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Terremoto Centro Italia: Fra’ Fusarelli (ministro gen. Ofm), “la mia vita nel ‘convento di plastica’ tra i terremotati di Amatrice”

“Un tempo difficile e doloroso per le vittime e la distruzione. Non c’era una famiglia che non avesse avuto una vittima, un parente prossimo, un amico. Ricordo una comunità profondamente ferita, piegata e incapace, allora, di rielaborare il trauma e il lutto. Ma nei mesi (da novembre 2016 fino alla fine di luglio 2017, ndr.) che ho trascorso nella frazione di Santa Giusta, ad Amatrice, ricordo anche la resilienza di queste popolazioni”.

Così fra’ Massimo Fusarelli, oggi Ministro generale dell’Ordine francescano, racconta la sua esperienza tra i terremotati di Amatrice, iniziata all’indomani del terremoto del 24 agosto 2016, quando l’allora vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, di fronte alla disponibilità dei Frati minori della provincia romana a dare una mano, aveva chiesto la presenza di due o tre frati affinché stessero vicino alla gente, come testimonianza di fraternità. Fra Massimo si trasferisce così, insieme ad altri confratelli, in un container, di 45 metri quadrati, messo a disposizione dalla Caritas, posizionato a Santa Giusta (a nove chilometri da Amatrice), coordinando questa piccola comunità francescana attiva in un territorio composto da ben 69 frazioni. Nasce il “convento di plastica”, come ribattezzato dallo stesso francescano, da dove “ci spostavamo per raggiungere e visitare quotidianamente famiglie, ammalati e anziani per portare conforto, aiuti materiali, dare ascolto”. “In quegli undici mesi – racconta al Sir – ho conosciuto un popolo che non ha perso il senso di accoglienza, dello stare insieme, e la forza di affrontare una emergenza che per certi versi è ancora visibile”.

Impossibile, in quel contesto, non ripensare alle parole del Crocifisso di San Damiano che consegnò a san Francesco, e ai suoi frati, la missione di “riparare la mia casa che cade in rovina”. “All’inizio non c’erano chiese, luoghi di incontro dove radunare la comunità ecclesiale. Nel nostro container – aggiunge fra’ Fusarelli – avevamo i momenti di vita comunitaria poi uscivamo la mattina per recarci al centro di Caritas di Amatrice per aiutare l’emporio solidale. Il pomeriggio era dedicato all’incontro e soprattutto all’ascolto dei terremotati. Celebravamo la Messa anche nei container di alcune frazioni e facevamo la catechesi dei bambini. Abbiamo condiviso i pasti sotto le tensiostrutture con tanta gente raccogliendo sfoghi, lacrime, confortandola e invitandola a non mollare. Abbiamo cercato di non far chiudere le persone e questo, penso, sia riuscito bene”.

Il legame di fra’ Fusarelli con queste terre non si è mai reciso. “A distanza di sette anni – rivela – continuo a recarmi, quando possibile, ad Amatrice. L’ultima volta è stata a metà luglio”. Lo sguardo del frate non può non andare alla ricostruzione: “Il sisma ha colpito un territorio vastissimo al punto che ogni intervento messo in campo diventa quasi invisibile, complice anche la burocrazia. Personalmente, da cittadino, credo che sia mancata, almeno all’inizio, una visione di insieme della ricostruzione. Non bisogna avere approcci ideologici ma concreti. Certamente credo sia necessario un colpo d’ala per fare vedere alle persone che si vuole ricostruire e rigenerare questo territorio, prima che i giovani se ne vadano tutti, dando loro un futuro in queste terre”.

Carletta Di Blasio: