Durante l’udienza concessa ieri mattina a Baselios Marthoma Mathews III, Catholicos dell’Oriente e Metropolita della Chiesa Ortodossa sira malankarese, Papa Francesco ha espresso l’auspicio di “celebrare insieme il 1700° anniversario del primo Concilio Ecumenico, quello di Nicea”.
“Io voglio che lo celebriamo tutti insieme – ha detto il Santo Padre -. Le divisioni che si sono verificate nel corso della storia tra noi cristiani sono lacerazioni dolorose inferte al Corpo di Cristo che è la Chiesa. Ne tocchiamo ancora con mano le conseguenze. Ma, – ha spiegato il Papa – se mettiamo insieme la mano in queste ferite, se insieme, come l’Apostolo Tommaso, (dalla predicazione dell’apostolo la Chiesa sira malankarese trae origine, ndr.) proclamiamo che Gesù è il nostro Signore e il nostro Dio, se con cuore umile ci affidiamo stupiti alla sua grazia, possiamo affrettare il giorno tanto atteso in cui, con il suo aiuto, celebreremo allo stesso altare il mistero pasquale: che arrivi presto! Intanto, caro Fratello, camminiamo insieme nella preghiera che ci purifica, nella carità che ci unisce, nel dialogo che ci avvicina”. Ricordando l’istituzione della Commissione mista internazionale per il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella sira malankarese, “che ha portato a uno storico accordo cristologico, pubblicato nella Pentecoste del 1990”, Papa Francesco ha ribadito che “annunciare Cristo unisce, non divide; l’annuncio comune del nostro Signore evangelizza il cammino ecumenico stesso, l’ecumenismo pastorale è la via naturale alla piena unità”. Dal Papa sono giunti anche rallegramenti per la presenza di un Delegato fraterno della Chiesa sira malankarese alla prossima sessione dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi: “Sono convinto – ha dichiarato – che noi possiamo imparare molto dalla secolare esperienza sinodale della vostra Chiesa. In un certo senso, il movimento ecumenico sta contribuendo al processo sinodale in corso della Chiesa cattolica, e mi auguro che il processo sinodale possa a sua volta contribuire al movimento ecumenico. Sinodalità ed ecumenismo – ha concluso il Papa – sono infatti due vie che procedono insieme, condividendo il medesimo approdo, quello della comunione, che significa una migliore testimonianza dei cristiani ‘perché il mondo creda’ (Gv 17,21). Non dimentichiamo – e lo dico ai cattolici – che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo, non siamo noi. Il Signore mostrò le piaghe all’Apostolo, i cui occhi increduli divennero credenti: la comune contemplazione del Signore crocifisso e risorto favorisca la completa guarigione delle nostre ferite passate, perché davanti ai nostri occhi, al di là di ogni distanza e incomprensione, risalti Lui, ‘il nostro Signore e il nostro Dio’ (cfr Gv 20,28), Signore e Dio che ci chiama a riconoscerlo e ad adorarlo attorno a un solo altare eucaristico. E che questo avvenga presto”.