“Una Conferenza dei vescovi del Mediterraneo, che permetta ulteriori possibilità di scambio e dia maggiore rappresentatività ecclesiale alla regione”. È la proposta del Papa, al termine del discorso al Palais du Pharo, in cui ha esortato a “lavorare per una pastorale specifica ancora più collegata, così che le diocesi più esposte possano assicurare migliore assistenza spirituale e umana alle sorelle e ai fratelli che giungono bisognosi”. “La sfida – ha spiegato – è quella di una teologia mediterranea, che sviluppi un pensiero aderente al reale, casa dell’umano e non solo del dato tecnico, in grado di unire le generazioni legando memoria e futuro, e di promuovere con originalità il cammino ecumenico tra i cristiani e il dialogo tra credenti di religioni diverse. È bello avventurarsi in una ricerca filosofica e teologica che, attingendo alle fonti culturali mediterranee, restituisca speranza all’uomo, mistero di libertà bisognoso di Dio e dell’altro per dare senso alla propria esistenza”. “Le università mediterranee siano laboratori di sogni e cantieri di futuro, dove i giovani maturino incontrandosi, conoscendosi e scoprendo culture e contesti vicini e diversi al tempo stesso”, l’altra indicazione del Papa: “Così si abbattono i pregiudizi, si sanano le ferite e si scongiurano retoriche fondamentaliste. A ciò può ben contribuire la Chiesa, mettendo al servizio le sue reti formative e animando una creatività della fraternità”. “Siate mare di bene, per far fronte alle povertà di oggi con una sinergia solidale; siate porto accogliente, per abbracciare chi cerca un futuro migliore; siate faro di pace, per fendere, attraverso la cultura dell’incontro, gli abissi tenebrosi della violenza e della guerra”, gli inviti finali.

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