SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Pubblichiamo una nota giunta in redazione da parte del presidente del Circolo dei Sambenedettesi Gino Troli.
La data del 15 settembre 1943 a San Benedetto non può essere dimenticata e va ricordata alla città come uno dei momenti più significativi della storia della Resistenza del nostro territorio alla dittatura nazi-fascista.
Ricorrono gli 80 anni dell’episodio accaduto alla stazione che fece da scintilla iniziale ad un processo di presa di coscienza cittadina nei confronti di una escalation della barbarie delle forze occupanti e dei fiancheggiatori locali di fede fascista.
La vicenda è nota perché già ricostruita nelle sue fasi dagli studiosi che l’hanno meticolosamente ripercorsa per l’importanza che l’episodio ha avuto per la Resistenza nella provincia di Ascoli.
Il tenente Gianmaria Paolini della Guardia di Finanza , torinese e di stanza a Sebenico, dopo l’8 settembre aveva deciso di attraversare l’Adriatico con altri finanzieri e giunse a San Benedetto nella speranza di congiungersi con l’Ottava Armata inglese e risalire l’Italia insieme. Nel frattempo, il ritardo nella conquista della penisola degli alleati lo condusse a scegliere di cercare i contatti con il Comitato Nazione di Liberazione e far nascere insieme ad altri finanzieri , altri ex militari e giovani piceni, quella che poi si chiamerà Banda Paolini. Insieme ad altri partigiani era intento a scaricare una mitragliatrice da un peschereccio, quando sentendo degli scoppi di bombe a mano in direzione della ferrovia , si diresse verso la stazione . Seppe che un macchinista di treno, per allontanare i bambini che giocavano in mezzo alle rotaie, aveva tirato loro due bombe a mano a distanza in modo da spaventarli soltanto, ma per disgrazia una scheggia ferì ad un occhio un bambino in modo non grave. Una popolana sambenedettese cominciò ad inveire contro i tedeschi che erano in stazione, appoggiata dall’indignazione di tutti i presenti. Fu allora che il Paolini con sei o sette patrioti di recò nella caserma di Finanza dove già si trovavano numerose casse di bombe a mano e, con l’Aiutante di Battaglia Iovine, le distribuì agli uomini che volevano rispondere con atti di forza ad atti di forza. Tornati alla stazione, mentre gli uomini guidati da Iovine tirarono alcune bombe a mano contro il treno, il Tenente Paolini sparò ad un tedesco che fu mortalmente ferito e approfittando della confusione generale, si dileguò e raggiunse la località di Ponte Rotto, dove rimase finché cessarono le ricerche. Da questo momento Paolini entrò nella Resistenza e la fama della sua Banda si diffuse in tutte le Marche. Una scelta che gli costò la fucilazione, insieme all’altro martire sambenedettese Francesco Fiscaletti , nell’aprile dell’anno successivo nel territorio della provincia di Arezzo.
San Benedetto avrà altri fatti e molti martiri tra 1943 e 1944 ( la vicenda di Nardone e Ceci del novembre 1943, la morte di Mazzocchi del marzo 1944, quella di Spinozzi e Fileni del giugno 1944 per indicare alcune vittime da ricordare) che nei prossimi mesi la città dovrà commemorare a 80 anni di distanza con la massima partecipazione dei sambenedettesi che non debbono dimenticare questi martiri per la libertà.
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