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Centobuchi, intervista a Mauro Sabatini sulla GMG a Lisbona: “Attraverso la nostra unicità, noi giovani siamo chiamati a costruire una Chiesa aperta, accogliente verso tutti, inclusiva”

MONTEPRANDONE – La Giornale Mondiale della Gioventù a Lisbona ha evidenziato ancora una volta quanto sia importante la ricerca di un rapporto personale con ogni singolo giovane. È anche per questo motivo che il nostro giornale ha pensato di incontrare alcuni giovani della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto che hanno preso parte alle giornate portoghesi per farci raccontare la loro esperienza.
Dopo aver raccolto la testimonianza di Iacopo Sabini (https://www.ancoraonline.it/2023/08/22/villa-rosa-iacopo-sabini-ci-racconta-la-sua-gmg-lisbona-quanto-grande-la-chiesa/), Laura Marchetti (https://www.ancoraonline.it/2023/08/25/gmg-lisbona-intervista-alla-giovane-laura-marchetti-gesu-un-amico-fidato-ci-aiuta-condividere-peso-delle-nostre-cadute/), Silvia Locatelli e Annamaria Michettoni (https://www.ancoraonline.it/2023/08/30/foto-grottammare-silvia-locatelli-annamaria-michettoni-ci-raccontano-la-gmg-lisbona/), concludiamo oggi con Mauro Sabatini, di 23 anni, appartenente all’Unità Pastorale Sacro Cuore e Regina Pacis di Centobuchi in Monteprandone, studente di Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Macerata, membro dell’Equipe Diocesana di Pastorale Giovanile ed animatore del gruppo dei giovani di Regina Pacis che frequentano il 2° anno delle Scuole Superiori e che hanno da poco ricevuto il Sacramento della Cresima.

Cosa l’ha spinta a partire per la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona? Quando ha capito di aver fatto bene a prenderne parte?
È un desiderio che avevo da tempo. Mia sorella, che ha 25 anni, è stata a Cracovia nel 2016 e me ne aveva parlato in maniera entusiastica. Poi avevo ascoltato anche la testimonianza sia di altri ragazzi della Parrocchia, che si erano trovati molto bene, sia di don Pierluigi Bartolomei, quando era parroco a Centobuchi. Mi dicevano che loro nella Gmg avevano visto concretizzata in esperienza l’idea di fratellanza universale, un tema sul quale avevo molto riflettuto anche prima della Gmg. Mentre eravamo in Portogallo, la mattina nella località di Benedita, dove alloggiavamo, ho partecipato a delle catechesi molto interessanti e ho avuto modo di pensare ancora di più a questo fatto di sentirsi tutti fratelli. Durante quelle catechesi in particolare, ma anche durante le giornate portoghesi in generale, quando abbiamo avuto occasione di incontrarci con alcuni di quei quasi due milioni di persone che erano presenti, mi sono reso conto che chi mi aveva consigliato di partecipare aveva proprio ragione!

Quali sono stati i momenti più belli che ha vissuto durante la Gmg di Lisbona?
Ci sono stati numerosi momenti belli.
Il primo che mi viene in mente è sicuramente la Veglia. Poco prima eravamo stati chiamati a scambiare con gli altri giovani presenti oggetti, gadget, qualcosa che ricordasse noi e il nostro paese di provenienza; quindi il momento precedente era stato caratterizzato da una via vai incredibile di persone e anche da tanta confusione. All’improvviso è sceso il silenzio, tutti ci siamo messi in ascolto, qualcuno anche in ginocchio. Non avrei mai pensato che fossimo in grado di raggiungere un raccoglimento totale in mezzo ad una folla del genere. Condividere quel momento di preghiera con tutte quelle persone mi ha stupito positivamente, mi ha meravigliato.
Un altro momento bello è stato quello che abbiamo vissuto a Nazaré, una nota località balneare in Portogallo, quando in spiaggia ci siamo messi a giocare con tanti ragazzi provenienti da molti altri paesi del mondo, avendo di fronte l’Oceano Atlantico. Sono stato invaso da una sensazione nuova, di gioia, di pienezza: ero proprio nel posto in cui volevo essere.
Un ultimo momento che voglio menzionare è quello vissuto a Montserrat. Una sera, insieme ai giovani della Diocesi di Ascoli Piceno, abbiamo percorso un sentiero in mezzo ai boschi fino a una cima dalla quale si poteva godere di una vista spettacolare: guardando verso il basso, vedevamo le luci delle città, tra cui anche Barcellona, come a farci tornare alla mente la confusione e il tran tran della vita quotidiana; alzando lo sguardo, potevamo ammirare le stelle nel cielo, silenziose ma luminosissime, che ispiravano quiete e serenità; nel mezzo, in primo piano, una croce, piccola ma immensa, quasi a ricordarci che solo attraverso la croce possiamo salire alle stelle. Sono stato invaso da un senso di pace ed armonia che ricorderò per sempre.

Quali incontri, tra quelli avvenuti durante la Gmg di Lisbona, sono stati più significativi per lei e per la sua vita?
Incontro è forse la parola chiave di questa Gmg per me! Quindi sceglierne uno su tutti è difficile.
Voglio segnalare prima di tutto l’incontro con la famiglia portoghese che ci ha ospitato. L’accoglienza che abbiamo ricevuto è stata meravigliosa. Ci hanno riservato tanti gesti gentili. Con loro abbiamo scambiato oggetti, gadget, cibi. Io e gli altri ragazzi ci siamo sentiti veramente a casa.
Un altro incontro significativo per me è stato quello con gli altri giovani della zona. Mi sono sentito più vivo, più completo; ho sentito la Chiesa Diocesana più vicina e me ne sono sentito parte. È stato molto bello anche condividere l’esperienza con i giovani della Diocesi di Ascoli Piceno perché, pur essendoci incontrati solo per questa specifica circostanza, è stato come se ci conoscessimo da tempo. E tutto è avvenuto anche in maniera molto naturale, non costruita.

Cosa si può fare di concreto nella nostra Diocesi per far sentire le comunità cristiane ancora più prossime ai giovani e per non disperdere l’entusiasmo accumulato durante le giornate portoghesi?
Credo che a livello parrocchiale non ci sia molto da fare, nel senso che le comunità che propongono un cammino specifico per i giovani lo facciano già al massimo delle loro potenzialità, mentre quelle che non lo propongono probabilmente non hanno gli strumenti o le risorse per farlo.
A livello diocesano, invece, come Equipe Giovanile, sicuramente cercheremo di rilanciare Casa Giovani, una proposta da rivolgere a giovani già inseriti in un cammino parrocchiale, un’occasione di crescita importante nella fede e per la vita, un momento di condivisione con altri giovani adulti utile per confrontarsi e fare discernimento.
Proprio in questi giorni infine stiamo organizzando un momento di incontro con i giovani che hanno partecipato alla Gmg a Lisbona. Un incontro informale, in amicizia, per fare il punto della situazione e condividere anche i sentimenti che ci hanno accompagnato durante e dopo la Gmg. Ritengo che aumentare i momenti di incontro a livello diocesano farebbe sicuramente piacere a tutti.

La Chiesa di oggi è bella, nel senso etimologico del termine, ovvero è capace di attrarre a sé, come faceva Gesù? Perché un giovane oggi dovrebbe scegliere di seguire Gesù e la Chiesa?
Rispetto al passato, anche quello recente, la Chiesa sta facendo enormi passi in avanti, anche grazie a papa Francesco, ma c’è ancora tanta ruggine da togliere prima di divenire la Chiesa che vorremmo, ovvero aperta, accogliente verso tutti, inclusiva.
Ritiene che questa Gmg e le parole di Papa Francesco abbiano dato una spinta maggiore all’impegno dei giovani laici nella Chiesa?
Papa Francesco, rispetto alle nostre comunità, è avanti anni luce! Ha compreso da tempo l’importanza dei laici nella Chiesa e in diverse circostanze ha rimarcato questo suo pensiero con il quale sono totalmente d’accordo. Sui tempi e sulle modalità non credo si possano fare previsioni, ma vedo che si tratta di un processo già in corso. Le Unità Pastorali, ad esempio, sono secondo me uno strumento per impegnare maggiormente i laici, assegnando loro maggiori servizi, compiti e responsabilità rispetto ad altre comunità. Spesso i sacerdoti, per poter effettuare alcuni adempimenti burocratici, sono costretti a rinunciare a qualche momento di spiritualità che invece potrebbe essere utile ai fedeli. I laici potrebbero – come già in alcune parrocchie stanno facendo – ottemperare a questioni burocratiche, lasciando ai sacerdoti più tempo per la loro missione pastorale. Ma più in generale tutti i cristiani sono chiamati ad annunciare il Vangelo e a testimoniarlo attraverso la propria vita, operando la carità e la giustizia. Quindi in realtà, il nostro essere cristiani non si riduce alle ore che trascorriamo in parrocchia o in chiesa, bensì pervade tutta la nostra vita. Se capiamo questo, automaticamente ci sentiamo tutti in dovere di impegnarci attivamente sempre, tutti i giorni, in ogni contesto. La Gmg ci ha ricordato questo e ce lo ha ricordato nel modo più bello possibile, ovvero attraverso le testimonianze di giovani come noi. Parlavo proprio in questi giorni con alcuni ragazzi i quali mi dicevano che, a seguito della Gmg, hanno avviato un percorso di discernimento personale: stanno rivalutando la loro vita, si sentono più forti e pronti ad affrontare le difficoltà, hanno anche pensato di ricominciare a svolgere un servizio in maniera più attiva nelle loro rispettive parrocchie.
Cosa desidera nella sua vita? In cosa crede consista la sua realizzazione? Qual è l’uomo che vuole diventare?
Ritengo che un grande valore sia la libertà, quindi mi auguro di diventare un uomo libero. Libero da ogni condizionamento che possa giungere della famiglia e dalla società. Libero anche da condizionamenti e sovrastrutture che a volte mi metto in testa da solo. Libero nelle relazioni, nel senso di essere libero di essere me stesso, senza farmi condizionare da certi stereotipi che spesso mi vengono proposti e caldamente consigliati. Libero anche nella fede, libero di esprimerla, visto che per me è un valore importante che mi ha aiutato molto a costruire legami, a fortificare le relazioni, a farmi aprire con gli altri e a responsabilizzarmi, anche attraverso le attività parrocchiali. Ho ricevuto molto dalla parrocchia e mi sento grato e in dovere di restituire qualcosa. Quindi tra dieci anni mi vedo ancora come un cristiano impegnato, ma più libero e con una famiglia che cammina nella fede. Un cristiano impegnato non necessariamente in parrocchia ma in generale nella vita.

Qual è l’eredità più grande che le ha lasciato la Gmg di Lisbona?
Quando sono partito, non ero in pace con me stesso. Avvertivo una sensazione di incompletezza e di insoddisfazione. Avevo infatti una serie di aspettative su me stesso che forse non ero stato in grado di soddisfare ed ero assalito da alcune insicurezze. Poi, però, le parole del papa mi hanno fatto riflettere molto. In particolare in due circostanze. Tra gli appunti che ho preso sul discorso fatto dal Pontefice durante la Via Crucis, ho trovato scritto questo: “Pensa a quando hai paura: Dio ti consola, ti ama”. Inoltre, durante la festa di benvenuto, papa Francesco ci ha ricordato che il Signore ci ama così come siamo. E ama tutti. Quel “todos, todos, todos”, ripetuto tre volte, mi è entrato dritto nel cuore. Mi sono sentito rassicurato, in pace e anche colmo di uno slancio nuovo. Le parole di papa Francesco mi hanno fatto capire che, proprio attraverso la nostra unicità, tutti, ma soprattutto noi giovani, siamo chiamati a costruire una Chiesa forte, una Chiesa grande, una Chiesa meno elitaria e più inclusiva.

Carletta Di Blasio: