Si avvicina la riapertura delle scuole e si torna a parlare di dispersione scolastica. Secondo l’Istat, ricorda in una nota il Movimento italiano genitori-Moige, in Italia i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato gli studi dopo la terza media sono l’11,5%, percentuale che al sud raggiunge il 15%, e i Neet (chi non lavora e non studia) tra i 15 e i 29 anni sono il 19%.
“Il contrasto al fenomeno della dispersione scolastica deve essere una priorità per il nostro Paese – commenta Elisabetta Scala, vicepresidente del Moige –. Noi come Moige collaboriamo con l’impresa sociale ‘Con i bambini’, che fa un lavoro straordinario, e con la quale portiamo avanti progetti che si inseriscono in un contesto sociale difficile e sono rivolti a studenti di elementari e medie. L’ambiente sociale e familiare da cui vengono i ragazzi può influire in modo negativo sulla loro scelta di proseguire gli studi, così come sul rendimento. Qui deve intervenire la scuola. Sicuramente, la parte più fragile del sistema sono le superiori. In primo luogo, perché non c’è un corretto orientamento alla scelta dell’indirizzo da prendere, e moltissimi ragazzini scelgono la scuola sbagliata, che poi li porta al fallimento scolastico e alla rinuncia”.
Secondo la vicepresidente del Moige, è proprio l’elemento umano che può incidere maggiormente: “Un insegnante capace e con i giusti strumenti può far la differenza, recuperando un ragazzo difficile e demotivato, che magari ha anche disturbi dell’apprendimento, che non sempre vengono diagnosticati per tempo, portandolo fino al diploma. Alcuni di loro, superato questo primo traguardo, poi proseguono all’università o fanno percorsi professionalizzanti, ai quali accedono, però, con un migliore livello di istruzione. Per questo l’istruzione deve essere per tutti, anche se sta diventando sempre più cara. I libri di testo sono molto costosi e cambiano tutti gli anni, quindi, è difficile rivenderli o passarli da un fratello ad un altro. Per i genitori sono una spesa importante, ma che non è detraibile fiscalmente. E quando un ragazzo ha difficoltà, le famiglie devono sostenere le spese delle ripetizioni di tasca propria. Ciò significa che gli studenti le cui famiglie non possono permettersi di sostenere anche questa spesa, rimangono indietro”.
“Dovrebbe essere premiata quella scuola che porta avanti tutti gli studenti, senza lasciare nessuno indietro, ognuno con le sue capacità, con il voto che riuscirà a raggiungere, ma devono farcela tutti. C’è bisogno di una collaborazione continuativa ed aperta tra docenti e famiglie, che possa creare le condizioni per il successo scolastico dei ragazzi, ma anche di un aggiornamento della didattica, che è ferma ad anni fa. Nell’epoca di internet e delle nuove tecnologie, i tempi di attenzione sono diversi, così come le modalità di apprendimento. In questo processo di cambiamento, noi genitori vogliamo essere protagonisti al fianco dei nostri figli. La collaborazione tra scuola e famiglia ora diventa più che mai importante per il successo dei nostri ragazzi”, conclude Elisabetta Scala.