Occupa ancora le prime pagine dei quotidiani britannici e i siti la chiatta-caserma “Bibby Stockholm”, ormeggiata nel porto di Portland, attrezzata come centro di detenzione, 222 stanze che dovrebbero ospitare, nei prossimi mesi, oltre 500 richiedenti asilo, in attesa che i giudici decidano della loro richiesta. Un primo gruppo era stato fatto salire sulla nave agli inizi di agosto, prima che il ritrovamento di tracce di legionella a bordo portasse alla loro evacuazione. È di oggi la notizia che legali del sindacato che rappresenta i pompieri, “Fire Brigades Union”, hanno scritto alla ministra dell’Interno britannica, Suella Braverman, per denunciare che la nave è a rischio di sovraffollamento e che una delle tre uscite di sicurezza, in caso di incendio, non è accessibile perché si trova alla fine di un corridoio troppo ripido. Il sindacato, che ha definito la chiatta una “trappola mortale”, è ricorso a vie legali perché ha più volte contattato la ministra senza essere ascoltato. Sempre a Suella Braverman è stata anche spedita una lettera aperta da 39 richiedenti asilo, ospitati brevemente sulla chiatta, che raccontano come uno di loro abbia tentato il suicidio per le condizioni disumane nelle quali si trovavano. “Stare sulla chiatta ci ha fatto sentire come criminali, cittadini di seconda classe”, hanno scritto i richiedenti asilo. “Siamo stati gli ultimi ad essere informati dello scoppio della legionella. Non abbiamo la forza di affrontare le sfide che ci attendono”.
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