DIOCESI – Pubblichiamo la lettera della Caritas Diocesana di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.
Anche in questa estate abbiamo vissuto belle storie. Storie spesso scritte dai giovani. Pensiamo a quanti hanno partecipato alla GMG di Lisbona, alle vacanze alternative di alcuni di loro: gruppi parrocchiali che hanno alternato vacanze al mare e servizio alla Caritas, altri che hanno raccolto uva per ricavare qualcosa per le missioni e altri ancora si sono impegnati nell’animazione degli oratori estivi. Certamente, come dice la parabola evangelica, insieme al grano cresce sempre la zizzania. Così abbiamo sentito recentemente storie di stupri tra giovanissimi, della morte di ragazzi accoltellati da coetanei, di vergognosi femminicidi, di giovani chiamati a far guerra. E questo ci dispiace!
Di fronte a rovinosi comportamenti ci sentiamo dire che ognuno è libero di fare le scelte che vuole. Stiamo raccogliendo i frutti di un esagerato individualismo e relativismo. Scrive Mons. Delpini “Questo individualismo induce a vivere per sé stessi, secondo il proprio inappellabile criterio che decide che cosa sia bene e che cosa sia male. L’individualismo presume di costruire il mondo avendo come riferimento l’individuo, quindi una solitudine che costruisce e decostruisce rapporti secondo la sua volontà; e poiché l’individuo è irrimediabilmente condannato a morte, l’individualismo tende alla morte”.
Ma non ci possiamo rassegnare di fronte all’avanzare di una “mentalità mortifera”. Il degrado di tanti quartieri, non solo delle grandi città e non solo delle periferie, non si può affrontare solo con una presenza repressiva, a volte necessaria, dello stato e delle istituzioni, occorre nello stesso tempo far crescere la cultura della solidarietà e l’impegno per il bene comune, investendo in modo particolare sull’educazione. Interessante a questo proposito è la fotografia di Padre Patriciello, parroco di Caivano che evidenzia come “oggi, e soprattutto nei quartieri a rischio, i ragazzi maturano in fretta. La strada, il facile guadagno dovuto alla vendita della droga, il mondo on line cui accedono senza controlli e senza discernimento, sono pessimi maestri”. E’ vero la sfida è grande e la tentazione è quella di mettere i remi in barca, ma questo è il tempo di tenere in vita la speranza. E’ il momento di riscoprire il famoso motto di don Lorenzo Milani: “I CARE”, “mi interessa”, “mi sta a cuore”. Se vogliamo costruire un futuro diverso occorrerà superare la logica del rimbalzo di accuse e responsabilità tra famiglia, scuola, chiesa e costruire invece alleanze che affrontino la questione della “povertà educativa”. Nel nostro piccolo, in questi anni, è stato portato avanti un progetto con l’interessante iniziativa dell’affiancamento familiare che ha portato significativi risultati. Il fallimento scolastico genera un triste disagio che spesso porta ad approdare al mondo di quelle false soluzioni che sono le diverse ‘dipendenze’.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, recatosi a Barbiana in occasione del centesimo anniversario della nascita di don Lorenzo Milani, ha detto tra l’altro: “Nella sua inimitabile azione di educatore – e lo possono testimoniare i suoi “ragazzi” – pensava, piuttosto, alla scuola come luogo di promozione e non di selezione sociale. Una concezione piena di modernità, di gran lunga più avanti di quanto si attardavano in modelli difformi dal dettato costituzionale…Come uscire da una condizione di emarginazione? Come sollecitare la curiosità, propulsore di maturità? Come contribuire, da cittadini, al progresso della Repubblica? Il motore primo delle sue idee di giustizia e uguaglianza era proprio la scuola. La scuola come leva per contrastare le povertà. Non a caso oggi si usa l’espressione “povertà educativa” per affermare i rischi derivanti da una scuola che non riuscisse a essere veicolo di formazione del cittadino”.
Settembre è il mese in cui gli studenti e gli insegnati tornano in aula. E’ importante riscoprire, sulle orme di don Milani, l’idea di una scuola di tutti e per tutti, dedita non alla selezione, ma a dare nuove opportunità a chi non ne ha, a “guadagnare le parole”, a far crescere il senso della politica come la forma più alta della carità. Ha detto papa Francesco sulla scuola: “non può essere una fabbrica di nozioni da riversare sugli individui; dev’essere il tempo privilegiato per l’incontro e la crescita umana. A scuola non si matura solo attraverso i voti, ma attraverso i volti che si incontrano. E per i giovani è essenziale venire a contatto con modelli altri, che formino i cuori oltre che le menti” ( 12.05.2023).
Auguriamo buon anno scolastico a tutti agli alunni, agli insegnati e al personale ATA, ma anche ai nostri ragazzi della Caritas che riprenderanno a studiare nelle diverse scuole della città. Vorremmo metterci anche alla scuola della natura organizzando ‘un orto didattico’, luogo d’incontro tra quanti frequentano la Caritas, pensionati desiderosi di coltivare e studenti delle scuole.
Scrive S. Giovanni Crisostomo: “Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S’innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù” (Dalle omelie prima dell’esilio, mm.1-3; PG 52,427-430).