DIOCESI – In occasione del 120° anniversario della fondazione dell’Unitalsi nazionale (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), abbiamo incontrato Mariemma Bettoni, la presidente della sottosezione locale di San Benedetto del Tronto, che domenica 24 settembre partirà con altri pellegrini alla volta di Lourdes per il consueto pellegrinaggio annuale.
Cosa significa Lourdes per l’Unitalsi?
Lourdes, per l’Unitalsi, è un cammino di fede che dura da 120 anni. La L di Unitalsi, infatti, sta proprio per Lourdes ed ecco spiegata l’emozione che ci prende ogni volta che prepariamo il pellegrinaggio. Un pellegrinaggio che è una rinascita, un riscoprire il senso di comunità e dello stare insieme.
Lourdes per noi è anche, ancora e sempre, il luogo della nostra guarigione, dove incontrare una Madre che ti fa sentire accompagnato in ogni istante.
Lourdes è inoltre il luogo in cui si vivono momenti di grande impatto emotivo e di fede viva e sincera: la Santa Messa nella grotta, il gesto dell’acqua, la processione aux flambeaux, la Santa Messa internazionale, la processione eucaristica, le confessioni e la Via Crucis. Un tuffo in un mare di emozioni.
Per quante strade si arriva a Lourdes?
Io lo devo a mia figlia che per il suo diciottesimo compleanno mi chiese come regalo di andare a Lourdes. Io ci rimasi male: avevo pensato a tutt’altro genere di dono! Partì con la sua divisa da scout e tornò così ricca dell’esperienza vissuta, che dall’anno dopo decisi di seguirla, più per curiosità che per convinzione – lo ammetto! –. Dall’anno 2000 in poi non ho più lasciato l’associazione, perché mi permette di vivere un cammino di fede forte, oltre che grandi esperienze di amicizia e vicinanza.
Come si è organizzata la nostra Diocesi per l’imminente pellegrinaggio?
Alcuni di noi partiranno il 24 settembre con il treno, altri il 25 settembre con due aerei organizzati per il trasporto non solo dei pellegrini, ma soprattutto delle persone malate e disabili. Quest’anno ci terranno compagnia tanti ospiti dell’Istituto Santo Stefano di Porto Potenza Picena. A livello nazionale saranno più di 4.500 i fratelli che si recheranno a Lourdes. Noi, come sottosezione di San Benedetto del Tronto, saremo in 100.
Quest’anno sono particolarmente felice, perché avrò con me di nuovo giovani adulti che sentono il bisogno di fare servizio e anche perché sono tornati tanti pellegrini che mi hanno confidato il desiderio di recarsi alla grotta, per dire “grazie” alla Madonna anche della sofferenza che quotidianamente vivono.
Come pensa di rilanciare la presenza dell’Unitalsi in Diocesi, in particolare tra i giovani?
Ho sempre pensato che la forza di un gruppo diocesano risieda nella capacità di coinvolgere le singole parrocchie. Nello specifico ho chiesto la collaborazione dei parroci nel coinvolgere i ragazzi che si preparano a ricevere il Sacramento della Cresima. Far vivere loro da protagonisti un’esperienza breve ma intensa, li aiuterebbe a sentirsi importanti e anche a prendere coscienza della nostra associazione e di quello di cui ci occupiamo. Penso ad un pellegrinaggio a Loreto per due giorni in cui i ragazzi potrebbero accompagnare i malati. Oppure mi vengono in mente anche i brevi pellegrinaggi che facciamo con i bambini, durante i quali i ragazzi potrebbero fare da animatori, donando la loro energia e creatività. Ho sempre creduto in questo, anche quando ero responsabile dei Giovani dell’Unitalsi. Gli adulti, infatti, sono chiamati a passare dalla preghiera al servizio; al contrario, i giovani sono chiamati a passare dal servizio alla preghiera. Io stessa ho partecipato ai primi due pellegrinaggi a Lourdes per curiosità e per sentirmi gratificata: mi bastava sapere che avrei accompagnato qualche persona sulla sedia a rotelle. Quando poi ho iniziato a ricordare i nomi delle persone che sedevano su quelle rotelle, quando ho cominciato ad occuparmi della persona prima che del malato, ho proseguito a partecipare ai pellegrinaggi con una consapevolezza ed una volontà diversa: non più per essere gratificata, bensì per gratificare, essere dono, essere strumento di Dio nel portare gioia e consolazione.
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