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Papa in Mongolia: incontro con operatori della carità, dall’impegno dei missionari “sono sbocciati tanti frutti” di carità

(Foto Vatican Media/SIR)

“La dimensione caritativa fonda l’identità della Chiesa”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo discorso all’incontro con gli operatori della carità e l’inaugurazione della Casa della Misericordia, durante il suo viaggio apostolico in Mongolia. Il Pontefice ha indicato le “quattro colonne” di cui la Chiesa è costituita: comunione, liturgia, servizio e testimonianza. “È meraviglioso vedere che, dopo tanti secoli, lo stesso spirito permea la Chiesa in Mongolia: nella sua piccolezza, essa vive di comunione fraterna, di preghiera, di servizio disinteressato all’umanità sofferente e di testimonianza della propria fede. Proprio come le quattro colonne delle grandi ger, che sostengono il tondo centrale superiore, permettendo alla struttura di reggersi e di offrire spazio accogliente al suo interno”, ha aggiunto. A proposito della benedizione della Casa, il Papa l’ha considerata “un’espressione concreta di quel prendersi cura dell’altro in cui i cristiani si riconoscono”; perché “dove c’è accoglienza, ospitalità e apertura all’altro si respira il buon profumo di Cristo”. “Lo spendersi per il prossimo, per la sua salute, i suoi bisogni primari, la sua formazione e la sua cultura, appartiene fin dagli inizi a questa vivace porzione del Popolo di Dio”. Ricordando l’arrivo nel Paese dei missionari negli anni ’90, Francesco ha poi osservato come “oggi da quelle radici è cresciuto un tronco, sono spuntati dei rami e sono sbocciati tanti frutti: numerose e lodevoli iniziative benefiche, sviluppatesi in progetti a lungo termine, portati avanti per lo più dai diversi Istituti missionari qui presenti e apprezzati dalla popolazione e dalle autorità civili”. “D’altronde – ha ricordato -, era stato lo stesso Governo mongolo a chiedere l’aiuto dei missionari cattolici per fronteggiare le numerose emergenze sociali di un Paese che al tempo versava in una delicata fase di transizione politica, segnata da diffusa povertà. Questi progetti vedono impegnati tutt’oggi missionari e missionarie di tanti Paesi, che mettono al servizio della società mongola le loro conoscenze, la loro esperienza, le loro risorse e soprattutto il loro amore. A loro, e a quanti sostengono queste numerose opere di bene, vanno la mia ammirazione e il mio più sentito ‘grazie’”.

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