GROTTAMMARE – La Giornale Mondiale della Gioventù a Lisbona ha evidenziato ancora una volta quanto sia importante la ricerca di un rapporto personale con ogni singolo giovane. È anche per questo motivo che il nostro giornale ha pensato di incontrare alcuni giovani della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto che hanno preso parte alle giornate portoghesi per farci raccontare la loro esperienza.

Dopo aver raccolto la testimonianza di Iacopo Sabini (https://www.ancoraonline.it/2023/08/22/villa-rosa-iacopo-sabini-ci-racconta-la-sua-gmg-lisbona-quanto-grande-la-chiesa/) e Laura Marchetti (https://www.ancoraonline.it/2023/08/25/gmg-lisbona-intervista-alla-giovane-laura-marchetti-gesu-un-amico-fidato-ci-aiuta-condividere-peso-delle-nostre-cadute/), oggi è volta di Annamaria Michettoni e Silvia Locatelli, due giovani donne della Parrocchia Madonna della Speranza di Grottammare. Rispettivamente studentessa diciottenne presso il Liceo Linguistico Capriotti di San Benedetto del Tronto e docente ventisettenne di Matematica e Fisica presso un Liceo di Rovigo, entrambe hanno vissuto la meravigliosa esperienza della GMG di Lisbona, seppur con sensibilità diverse e riscontri diversi.

Cosa vi ha spinto a partire per la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona?
Annamaria: Io faccio parte del Gruppo Scout …… di Grottammare. I nostri capi ci hanno fatto vedere un video di tutte le GMG passate e ci hanno chiesto se avessimo voglia di partecipare a quella di Lisbona. Per me è stato subito un sì, anche perché ne avevo sentito già parlare in maniera entusiastica da persone che avevano fatto questa esperienza in passato, come ad esempio Silvia.
Silvia: Io ero già stata a Cracovia nel 2016 e l’esperienza si era rivelata formativa per la mia vita. In Polonia avevo percepito per la prima volta una Chiesa diversa, che pensa ad un evento per i giovani e con i giovani, una Chiesa quindi che si pone in ascolto dei giovani, per davvero. Sono quindi partita per Lisbona con la volontà nel cuore di ricamminare sugli stessi passi percorsi sette anni fa. Inoltre avevo anche il desiderio, condiviso con altre persone della Parrocchia, di proporre questa esperienza ai ragazzi più piccoli. La pandemia ha fatto perdere a molti di loro tante occasioni di incontro e di relazione, quindi abbiamo pensato che la GMG avrebbe rimediato un po’ a questa mancanza e avrebbe fatto vivere loro in maniera piena e coinvolgente la dimensione dell’incontro.

Quali sono stati i momenti più belli che avete vissuto durante la Gmg di Lisbona?
Annamaria: Per me il momento più bello è stato in assoluto quello della Veglia. Quella sera, dopo aver camminato tante ore sotto il sole per raggiungere il settore a noi destinato, mi è venuta la febbre. Nonostante questo, durante la notte io ed alcune amiche ci siamo messe a camminare tra la folla per incontrare altri giovani come noi, conoscere la loro storia e scambiarci regali e gadget in ricordo di quel momento. In particolare abbiamo conosciuto numerosi gruppi Scout provenienti da altre parti del mondo con cui abbiamo parlato della vita associativa. Non avrei mai pensato di poter parlare di certi argomenti con persone così lontane da me!
La festa degli Italiani poi è stato un altro momento di grande condivisione, così come lo è stata l’intera giornata. È stato l’unico giorno, infatti, in cui noi della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto abbiamo trascorso così tante ore tutti insieme, non a piccoli gruppi.
Silvia: Il momento di spiritualità che più mi è piaciuto è stato quello della Via Crucis, in quanto è stata un bel racconto del mondo giovanile, autentico, coinvolgente, che ha approfondito vari aspetti della nostra vita e in cui in parte mi sono ritrovata.
A livello comunitario, invece, i momenti più belli sono stati quelli in famiglia. È stato piacevole constatare quanto sia stato importante per le famiglie accoglierci: ci siamo percepiti un grande dono per loro. Inoltre in casa eravamo quattro ragazze e nella casa accanto c’erano otto ragazzi, tutti di Grottammare e Monteprandone, quindi abbiamo condiviso momenti memorabili di allegria e divertimento.

Quali incontri, tra quelli avvenuti durante la Gmg di Lisbona, sono stati più significativi per voi e per la vostra vita?
Annamaria: Senza dubbio l’incontro con altri giovani della mia età. È stato bello condividere questa esperienza con tanti coetanei provenienti da tutto il mondo. Il momento degli scambi di gadget e regali, in particolare, ci ha permesso di conoscere tantissime persone: infatti, anche se non so per quale ragione, l’oggetto più desiderato era il cappello degli Italiani! In particolare ricordo di aver scambiato due cappelli con dei giovani provenienti dal Brasile: erano gli ultimi due cappelli rimasti in giro lì nel nostro settore, quindi mi hanno ringraziato come se avessi dato loro dell’oro! La cosa bella di questi scambi, però, non era l’oggetto in sé, bensì i racconti che venivano fuori. Volti, storie, vite lontano che per un attimo si sono toccate. Nel mio cuore resterà per sempre un ricordo bellissimo di quei momenti.
Silvia: Per me l’incontro più significativo è stato quello con un ragazzo del Guatemala che aveva il distintivo di Carlo Acutis, il quale ha visto che io indossavo una spilla del Beato e ce li siamo quindi scambiati reciprocamente. Mi sono emozionata al pensiero che un giovane, che vive in un altro continente così lontano dal nostro, possa conoscere la storia del Beato Carlo Acutis, che è stato un adolescente contemporaneo e nostrano. Questo incontro inoltre mi ha fatto riflettere su quanto sia importante la testimonianza della santità a cui, peraltro, ognuno di noi è chiamato. A volte non ci rendiamo conto di quanto le nostre azioni, i nostri comportamenti possano essere di esempio per tanti altri.

Dalle vostre parole si evince un grande desiderio di incontro, che la GMG ha in qualche modo soddisfatto. Cosa si può fare di concreto nella nostra Diocesi, ora che siete tornati a casa, per evitare che l’entusiasmo accumulato durante le giornate portoghesi non si disperda, anzi venga impiegato per portare frutto nelle nostre piccole comunità?
Annamaria: A me ha stupito veramente tanto constatare che a Lisbona ho parlato per la prima volta con persone con le quali in realtà avrei potuto parlare molto tempo prima, perché le incontro tutti i giorni, a scuola, alla fermata dell’autobus, davanti casa. Eppure non lo avevo fatto! Forse perché non si era creata un’occasione tale da farci fermare a scambiare due chiacchiere. A livello parrocchiale le iniziative non mancano, però non sempre vengono colte da tutti, perché dall’esterno i gruppi sembrano un po’ chiusi e chi non ne fa parte ha magari timore o imbarazzo ad entrare. La Gmg di Lisbona mi ha insegnato che i gruppi forse dovrebbero essere più aperti nel cercare di coinvolgere altre persone, ma al tempo stesso ho capito anche ogni giovane dovrebbe avere maggiore fiducia in se stesso e negli altri, prendere l’iniziativa confidando nel fatto che verrà accolto a braccia aperte, come è capitato a me.
Silvia: Io negli anni ho imparato che le persone si uniscono intorno ad un obiettivo: in questo caso la GMG di Lisbona. Ora che l’obiettivo è stato raggiunto, credo che, per non correre il rischio che tutto vada perduto, sia necessario coltivare questo desiderio di incontrarsi. Ognuno nella propria parrocchia e secondo il proprio carisma, cercherà di camminare sulla via dell’incontro. Di sicuro, però, c’è bisogno di unità, di oltrepassare il proprio gruppetto per qualcosa di più grande. Sul come riuscirci, non mi sento di dare grossi consigli, visto che da due anni ho terminato gli studi e, lavorando in Veneto, non vivo più la quotidianità del nostro territorio. Tuttavia credo che a livello diocesano possa essere utile una Equipe Giovanile rappresentativa di tutte le Parrocchie. Spesso infatti non ci rendiamo conto che le esigenze dei giovani possono essere diverse a seconda della realtà locale che vivono, ovvero a seconda del parroco del momento, delle associazioni presenti in Parrocchia, del numero e dell’età dei giovani, del luogo in cui abitano (collina, montagna o costa). Se nell’Equipe ci fosse un referente per ogni Parrocchia, ne guadagnerebbero sia l’Equipe che le Parrocchie! La prima avrebbe un contatto diretto con il territorio attraverso un giovane che si farebbe portavoce delle esigenze locali; potrebbe così ricevere stimoli e aggiornamenti continui da tutti ed agire quindi di conseguenza, scegliendo percorsi ed iniziative utili a tutti i giovani della Diocesi. Anche le Parrocchie ne trarrebbero giovamento: avrebbero infatti un contatto diretto con la Diocesi, le comunicazioni ai giovani sulle varie iniziative passerebbero con maggiore facilità e tutti si sentirebbero parte di una comunità più grande, che è quella diocesana.

Cosa desiderate nella vostra vita? In cosa credete consista la vostra personale realizzazione? Che donne volete diventare?
Annamaria: Vorrei essere una donna felice, quindi vorrei stare bene con me stessa e con tutte le persone che compongono la mia famiglia. Questa cosa non è scontata e mi spaventa molto. Ho inoltre anche un’altra grande paura, quella di non avere obiettivi. Ho infatti delle passioni, che però non credo possano garantirmi un lavoro certo nel futuro. Spero quindi nei prossimi anni di acquisire maggiori certezze nella vita e anche maggiore fiducia nel futuro.
Silvia: Il mio timore più grande è non riuscire a realizzarmi, ovvero non riuscire a camminare su quella strada ideale di felicità che mi sono creata, scrollandomi quelle che sono le aspettative degli altri. Personalmente vorrei avere una famiglia che non mi impedisca di vivere altri ambiti della vita in cui voglio stare, una famiglia che sia un aspetto importante della vita, perché voglio camminare con qualcuno e voglio anche che la relazione sia generativa, ma che non sia totalizzante.

Qual è l’eredità più grande che vi ha lasciato la Gmg di Lisbona?
Annamaria: Per me la parola che riassume bene questa esperienza è il termine viaggio, perché è stata sì un viaggio verso Lisbona per incontrare Papa Francesco, ma anche un viaggio dentro di me per conoscere meglio me stessa. È stata come una sveglia, che mi ha fatto destare dal mio torpore e mi ha spinta ad essere più proattiva, a non lasciarmi sopraffare dagli eventi, bensì a provocarli. In tal senso la più grande eredità che mi ha lasciato la Gmg è la voglia di fare, di partecipare, di conoscere gli altri e il mondo. Prima di Lisbona ho sempre fatto parte del gruppo Scout della mia Parrocchia e non mi sarei mai sognata di andare a parlare con i miei coetanei di altri gruppi o associazioni. Ora, invece, tutto è cambiato: in Portogallo e anche durante il viaggio ho fatto amicizia con ragazze e ragazzi che appartengono ad altri gruppi e sono contenta di mantenere questi rapporti anche ora che la Gmg è finita. Questa è un cosa che due mesi fa non avrei mai fatto!
Un’altra bella eredità è stata anche la scoperta che le catechesi possono essere momenti molto belli e coinvolgenti, se fatte con gli amici, quindi condividendo sogni e paure. Se prima di partire mi avessero detto che mi sarei divertita ad ascoltare le catechesi, non ci avrei creduto! Ora che l’ho provato, posso dire il contrario e posso affermare che anche pregare, se fatto insieme, è più bello.
Silvia: A me questa Gmg ha dato tanto. A livello spirituale mi ha fatto riflettere molto sul tema “Maria si alzò e andò in fretta”. In questo momento della mia esistenza sento proprio chiaro e forte quell'”alzati” come stimolo a provare a dare una direzione alla mia vita. Oltre a questo – che non è poco! – mi ha anche restituito l’affetto e l’amicizia dei miei amici e compaesani. Stare lontana per molto tempo per motivi di lavoro mi ha tenuto lontana anche da quelle relazioni che prima vivevo quotidianamente. La scoperta di una continuità in quei legami, il camminare su una strada comune che ci fa sentire fratelli, la riscoperta di queste relazioni mi ha riaperto il cuore. Colgo quindi l’occasione per dire ai più giovani, ragazze e ragazzi, di continuare a frequentare quei luoghi, come la Parrocchia, in cui ci si può spogliare di quella esteriorità che a volte il mondo richiede e di curare i legami soprattutto con quelle persone con cui ci si può mettere a nudo, con cui si può essere autentici. Sempre.

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