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Giulia Grilli: “Racconto un tempo lontano popolato da personaggi magici”

MONTEMONACO – Il Mazzamurello e la fatina dai piedi di capra” è il titolo del recente libro scritto da Giulia Grilli. L’autrice ha già pubblicato diversi libri per bambini e ricevuto molti riconoscimenti per la sua attività letteraria e teatrale.

In queste pagine i piccoli lettori potranno divertirsi con le vicende dei Mazzamurelli. Come è nata l’idea di questi simpatici folletti?

Da piccola, quando andavo nei boschi con i miei compagni di giochi, mi capitava spesso di immaginare dei piccoli personaggi nascosti un po’ ovunque che ci seguivano e osservavano curiosi ogni nostro gesto. Li pensavo come figure buone, custodi della natura, amici dei bambini e degli animali, e li raffiguravo come degli gnomi molto simpatici, seppure sfuggenti. Nei racconti degli anziani del mio territorio, i monti Sibillini, accanto alle leggende delle fate, delle streghe, dei cavalieri erranti e della maga Sibilla, trovavano posto di tanto in tanto i Mazzamurelli. Questi venivano descritti come folletti molto buffi nelle sembianze e nel vestire, ma anche tanto burloni. Nella quotidianità erano citati soprattutto quando accadeva un piccolo guaio in casa, nell’orto o nella stalla, quando gli oggetti si perdevano o cambiavano di posto. “Mannaggia ai Mazzamurelli!” si diceva spesso davanti al latte versato, al caffè salato, al pane che non era venuto bene, alle chiavi smarrite. Io mi divertivo ad immaginare le marachelle di questi personaggi invisibili e li sentivo un po’ complici ed alleati di noi bambini, sempre alle prese con le numerose richieste e i controlli degli adulti. Diventata grande ho notato che le altre leggende sopravvivevano al tempo, mentre quella dei Mazzamurelli tendeva sempre più ad eclissarsi. Forse ciò è accaduto perché si vive sempre meno nella natura o in campagna. Come tutti gli gnomi anche loro vengono immaginati frequentemente laddove ci sono alberi, cespugli, torrenti, rocce, montagne. La mia storia, che ho iniziato a scrivere lo scorso anno, da una parte, come accade sempre con le mie favole, rappresenta un ritorno all’infanzia, quindi in una parte di me, dall’altra segue il desiderio di far rivivere quegli spiritelli che hanno accompagnato la vita degli abitanti delle nostre montagne per molti secoli.

C’è un messaggio che vuole mandare attraverso i suoi racconti?

Le mie storie vogliono raccontare un tempo lontano popolato di personaggi magici che convivevano serenamente con gli abitanti dei piccoli borghi di montagna. Al di là del messaggio esse vogliono porsi come una rivalutazione o una rilettura di un mondo passato attraverso occhi e cuore nuovi, e un pensare che viene da un tempo differente, quello che stiamo vivendo.

Questa sua pubblicazione termina con l’indovinello dei Mazzamurelli.

L’indovinello esprime, meglio della favola, l’idea del Mazzamurello. Un personaggio goffo e tenero nello stesso tempo, dispettoso e birichino, ma anche divertente, allegro e vivace. Usa l’inseparabile mazza, da cui deriva il suo nome, per bussare di nascosto contro le pareti delle case degli umani. Lo fa per spaventarli e prendersi gioco di loro, ma anche per bacchettarli quando non si comportano bene, non rispettano la natura o sono poco gentili con gli altri. Si risponde correttamente all’Indovinello se si riconosce in ciascun bambino un Mazzamurello che ci fa divertire, ci fa tenerezza, ci fa perdere la pazienza qualche volta con le sue birichinate, ma che ci regala comunque tante belle emozioni, e anche il buon esempio in tante circostanze.

Giulia lei vive nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Un luogo che più volte ha ispirato i suoi lavori letterari. Anche questa volta?

Sì, anche questa volta ho trovato ispirazione nelle storie che da sempre si raccontano sui monti Sibillini. Ho preso spunto, infatti, dalla più nota leggenda delle fate caprine per narrare di un Mazzamurello speciale, di nome Soffietto, che si innamora di una di esse durante il ballo del Saltarello. Si sa che le fate dai piedi di capra, nelle caldi notti estive, scendono dal monte Sibilla per andare a ballare nei piccoli paesi che sorgono ai suoi piedi. L’incontro tra la misteriosa fatina dagli occhi azzurri e il timido Soffietto rappresenta bene la mia idea di rielaborazione delle storie del passato.