X

Papa Francesco: “Chiamati a combattere contro ogni forma di schiavitù”

(Foto Vatican Media/SIR)

Filippo Passantino

Contro il colonialismo, l’intuizione di san Daniele Comboni. Papa Francesco rilancia il suo insegnamento: “Salvare l’Africa con l’Africa”. Lo ha fatto riprendendo stamani il ciclo di catechesi “La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente” durante l’udienza generale in piazza San Pietro e incentrando la sua meditazione sul tema “San Daniele Comboni, apostolo per l’Africa e profeta della missione”. “Prendere dalla cultura dei popoli la strada per fare l’evangelizzazione. Evangelizzare la cultura e inculturare il Vangelo. Vanno insieme!”, ha avvertito il Pontefice, che ha posto l’attenzione sull’opera di rinnovamento dell’impegno missionario condotto dal santo:

“Le persone evangelizzate non erano solo ‘oggetti’, ma ‘soggetti’ della missione”.

La condanna della schiavitù. L’approccio all’Africa, senza un elemento presente nella sua storia e anche nel suo presente, cioè la schiavitù, perché “‘cosifica’ l’uomo, il cui valore si riduce all’essere utile a qualcuno o a qualcosa”. “Ma Gesù, Dio fatto uomo, ha elevato la dignità di ogni essere umano e ha smascherato la falsità della schiavitù”. E del suo male Comboni “prese consapevolezza”. “Capì, inoltre, che la schiavitù sociale si radica in una schiavitù più profonda, quella del cuore, quella del peccato, dalla quale il Signore ci libera. Da cristiani, dunque, siamo chiamati a combattere contro ogni forma di schiavitù”.
Nelle parole del Papa la consapevolezza che “purtroppo, però, la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato”. “Nell’Africa tanto amata da Comboni, oggi dilaniata da molti conflitti, dopo quello politico, si è scatenato (…) un colonialismo economico, altrettanto schiavizzante (…). È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca”. Quindi, Francesco ha rinnovato il suo appello, già pronunciato durante l’incontro con le autorità, a Kinshasa, il 31 gennaio 2023.

“Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”.

L’evangelizzazione in Africa. Nell’azione evangelizzatrice san Daniele desiderava rendere tutti i cristiani protagonisti. “Con quest’animo pensò e agì in modo integrale, coinvolgendo il clero locale e promuovendo il servizio laicale dei catechisti”, ha detto. E ha aggiunto, parlando a braccio: “I catechisti sono un tesoro della Chiesa, vanno avanti nell’evangelizzazione”. Tornando all’impegno di Comboni per l’Africa, il Papa ha sottolineato che “concepì così anche lo sviluppo umano, curando le arti e le professioni, favorendo il ruolo della famiglia e della donna nella trasformazione della cultura e della società”. “Quanto è importante, anche oggi, far progredire la fede e lo sviluppo umano dall’interno dei contesti di missione, anziché trapiantarvi modelli esterni o limitarsi a uno sterile assistenzialismo!”.
Nel ripercorrere l’impegno di san Daniele, il Papa ha ricordato che “la sua grande passione missionaria, tuttavia, non è stata principalmente frutto di impegno umano: egli non fu spinto dal suo coraggio o motivato solo da valori importanti, come la libertà, la giustizia e la pace; il suo zelo è nato dalla gioia del Vangelo, attingeva all’amore di Cristo e portava all’amore per Cristo!”. Quindi, la condanna del clericalismo, che rende “soggetti dal collo storto pieni di egoismo e di se stessi”, ha aggiunto il Pontefice, citando Comboni. Infine, la fonte della capacità missionaria che, per il santo, è la carità – ha spiegato il Papa -, in particolare “lo zelo nel fare proprie le sofferenze altrui, nel sentirle sulla propria pelle e nel saperle alleviarle, come buoni cirenei dell’umanità”. “La sua passione evangelizzatrice, inoltre, non lo portò mai ad agire da solista, ma sempre in comunione, nella Chiesa”. Con un monito:

“Non dimenticate mai i crocifissi della storia e i poveri”.

Appelli per la pace. Dopo aver esortato i fedeli a “un pensiero al presidente Giorgio Napolitano che è in condizioni gravi di salute”. “Che lui abbia conforto, questo servitore della patria”, ha detto. Il Pontefice, nel momento dei saluti ai pellegrini in lingua italiana, ha rivolto un appello anche per la pace in Nagorno-Karabakh e in Ucraina. “Ieri mi sono giunte notizie preoccupanti dal Nagorno-Karabakh, nel Caucaso meridionale, dove la già critica situazione umanitaria è ora aggravata da ulteriori scontri armati. Rivolgo il mio appello ancora a tutte le parti in causa e alla comunità internazionale affinché tacciano le armi e si compia ogni sforzo per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone e il rispetto della dignità umana”. “Restiamo uniti nella vicinanza e nella preghiera per la cara e martoriata Ucraina”.

Redazione: