantesimi, magie e sortilegi, diventano così il mezzo per ottenere: fortuna, salute e amore.
L’irrazionalità è dunque alla base delle superstizioni. Ma quali superstizioni rilevanti troviamo nella cultura rumena e in quali contesti?
I contesti sono sia religiosi che di tradizione popolare, perciò conferiscono alla superstizione una forma più evoluta, come vediamo negli esempi di seguito.
Molte sono le feste religiose ortodosse che coincidono con quelle pagane ma altrettante quelle pagane, nettamente distaccate dalla religione.
Nella Moldavia rumena si osserva il tradizionale “sâmbata ursului” (sabato dell’orso), cade in primavera, nel periodo della nascita dei cuccioli di animale. In questo giorno, portare un orso nel cortile di una casa, e farlo ballare, rendeva all’ospite la salute degli animali domestici e dei familiari. A differenza del passato quando s’incontrava qualche orso portato a cappio da uno “zingaro”, oggi orsi “veri” non ce ne sono e l’animale viene interpretato da una maschera creata ad arte.
A luglio, mese molto caldo, si festeggia Foca, in coincidenza di Santa Anna. In questo giorno non si può lavorare perché potrebbe prendere fuoco la fattoria o la casa. Anche il Precupul viene temuto, in quanto portatore di grandine. Dunque, lo si deve ingraziare per scongiurare la grandinata.
E ancora, il 30 novembre in Maramures viene celebrata, la “giornata del lupo” coincidente con Sant’Andrea. In questo giorno gli animali domestici si lasciano a riposo. Il lupo, animale importante per i daci, è considerato un capo branco, in grado di fare molto male all’uomo se non rispettato.
Molte altre feste potrei elencare ma una delle più belle, che merita più attenzione, e la festa delle piante “Sânziene” (caglio zolfino) in coincidenza con la festa religiosa di San Giovanni, del 24 giugno. Questa festa, chiamata delle “Sânziene”, ha come motivi il culto del sole, dei lavori agricoli, tipici d’estate ma uno su tutti è quello dell’amore. Di fatto, nella notte del 23 giugno le ragazze mettono sotto i cuscini i fiori gialli di caglio per riuscire a vedere in sogno l’amato predestinato. E ancora, nella mattina del 24 giugno i ragazzi intrecciano delle coroncine, di queste piante, che lanciano poi sui tetti delle case dove ci sono ragazze in età di sposa. La condizione indispensabile, affinché il desiderio si avveri, è quella di essere meritevoli.
A questi motivi superstiziosi hanno guardato anche tanti uomini di cultura; e non per ultimo il fenomenologo Eliade, che ne parla in alcuni suoi scritti, come Noaptea de Sânziene (La foresta proibita – in italiano). L’autore gioca con la distorsione dello spazio e del tempo, con i riti d’iniziazione, con la libertà interiore. Nello specifico, il personaggio principale del romanzo incontra la sua amata nella notte prima della festa di San Giovanni (festa delle “Sânziene”), in una foresta. In quella notte tutto è magico; i desideri si avverano.
L’idea di riuscire a guadagnare il favore della sorte tramite un atto materiale, semplice, è tuttora viva, in certe zone della Romania.
Ma come possiamo guardare noi con la nostra mente logica, a tradizioni che durano da secoli e alle quale i rumeni non intendono rinunciare?
Mircea Eliade nella sua opera Noaptea de Sânziene, sostiene che tali pratiche primitive si conservano nel tempo proprio perché “camuffate nelle feste del calendario e nel culto dei santi”. (…)
“Il sacro, camuffato da profano, impedisce la successione temporale della storia, e ti porta davanti al mito senza tempo. Per questo, un racconto può avere senso solo se si scopre/presagisce/intuisce la presenza del mito. Senza questo, rimane una concatenazione di eventi senza senso. È un modo di concepire l’esistenza.”
La cultura rumena è colma di miti., di forme primitive ed irrazionali che ama e conserva e, mescolate alla fede religiosa resistono negli anni.