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Ordinariato Militare: mons. Marcianò a Guardia di Finanza, “non burocrati ma servitori dello Stato ‘in uscita’”

(Foto Ordinariato Militare)

Imparare da Matteo, l’esattore delle tasse, ad esercitare sempre meglio il prezioso servizio della Guardia di Finanza.

È l’invito lanciato dall’arcivescovo Ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, in occasione della celebrazione per la festa di San Matteo, patrono della Guardia di Finanza, che ha avuto luogo nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano. Erano presenti il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, il Comandante generale della Guardia di Finanza, Gen. Andrea De Gennaro, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e numerosi rappresentanti delle altre forze armate. Rivolgendosi ai tanti finanzieri presenti l’arcivescovo castrense ha detto: “mi piace pensare a voi non come a burocrati che esercitano un potere da dietro il tavolo ma come a servitori dello Stato che, per così dire, sono itineranti, in cammino; ‘in uscita’, direbbe Papa Francesco.

Militari, persone che si preoccupano dell’applicazione delle leggi e, al contempo, della sorte degli uomini; che studiano la realtà nella quale operano e, su questa, misurano azioni, decisioni, fatica e dedizione. Uomini e donne che sono vicini ai cittadini, li guardano negli occhi. Professionisti impegnati a costruire una cultura della trasparenza e un’economia di giustizia, in un clima di solidarietà e condivisione”. Un impegno “non facile” ha rimarcato Marcianò, anche alla luce dell’“attuale clima di individualismo e di aggressività, quando la prassi che sembra imporsi vira sempre più verso la difesa dei propri interessi, perseguita con ogni mezzo, fino alla corruzione. Non è facile quando, in nome della precisione e della correttezza, si viene penalizzati, minacciati, attaccati. Ma è qui – direbbe Gesù – la beatitudine di coloro che hanno ‘fame e sete della giustizia’”. Per l’Ordinario militare, infatti, “servire la giustizia, servire il Paese, servire gli esseri umani” è “una beatitudine, una gioia. Una beatitudine che possiamo immaginare sia stata l’esperienza di Matteo: prima solo, con lo sguardo basso, a contare denari. Poi in piedi e affaticato dietro a Gesù, impegnato ad accorgersi degli altri, delle persone, dei peccatori, per recuperarli e amarli… perché nessuno vada perduto”. L’Ordinario ha concluso la sua omelia con una suggestione: “Recuperare i peccatori. Al vostro servizio, in un certo senso, non basta recuperare le ingiustizie e i conseguenti guadagni. C’è un orizzonte più grande che il Vangelo vi addita, nella figura di San Matteo: recuperare le persone. Sappiamo quanto ciò sia delicato; e quanto spesso voi, militari della Guardia di Finanza, siate guardati con timore. Ma sappiamo pure come il vostro stile, rispettoso dell’essere umano, e la vostra testimonianza riescano a volte a creare un varco nelle coscienze e nei cuori, per incoraggiare alla possibilità di una nuova vita”.

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