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GMG Lisbona, intervista alla giovane Laura Marchetti: “Gesù è un amico fidato che ci aiuta a condividere il peso delle nostre cadute”

RIPATRANSONE – La Giornale Mondiale della Gioventù a Lisbona ha evidenziato ancora una volta quanto sia importante la ricerca di un rapporto personale con ogni singolo giovane. È anche per questo motivo che il nostro giornale ha pensato di incontrare alcuni giovani della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto che hanno preso parte alle giornate portoghesi per farci raccontare la loro esperienza.
Dopo aver raccolto la testimonianza di Iacopo Sabini (https://www.ancoraonline.it/2023/08/22/villa-rosa-iacopo-sabini-ci-racconta-la-sua-gmg-lisbona-quanto-grande-la-chiesa/), oggi è volta di Laura Marchetti, una giovane di quasi 23 anni di Ripatransone, che frequenta la Parrocchia San Basso di Cupra Marittima. Studentessa presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Macerata, da tempo desiderava partecipare alla GMG, ma il suo desiderio si è realizzato solo lo scorso 28 luglio, quando è partita in pullman insieme ad un centinaio di persone per raggiungere Lisbona ed incontrare papa Francesco.

Cosa l’ha spinta a partire per la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona?
Mia madre ha partecipato alla GMG di Częstochowa, in Polonia, nel 1991 e a quella di Parigi, in Francia, nel 1997. Me ne ha sempre parlato in maniera entusiastica, pertanto ho pensato già molti anni fa di vivere anch’io questa esperienza. Purtroppo, però, quando c’è stata la Gmg a Cracovia non avevo ancora compiuto sedici anni, quindi non è stato possibile; nel 2019 ero molto impegnata con lo studio e non potevo permettermi di assentarmi nel mese di Gennaio per andare a Panama, che tra l’altro mi è sembrata una meta anche troppo lontana, quindi ho rinunciato; successivamente a causa della pandemia ho dovuto attendere ancora. Quest’anno le condizioni esterne c’erano tutte: la Gmg si sarebbe svolta in Europa, in Portogallo, un Paese che amo molto, e per giunta d’estate, quando sarei stata libera da impegni universitari. Il problema vero è che non mi sentivo io, nel mio cuore, di essere a posto! Questo momento della mia vita, infatti, a livello spirituale, non è un gran momento, anzi potrei definirlo un periodo di crisi. In passato sentivo di avere una fede più forte, tanto che sono stata anche impegnata in parrocchia come catechista. Da alcuni anni, invece, anche a causa degli studi che mi tengono lontana da casa nei mesi invernali, mi sono allontanata dal mio gruppo in parrocchia a Ripatransone e, un po’ alla volta, sono venute meno anche alcune convinzioni di fede. Poi, grazie a delle amiche che frequentano il gruppo giovani di Cupra Marittima, ho scoperto che nella loro parrocchia si fanno le catechesi anche on line e ho deciso di partecipare. Nel tempo mi sono resa conto che potevano essere molto utili per noi studenti universitari che siamo distanti dalle famiglie e dalle parrocchie: infatti, rivedersi una volta alla settimana, anche solo virtualmente, è comunque una gioia, perché possiamo vedere volti familiari e possiamo interagire anche a distanza, mantenendo i contatti con amici e conoscenti. Quando il gruppo di Cupra quindi mi ha invitato a partecipare alla Gmg, anche se non mi sentivo così carica a livello spirituale, ho pensato di accettare, nella speranza che potesse farmi bene vivere un’esperienza nuova con persone amiche in una circostanza assolutamente irripetibile, così mia madre ha sempre sostenuto. E così è stato!

Quando ha capito di aver fatto bene a partecipare alla Gmg di Lisbona?
All’inizio ho notato molto entusiasmo intorno a me e mi sono un po’ scoraggiata perché io non ero proprio dello stesso mood. Poi, però, le catechesi che abbiamo fatto ogni mattina sono state provvidenziali! Ho scoperto che anche altri giovani, come me, avevano deciso di partecipare, pur non vivendo un momento di forte fede, magari per ritrovarla. Questa consapevolezza di non essere l’unica ad avere dubbi e anche la possibilità di poterli condividere con altri, mi hanno rassicurato e mi hanno fatto vivere con maggiore leggerezza e senza troppe aspettative le giornate portoghesi. La svolta poi è avvenuta in una delle prime catechesi a Benedita, quando siamo stati invitati a riflettere intorno ad una domanda: “Danzi la vita o no? Ovvero vivi la vita danzando nel nome del Signore oppure stai vivacchiando?” Questa domanda mi ha interrogato sulla mia vita e mi ha fatto capire che non devo preoccuparmi di non aver ancora trovato uno scopo, un obiettivo preciso per la mia vita, perché non è una cosa insolita, anzi riguarda molti altri giovani come me e anche più grandi. Ho compreso che non devo neanche avere l’ansia di scoprire in fretta la mia meta, la mia destinazione, perché non c’è alcuna scadenza, è un percorso che ognuno deve fare quando è pronto e spesso avviene naturalmente. Allo stesso tempo quella domanda mi ha anche spronato a darmi da fare, a non rimanere ferma, schiacciata dalle paure e dalle aspettative, bensì a prendere in mano la mia vita, a sentirmi protagonista. La mattina dopo la Veglia, siamo stati svegliati dal suono della musica che un sacerdote dj ha messo appositamente per farci destare. Quando mi sono alzata, ho avuto una bellissima sorpresa: un’alba spettacolare. Ho pensato che, se io non mi fossi alzata, non avrei visto quel sole! Allora ho vissuto quel momento come una metafora della mia vita, come una metafora ad alzarsi ed andare in fretta, proprio come ci ha suggerito il tema della Gmg di quest’anno: “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39).
Il resto poi lo ha fatto Papa Francesco, prima ricordandoci che il Signore ci ama così come siamo, anche con le nostre fragilità, per il semplice fatto che ci ha creato e voluto così, poi con quel “Non temete” che ha ripetuto più volte durante la Messa celebrata al Campo de Gratia (Parque Tejo – Parco del Tago, Lisbona), durante l’ultimo incontro con lui. Mi sono sentita leggera, svuotata del peso delle aspettative e carica di entusiasmo e coraggio. Sinceramente sono molto riservata e raccontare questo aspetto di me mi costa molto, ma lo faccio volentieri perché credo che possa essere d’aiuto anche ad altri giovani che si sentono smarriti, proprio come ero io prima di andare a Lisbona. Questo non significa che ora io abbia ricevuto una folgorazione e abbia all’improvviso trovato la mia strada, ma solo che ho una consapevolezza diversa che mi fa prendere decisioni con maggiore coscienza e che mi rende più sicura di me e meno incerta e spaventata dal futuro.

Quale è stato il momento più bello che ha vissuto durante la Gmg di Lisbona?
Ci sono stati molti momenti belli.
Uno è stato l’incontro con la mia migliore amica Marta durante la Veglia tra il Sabato e la Domenica. Io studio a Macerata, lei a Chieti, quindi non ci vedevamo da quattro mesi. Lei era venuta a Lisbona con il gruppo dei Neocatecumeni, quindi avevamo fatto viaggi separati e non pensavamo di poterci incontrare tra una folla di due milioni di persone. Invece è capitato! Ci siamo abbracciate a lungo e siamo state felici. Quel momento mi ha fatto capire che nelle cose semplici sta la vera gioia.
Poi ricordo con piacere le testimonianze che alcuni giovani, provenienti da diversi Paesi del mondo, hanno fatto durante la Via Crucis. Mentre si mettevano a nudo, riportando in mondovisione la loro storia, ho percepito tanta verità in quello che hanno detto. Verità in un duplice significato: da un lato nel senso che sono stati autentici nel raccontarsi, dall’altro lato nel senso che ci siamo ritrovati nei loro racconti che ci hanno mostrato anche i problemi, le difficoltà, le cadute di cui sono stati protagonisti. Ho riflettuto sul fatto che spesso noi giovani non mostriamo le nostre fragilità, anzi soprattutto sui social siamo abituati a far vedere solo il meglio di noi stessi, inducendo gli altri a pensare che la nostra vita sia perfetta. Invece ci sono anche i momenti di incertezza, debolezza, esitazione, preoccupazione e dovremmo imparare a mostrarli, perché ci renderebbero più autentici e ci unirebbero di più.
Un altro momento che mi ha colpito particolarmente è stato quello in cui i seminaristi del nostro gruppo hanno fatto una testimonianza lungo il viaggio di ritorno, mentre eravamo in pullman. Hanno raccontato la loro gioia, autentica e piena, nel sentire confermata la loro vocazione che, in quel contesto di preghiera e di festa che abbiamo vissuto a Lisbona, si è rafforzata ancor di più.
Voglio menzionare infine anche un momento che abbiamo vissuto l’ultimo giorno di viaggio, a Torino, quando abbiamo visitato sede del Sermig (Servizio Missionario Giovani), un gruppo fondato quasi sessant’anni fa, nel capoluogo piemontese, da alcuni giovani cattolici con lo scopo di combattere la fame nel mondo tramite opere di giustizia, promuovendo lo sviluppo e praticando la solidarietà verso i più poveri . Il relatore ci ha fatto riflettere sul ruolo di noi giovani nella società, sul fatto che spesso pensiamo di dover andare lontano da casa, in luoghi martoriati dalla guerra o dalla fame, per poter essere d’aiuto al mondo e non ci rendiamo conto che invece c’è gente molto vicina a noi che ha bisogno. Ci ha fatto degli esempi concreti di come possiamo essere utili al mondo: possiamo aiutare i senzatetto che vivono in stazione, come ha fatto il loro fondatore Ernesto Olivero, o magari possiamo andare a dare una mano in Caritas oppure possiamo decidere di svolgere un servizio in parrocchia. Possiamo essere noi il cambiamento di cui il mondo ha bisogno.

Quali incontri, tra quelli avvenuti durante la Gmg di Lisbona, sono stati più significativi per lei e per la sua vita?
Prima di tutto l’incontro con la famiglia che ci ha ospitato e che ci ha riservato un’accoglienza meravigliosa. Pensi che, oltre a mettere a disposizione la casa, ci hanno fatto trovare i bomboloni per colazione! Noi, per ricambiare tanta gentilezza, abbiamo donato loro alcuni prodotti gastronomici tipici delle Marche, specificando bene i tempi e le modalità di cottura!
Poi non posso non menzionare l’incontro con tantissimi giovani provenienti da altre parti del mondo! Ci siamo scambiati principalmente bracciali e cappelli. Io, in particolare, sono rimasta molto colpita da un ragazzo peruviano che mi ha regalato un portachiavi: poiché tutti offrivano i bracciali, ricevere un portachiavi è stato inaspettato e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Infine voglio parlare dell’incontro con gli altri giovani della nostra Diocesi. Nonostante io sia fuori città da alcuni anni per motivi di studio, la Gmg è stata l’occasione per sentirmi di nuovo a casa. A volte avvertiamo le differenze perché apparteniamo a parrocchie separate e siamo un po’ chiusi nell’ambito del proprio paese. A Lisbona invece ho conosciuto tante persone della mia età a cui mi sono sentita molto vicina. Mi ha stupito il fatto di dover essere andata in Portogallo per conoscere coetanei che abitano a pochi minuti da casa mia! Questo stupore non è stato solo mio, bensì lo hanno condiviso in tanti e ci siamo detti più volte di non smarrire questi legami che abbiamo allacciato durante la Gmg. Sarebbe un vero peccato disperderli! Spero perciò che ci saranno sempre maggiori e più frequenti occasioni di incontro a livello diocesano.

Cosa desidera nella sua vita? In cosa crede consista la sua realizzazione? Qual è la donna che vuole diventare?
Il valore più grande che ho è la mia famiglia: mia madre, mio padre e le mie due sorelle. Amo molto ciascuno di loro e ho un’immensa paura di perderli. La mia è una famiglia che c’è: in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, in qualsiasi situazione. È il mio porto sicuro, il luogo in cui mi sento libera di essere me stessa. Anche se ritengo la famiglia un grande valore e forse anche qualcosa a cui aspiro, tuttavia in questo momento non mi sento pronta a pensare ad un futuro lontano e quindi ad una mia futura famiglia. Attualmente il mio più grande desiderio è quello di essere felice e di tornare ad avere fede. La Gmg, infatti, mi ha mostrato chiaramente che chi ha fede si sente più completo e, anche quando le cose vanno male, vede le situazioni da un’altra prospettiva. Nella Cueva di Sant’Ignazio, all’interno del Santuario di Manresa, abbiamo ammirato un mosaico dell’artista Rupnik raffigurante Gesù che aiuta Sant’Ignazio di Loyola a portare la croce. La guida ci ha detto che, così come ha aiutato il Santo spagnolo, Gesù aiuta anche noi a portare le nostre croci. Molti giovani cristiani che ho incontrato alla Gmg sono accomunati da questa caratteristica: sono felici non perché non abbiano problemi o non vivano difficoltà, bensì perché sanno di avere in Gesù un amico fidato che li aiuta a condividere il peso delle loro cadute. La donna che voglio diventare, dunque, è quella che abbia questa consapevolezza di vita, che – sono sicura – mi renderebbe serena e felice, a prescindere da tutto il resto.

Carletta Di Blasio: