SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta dei Sindaci che amministrano i Comuni presenti sul territorio della nostra Diocesi. Oggi è la volta di Antonio Spazzafumo, Primo Cittadino di San Benedetto del Tronto. Diplomato Perito Elettronico al prestigioso Istituto Montani di Fermo, Spazzafumo nella vita fa l’imprenditore: è, infatti, da ben 35 anni, amministratore di un’azienda che opera con successo nell’ambito dell’hardware e software per ufficio. Eletto nell’ottobre del 2021, è alla sua prima esperienza politica.
Ritiene che amministrare sia più un onore o una responsabilità? Ha un modello o una massima a cui si ispira nella sua attività amministrativa?
Credo che amministrare la propria città, la città in cui si è nati e cresciuti, la città che si ama, sia prima di tutto motivo di orgoglio, quindi un grandissimo onore. Non posso però negare che al contempo sia anche una grossa responsabilità, nel senso etimologico del termine. Responsabilità infatti significa impegnarsi a rispondere a qualcuno – e anche a se stessi – delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano. Da Sindaco sono chiamato a fare valutazioni importanti per l’interesse della collettività e a prendere decisioni per il bene comune. Da imprenditore posso dire che questo aspetto è presente anche nella mia esperienza professionale, in quanto anche amministrare una o più aziende è faticoso e complicato, però in ambito lavorativo le decisioni vengono prese ed attuate nell’immediato; al contrario nella Pubblica Amministrazione i tempi sono molto più dilatati perché bisogna tener conto di vari passaggi, alcuni di sostanza altri di forma: le proposte infatti prima vanno discusse, poi portate in Consiglio e, una volta approvate, vanno attuate in collaborazione con gli Uffici Amministrativi.
Per quanto riguarda un modello a cui ispirarmi, non provenendo dal mondo della politica, non ho un politico di riferimento. Nel prendere decisioni mi affido ad alcuni valori che ritengo fondamentali: l’onestà, la trasparenza, la legalità, il buon senso e la condivisione con la squadra di Governo.
I suoi strenui sostenitori sono stati i primi ad abbandonarla, mentre chi le ha riservato un appoggio più moderato continua a supportarla. Se lo sarebbe mai aspettato? È contento di come sta procedendo la sua prima esperienza da Sindaco? Qual è il bilancio di questi primi due anni di mandato? Lo rifarebbe?
La nostra è una coalizione civica, quindi con idee e pensieri diversi che si sono uniti nell’unico obiettivo di governare la città. Qualcuno, all’epoca della campagna elettorale, mi diceva che l’idillio che stavo vivendo in quei giorni non sarebbe proseguito dopo le elezioni. Io sono abituato ad affrontare anche situazioni complesse, quindi ho ascoltato i consigli di chi mi aveva avvisato, ma non mi sono scoraggiato e ho continuato ad andare avanti per la mia strada. Una volta insediati, ho notato dei cambiamenti, a volte nell’atteggiamento, altre volte in posizioni che non erano quelle contenute nel programma di mandato. Per gli Amministratori il programma di mandato deve essere come il Vangelo, ovvero un punto di riferimento che va seguito con rigore. Se un esponente della maggioranza fa una critica costruttiva, per me è un piacere, perché allarga la discussione e stimola il confronto; ma, se al contrario, fa una critica quotidiana, fine a se stessa, senza visione di un obiettivo condiviso, senza un’alternativa da portare avanti, allora diventa un perenne no, un’opposizione all’interno della maggioranza, che costringe l’Amministrazione a governare con il freno a mano tirato. Questo non è un bene per la comunità. Quindi la mia risposta è sì, potevo immaginare qualche defezione, non solo tra i Consiglieri, ma anche tra i sostenitori esterni, perché ero stato avvisato; tuttavia avevo stilato un programma di mandato che univa tutti all’epoca e ad oggi non posso rimproverarmi nulla, perché io ancora adesso mantengo fede a quel programma, sono loro che se ne sono allontanati. Nonostante questa piccola amarezza, sono molto contento della mia esperienza amministrativa, in quanto ricevo molti messaggi da cittadini Sambenedettesi che sono soddisfatti e anche grati per quello che stiamo facendo. Pertanto, alla domanda “Lo rifarebbe?”, la mia risposta è un sì convinto.
Qual è la delibera di cui è più orgoglioso, il progetto di cui è più fiero?
Ce ne sono numerosi. Ne elenco solo alcuni che ritengo siano di fondamentale importanza per la nostra città. Prima di tutto i lavori sbloccati a piazza Kolbe che ospiterà la Sede della Polizia Locale che inaugureremo nei prossimi mesi. Appena eletto, ho visitato il luogo in cui era insediata la nostra Polizia ed ho visto locali fatiscenti che non erano assolutamente adeguati ad ospitarla. Poi voglio menzionare anche l’area San Pio X che da tempo i cittadini attendono. Ho chiesto a tutti i membri della lottizzazione di effettuare i lavori della piazza prima di costruire ulteriori palazzine: in Italia siamo abituati a costruire prime le case e poi i servizi; io ho chiesto il contrario. Entro ottobre dovrebbero iniziare i lavori ed entro la fine dell’anno dovrebbero essere terminati. Oltre a questi due progetti importanti e alla riapertura della Piscina Comunale, voglio parlare anche dell’area dell’ex Bocciofila. Quando ho preso accordi con gli organizzatori della Coldiretti, ho chiesto che, prima ancora di partire, venisse ripulita tutta quell’area e mi venisse restituita in modo da essere fruibile per i cittadini. Così è stato e ne vado fiero, perché ora abbiamo un luogo in più in cui poter realizzare eventi ed incontri. Insomma stiamo sbloccando una serie di lavori che erano fermi da anni, perché vogliamo far ripartire la città, restituendole alcune strutture cardine. Ad oggi, ad esempio, non abbiamo aree museali, se non quelle legate al Mercato Ittico, e non possediamo neanche un luogo adeguato per ospitare convegni, però abbiamo edifici come Villa Rampelli e il vecchio Municipio che sono inutilizzati. Andremo allora a ristrutturare queste due strutture, ad affidare l’area dell’ex Bambinopoli e a sistemare l’area del Ballarin, dandogli un’identità diversa, con un parco ed un museo dedicato alla nostra società calcistica che andranno a ricordare la storia di quel luogo, grazie anche alla dedicazione dell’area alle due ragazze scomparse nel tragico rogo del 1981.
È notizia di questi giorni la richiesta dei commercianti del centro che vogliono uno sconto sulle tasse a causa delle perdite sulle vendite legate all’evento con la Coldiretti. Numerose le polemiche anche sui disagi che l’avvenimento ha provocato alla viabilità. Dunque ne è valsa la pena? Come valuta questa esperienza?
Difendo a spada tratta l’evento della Coldiretti, perché è andato benissimo.
Per quanto concerne le presunte perdite, voglio fornire un dato su tutti: l’evento della Coldiretti ha fatto registrare 2.500 pernottamenti. Alle 3:00 di notte c’erano ancora persone che giravano per i locali della città, quindi dire che le attività commerciali non abbiamo lavorato e guadagnato, è una strumentalizzazione. Se vogliamo ragionare sul fatto che alcuni non vogliano un evento così invasivo per la città, è un conto; ma ragionare sulle cifre è un altro discorso. I commercianti si sono confrontati con gli organizzatori, i quali hanno fatto scegliere direttamente ai commercianti, in particolare agli ambulanti, se fare o no il mercato: in questo secondo caso, avrebbero avuto un indennizzo per il mancato guadagno o per i disagi legati agli spostamenti, invece i rappresentanti degli ambulanti hanno scelto di farlo sul lungomare, così da avere il vantaggio di essere in continuità all’esposizione della Coldiretti ed avere una fetta di clienti in più rispetto a quelli abituali. Questa cosa la dirò anche ai commercianti tra qualche giorno quando li incontrerò, sottolineando che, se dei 2.500 pernottamenti anche solo una parte di quelle persone tornasse a San Benedetto il prossimo anno con la propria famiglia, vorrebbe dire che noi avremmo una moltitudine di turisti.
Per quanto riguarda invece la viabilità, si sono presentate delle problematiche durante le prime ore del primo giorno, ma già dal secondo giorno gli organizzatori si sono attivati per creare varchi ed attraversamenti che hanno permesso a tutti di confluire dal centro al lungomare e viceversa. Quindi, a parte il disagio del primo giorno, nei giorni successivi, avendo messo a disposizione numerosi bus navetta gratuiti che giravano per la città, il traffico è tornato alla normalità. Quello che mi è molto dispiaciuto è stato vedere sui social critiche all’evento Coldiretti con immagini relative all’evento sulle Frecce Tricolori! Delle vere e proprie fake news alle quali molti hanno creduto!
Parliamo dunque di comunicazione. Al giorno d’oggi una buona Amministrazione, oltre che fare bene, deve anche saper comunicare bene. Come reputa la sua comunicazione?
Dico sinceramente che all’inizio ho fatto degli errori, perché ho sottovalutato l’importanza della comunicazione. Quando vedevo riportate notizie non vere o comunque distorte, inizialmente ho deciso di non rispondere, anche perché questo richiede del tempo e delle energie che vorrei utilizzare per fare il bene della mia città e non per rispondere agli oppositori. Successivamente, però, mi sono reso conto che, così facendo, avremmo lasciato ai Sambenedettesi un racconto distorto del bel lavoro che invece la nostra Amministrazione stava facendo. Allora, nei mesi, ho imparato ad anticipare, ad illustrare ai cittadini le iniziative prima di realizzarle, così come a promuovere gli eventi prima che accadano. Stiamo raffinando la comunicazione anche mettendo al corrente gli utenti di quelli che sono i tempi e le procedure di realizzazione dei progetti, oltre che tenendo sotto controllo la comunicazione mia e degli altri Amministratori. Ci stiamo lavorando da un po’ e abbiamo già registrato un’inversione di tendenza. Certamente contro gli oppositori pretestuosi non si può far nulla! Le faccio un esempio. Io sono molto esigente con i dirigenti degli Uffici che si prendono cura della nostra città, come la società CIIP o la PicenAmbiente. In merito a quest’ultima, vorrei dire che sono molto attento a verificarne il lavoro quotidiano. In estate in alcuni punti strategici della città sono passati due volte al giorno per la raccolta dei rifiuti: al mattino presto e nel pomeriggio. Se uno va a fare la foto in tarda serata, alle 2:00 di notte, prima di andare a letto, è chiaro che troverà a cassonetti colmi di spazzatura. Probabilmente lo farà con l’intento specifico di creare malcontento nei confronti dell’Amministrazione e fare un’opposizione che io personalmente ritengo non costruttiva per gli Amministratori e soprattutto non feconda per la città che, al contrario, viene mal promossa nei confronti dei turisti e dei cittadini delle località limitrofe.
Molte e contraddittorie sono le informazioni che si rincorrono sul tema della sanità locale. Facciamo il punto della situazione sia sull’Ospedale Madonna del Soccorso sia sulla struttura prevista in zona Ragnola?
Dall’inizio della nostra Amministrazione, che va avanti da 22 mesi, abbiamo cambiato tre direttori al Madonna del Soccorso e anche la referente dell’Opposizione, la dott.ssa Bottiglieri, si è dimessa da presidente della Commissione Consiliare. La difficoltà maggiore che abbiamo avuto, perciò, è stata quella di non avere un referente con cui stabilire una programmazione seria e duratura nel tempo, perché da un lato ci siamo trovati a dover concordare un piano d’azione con dirigenti che dopo pochi mesi sono andati via e dall’altro non abbiamo proprio avuto un interlocutore con cui ragionare e confrontarci. Ora, da poche settimane, abbiamo iniziato ad avere qualche primo contatto con la dott.ssa Nicoletta Natalini, direttrice dell’Azienda Sanitaria Territoriale – AST Picena, la quale mi ha fatto un’ottima impressione: mi ha riferito che gli operatori sanitari attualmente impiegati, sia medici che infermieri, sono di elevata qualità professionale ed in numero più che sufficiente; quello che manca è un’adeguata organizzazione, unita ad una strumentazione rinnovata, moderna, adeguata alle esigenze del territorio. Insieme alla direttrice abbiamo discusso sull’attuale condizione della sanità territoriale, sulle le sue criticità, sui suoi punti di forza e sui potenziali percorsi da attuare per affrontare le difficoltà e migliorare il livello dei servizi. Insieme abbiamo anche definito gli ambiti in cui la collaborazione tra i due Enti possa dare i frutti migliori e nel più breve tempo possibile.
Per quanto riguarda l’ospedale di comunità che nascerà, posso dire che sarà di supporto al nosocomio già esistente: i casi urgenti verranno destinati al Pronto Soccorso dell’Ospedale Madonna del Soccorso, mentre tutti gli altri interventi che non devono essere realizzati in urgenza saranno gestiti nella struttura di Ragnola.
Auspico che su questo tema, così importante per la nostra comunità ma anche per l’hinterland sambenedettese, ci siano sempre minori strumentalizzazioni e un maggior coinvolgimento anche della Minoranza. Su temi come la sanità è importante che la Politica dia risposte serie e forti con il contributo di tutti.
La travagliata vicenda Samb sembra finalmente essere giunta ad una conclusione positiva per la città, grazie al suo interessamento che è stato determinante. Quale sarà il futuro delle due squadre, sia maschile che femminile?
Per quanto riguarda la vicenda Samb, devo dire che il lavoro fatto per raggiungere questo obiettivo viene da lontano, un lavoro iniziato oltre un anno fa, quando i tifosi chiedevano di restituire dignità alla squadra nostrana e ai calciatori che erano costretti a migrare verso altre squadre. Io, che ho sempre nutrito una passione per il calcio e mi sono occupato per anni della squadra del Torrione, non potevo vedere la mia città umiliata in quella maniera. Ho tuttavia sofferto in silenzio, perché c’era comunque una proprietà da rispettare che, al di là dei risultati in campo, era in quel momento rappresentativa della città. Per questo motivo mi sono messo anche a disposizione della proprietà per segnalare persone interessate a dare una mano e a risollevare la situazione. Quando ho visto la gravità dello stato delle cose, non me la sono sentita di restare a guardare e ho dato un ultimatum: oltre il 15 giugno mi sarei sentito libero di agire autonomamente e così è stato. Sono andato a Roma per incontrare il presidente della FIGC e ho parlato con alcuni imprenditori locali che potessero in qualche modo dare valore alla Sambenedettese. È stato fatto un lavoro silenzioso, ma proficuo. Alcuni cittadini e tifosi me ne hanno dette di tutti i colori, rimproverandomi il fatto di non occuparmi del problema, di non intervenire. Non nascondo il fatto che in alcuni momenti di tensione io abbia anche pensato di mollare, ma poi il grande amore per la mia città e per questo sport, unito a molti cittadini che mi hanno incitato e sostenuto, ho deciso di proseguire a dare il mio contributo per far risorgere dalle ceneri la nostra amata squadra cittadina. Con la presidenza Massi, è stato rilevato anche il nome della storica squadra locale, U. S. Sambenedettese, che attualmente milita in serie D.
Per quanto riguarda la squadra femminile, attualmente sul territorio esiste la F. C. Sambenedettese Calcio Femminile, che lo scorso anno ha vinto il Campionato di Eccellenza ed è andata in Serie C femminile, disputando il Campionato Nazionale di calcio a 11 contro società molto più blasonate della nostra. Ho ricevuto con piacere le calciatrici nel mio ufficio e, come vede, conservo ancora la maglietta firmata da loro. Quest’anno la stagione non è andata bene come la precedente: le nostre ragazze sono retrocesse, ma all’interno della squadra ci sono alte professionalità che meritano di essere valorizzate e segnalate agli osservatori.
Di entrambe le squadre cittadine, sia maschile che femminile, voglio sottolineare la cura che hanno le società e gli allenatori a far seguire con attenzione agli atleti e alle atlete i loro personali percorsi di studio, in quanto ritengono che l’impegno calcistico debba andare di pari passo con quello scolastico. Per me questo è un grande merito delle nostre società sportive.
Sono sempre più frequenti episodi di violenza e regolamenti di conti legati al mercato della droga, come testimonia anche la vicenda di pochi giorni fa che ha visto protagonista un giovane che si era abusivamente nascosto in Caritas durante la notte. Cosa intende fare la sua Amministrazione per contrastare e soprattutto prevenire il disagio sociale e gli episodi di violenza?
Sono stato più volte ospite della Caritas Diocesana ed ho avuto modo di constatare ogni volta quante persone vadano lì a fare pranzo, quante persone si mettano in fila, con grande dignità, per prendere un pasto, anche tanti Italiani, anche Sambenedettesi. Vedere quello mi ha fatto male perché, mentre per un extracomunitario posso capire che non abbia altri legami qui in Italia e non abbia quindi qualcuno su cui appoggiarsi per arrivare a fine mese, al contrario un cittadino italiano ha anche familiari, parenti, amici, che magari potrebbero aiutarlo. Ho visto, invece, con i miei occhi file che ricordano gli anni della guerra, quando ci si metteva in coda per prendere un pezzo di pane. La vista di quelle file mi ha fatto riflettere molto, mi ha fatto anche capire che la povertà non ha nazionalità e soprattutto mi ha fatto maturare il desiderio di non vederle più.
Per quanto riguarda l’Amministrazione, perciò, il mio impegno personale è agire sull’aspetto economico e del lavoro. Sto cercando di far girare un’economia diversa qui a San Benedetto, così da poter offrire nuovi e maggiori posti di lavoro. Questo è l’unico modo per contrastare non solo la povertà, ma anche gli altri disagi ad essa collegati, come le dipendenze, la solitudine, il ricorso alla violenza o all’illegalità. È importante dare lavoro alle persone, sia italiane che straniere. Io stesso, nella mia azienda, ho assunto in passato tre extracomunitari, qualche altro l’ho inserito nel mondo del calcio. A me sono capitati tutti giovani in gamba, che avevano voglia di lavorare e di migliorarsi. È chiaro che alle persone devi dare delle opportunità e metterle alla prova. La Caritas fa questo: da a tutti un’opportunità. Purtroppo in quel “tutti” c’è anche chi se ne approfitta o semplicemente non ce la fa, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio e, per colpa di uno, parlar male di tutta la categoria. Né si può incolpare la Caritas per quello che fa, perché cerca solo di dare a queste persone un’opportunità, un’aspettativa di vita quanto meno dignitosa. Anzi sono grato a tutti quei luoghi di carità, come la Caritas Diocesana, per l’enorme servizio che rendono a favore della comunità, mettendo a disposizione tempo e risorse per contrastare la povertà e tutte le problematiche ad essa collegate.
Qual è il sogno o il progetto importante che vorrebbe vedere realizzato prima della fine del suo mandato?
Spesso i cittadini ritengono il programma di mandato uno strumento di propaganda elettorale; io, al contrario, lo ritengo un documento importante, perché è un patto fatto con i cittadini e, come tale, va onorato. Pertanto il vero successo per me sarebbe riuscire a realizzare buona parte dei progetti del programma di mandato. Mi piacerebbe inoltre – e forse questo è il vero sogno – che tutti i Sambenedettesi potessero tornare ad avere un senso di appartenenza alla città, quel sentimento di orgoglio che negli anni ci ha sempre contraddistinto. Stiamo lavorando per far tornare a splendere la nostra città in molteplici ambiti, così da essere attraente per i turisti, ma anche per i Sambenedettesi i quali dovranno sentirsi orgogliosi di vivere in una delle città più belle della costa adriatica.
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