Mons. Carlo Bresciani ha poi dichiarato: “Gesù dice che non conta quello che dicono gli altri. Conta quello che pensi e credi personalmente.
Ma voi – lo dice a noi questa sera come agli apostoli – cosa pensiamo di Gesù? Chi è per noi Gesù? Non basta la risposta di quando andavamo a catechismo!
Chi è per me Gesù?
È qui che c’è il nostro essere cristiani. È qui il fondamento della fede. Tutto il resto viene dopo. Chi è per me Gesù?
Simon Pietro risponde giusto: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
Se crediamo come Pietro, dobbiamo trarre delle conclusioni per la nostra vita. Quale è il mio rapporto personale con Gesù?
Nella seconda lettura la sapienza ci ricorda di dare le giuste risposte alle domande della nostra vita.
Pietro risponde giusto.
Non basta sapere però che Gesù è il figlio di Dio. Ha detto bene. Ma il suo rapporto con Gesù era un rapporto personale che ancora doveva crescere, non aveva ancora capito cosa significasse.
Nel brano del Vangelo successivo, quando Gesù dice che vuole andare a Gerusalemme, Pietro cerca di fermarlo, Gli dice di non andare.
Una fede che si tira indietro non è una fede.
Perché la fede ha a che fare con la vita, non ha a che fare con il pensiero, ma con la vita. Una vita capace, per grazia di Dio, di seguire questo Gesù, imitando il Suo stile di vita nella nostra vita.
Come ha fatto San Basso, che ha imitato Gesù.
Il cristiano è colui che conosce e sa che Gesù è il figlio di Dio e lo imita sempre.
Qui troviamo la vera vita di San Basso.
Alla domanda di Gesù, possiamo aggiungerne un’altra: Come cerchi di seguirmi?
I Santi sono coloro che hanno seguito ed imitato nella loro vita Gesù, il quale infatti dice agli apostoli: Vieni e seguimi.
Voi di Cupra siete molto legati a San Basso. Chiediamo dunque al nostro Patrono che la nostra risposta sia: Gesù tu sei figlio di Dio e voglio seguirti con la mia vita”.
