Di Giuseppe Mariucci
MONTELPARO – Abbiamo incontrato qualche giorno fa Don Franco Monterubbianesi durante la commemorazione avvenuta presso il Monumento a Sidney Seymour Smith “George” di Santa Maria in Camurano a Montelparo ed egli ha voluto, ancora una volta, raccontarci di lui e delle sue iniziative (Ancora-on-line ha pubblicato il 28 aprile scorso un articolo di Carletta Di Blasio dal titolo “Voce che grida nel deserto, intervista a don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco!).
“Ho vissuto il giorno 8 settembre a Montelparo, quando sono arrivato in questo luogo con il cammino speciale di alcuni a piedi da Servigliano e di altri venuti con mezzi, per approfondire le relazioni che si erano avute nel ’43 con molti prigionieri che si erano liberati dai campi di prigionia: momenti veramente particolari ed emozionanti. E’ stato un anniversario, quello dell’8 settembre celebrato a Servigliano con un’altra lapide messa all’ingresso del Parco della Pace dove c’era il campo di concentramento, veramente toccante e rievocativo.
Dal buco scavato nel muro di cinta del campo scapparono, allora, 2000 prigionieri tra inglesi ed americani. Essi si nascosero, nei paesini circostanti, nelle case di famiglie che, accogliendoli, sfidarono i nazifascisti a costo della propria vita. Fu, quella, una vicenda straordinaria che ha lasciato tanti ricordi con molti fatti di sangue sottolineati e contrassegnati da lapidi sparse nel territorio.
E’ stato un vero pellegrinaggio quello che ha visto provenire dall’Inghilterra e dall’America quasi cento amici!
Essi sono giunti qui per la celebrazione che segnava l’anniversario dell’armistizio. Tutto questo è ancora possibile anche perché sono nate delle associazioni che si uniscono nel ricordo di questa grande accoglienza e umanità fatta con tanto amore dai contadini di quel tempo che si riconobbero fratelli e amici di loro per tanti mesi.
Ci sono associazioni, come la Monte San Martino Trust, che negli anni, hanno voluto ringraziare l’Italia facendo anche scuola gratuita di inglese a tanti giovani italiani accolti da loro in Inghilterra. Erano qui anche i giovani di una scuola di San Benedetto del Tronto che, frequentando in questi anni la Casa della Memoria di Servigliano (anche loro partecipando alla scuola d’inglese gratuita), hanno potuto approfondire il valore di quella accoglienza che fu riservata ai fuggitivi.
Io, nella mia esperienza di ritorno alla terra per i giovani delle nostre Marche, ho accompagnato il lavoro di ricerca che un nostro collaboratore ha fatto in questi venti anni per valorizzare questa esperienza umana su cui le autorità intervenute alla grande (anche loro l’8 settembre) – l’ambasciatore inglese, il prefetto, e altre autorità della regione – si domandavano da dove veniva tanta umanità rivelata dalle persone semplici dei nostri paesini. Essi sfidarono veramente, a rischio della vita, la violenza di quell’ideologia che portò tanta sofferenza all’umanità. Subito dopo il campo, liberato dai prigionieri fuggitivi, servì per imprigionare gli ebrei della provincia di Ascoli destinati già ad essere trasferiti ad Auschwitz ed uccisi.
Io, in questo giorno, ho benedetto come sacerdote, nella fede in Dio che comunicavo a loro come vincitore del male, quelli che come pellegrini salivano da Servigliano a Montelparo per vivere questa speranza di un mondo nuovo in cui oggi la violenza verso i poveri e verso gli uomini è totale. La natura si è ribellata e si ribella a questa decadenza dell’umanità che oggi rivediamo in maniera spietata e che paga soprattutto i giovani nel loro smarrimento ideale.
Insieme a tutti gli amici abbiamo compiuto il pellegrinaggio verso il Santuario Agreste di Santa Maria in Camurano di Montelparo. Questa chiesa rurale dedicata alla Madonna è situata poco distante dalla lapide e dalla croce che ricorda il luogo dove, “George” fu ucciso.
Lì io mi sono sentito di portare avanti il mio “Progetto Speranza” con la benedizione che ho chiesto nella chiesetta della Mamma Celeste, che lotta con noi, accanto a noi, come donna dell’apocalisse che il dragone non può sconfiggere e darà a noi, nel rinnovamento dei doni che lo Spirito Santo ci dà, la forza di realizzare, magari alla fine dei tempi, il Regno di Dio sulla terra anche per dare ai giovani una speranza concreta.
L’8 settembre è dedicato anche al ricordo della nascita della vergine. E qui ho preso forza per realizzare il “Progetto Speranza” con i giovani delle Marche a partire da Cupra Marittima, con i giovani da formare all’impegno per affrontare i mali della terra con i doni dello Spirito Santo, della pietà e della fortezza dove i giovani possono vivere quell’umanità con cui i nostri semplici personaggi del ’43 ci hanno dato testimonianza. Potremo seguire le vicende di questo progetto che parte nella diocesi di San Benedetto con i giovani del “Progetto Policoro” e delle scuole più aperte ad educare i giovani all’impegno.”
Don Franco Monterubbianesi del Progetto Speranza della Comunità di Capodarco.
Don Franco Monterubbianesi è nato a Fermo il 30 maggio 1931.
Diplomato nel 1950 al Liceo classico della città, dove frequenta l’Azione cattolica, si iscrive alla facoltà di medicina a Roma.
Nel ’51 entra in seminario a Fermo e l’anno dopo grazie a una borsa di studio inizia a frequentare il collegio Capranica a Roma. Ordinato sacerdote nel 1956, tornerà nella capitale per conseguire la licenza in teologia alla Gregoriana e il baccalaureato in filosofia all’Università Sant’Anselmo di Roma. Insegna storia e filosofia al seminario di Fermo e religione all’Istituto Montani della stessa città. Nel Natale del 1966 fonda la comunità “Gesù Risorto, la cui prima casa a Capodarco di Fermo si chiamerà “Casa Papa Giovanni”.
Da allora si dedica completamente alla guida della comunità di cui resta presidente fino al ’94 (mentre lo è fino al ’98 della Comunità Internazionale di Capodarco.
Dal ’74 dirige la Comunità di Capodarco di Roma, dove tutt’ora risiede.
Nel 1982 ha fondato il movimento “Ritorno alla terra” e nel ’96 l’Associazione “Noi ragazzi del mondo”, movimento internazionale di ragazzi e giovani del nord e del Sud del mondo.
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