DIOCESI – “Voglio esprimere la mia gioia per esserci trovati qui tutti insieme, sacerdoti e laici. Mi pare questo un passo significativo che già dice molto di questo camminare insieme a cui il Sinodo ci chiama. Mi piace l’esserci riconosciuti tutti in cammino, clero e fedeli, responsabili tutti della nostra Chiesa diocesana.
Per dirla alla Sant’Agostino, ‘Con voi sono cristiano, per voi sono prete’: siamo tutti cristiani, tutti sulla stessa barca, sia quando splende il sole e tutto va bene, sia quando c’è la tempesta e la barca vacilla. Questo è essere Chiesa, questo significa essere cristiani. Abbiamo sempre più bisogno di chiamarci al plurale, come Chiesa e comunità. Anche quando preghiamo da soli, infatti, ci riconosciamo come gruppo, non come singolo: diciamo ‘Padre Nostro’, non ‘Padre mio’, viviamo quindi una comunione di fede.

Con queste parole di vera gioia e forte speranza, Mons. Carlo Bresciani, vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, ha concluso l’assemblea diocesana che si è tenuta venerdì 22 e sabato 23 settembre a Montemonaco. Un momento di comunione ecclesiale fortemente voluto dai Consigli Pastorali e dai gruppi di ascolto che, come affermato dallo stesso Bresciani, è stato “un desiderio di crescere insieme come Chiesa, un santo desiderio suggerito dalla Spirito Santo“.

Questo incontro a Montemonaco è stata anche una provocazione nel senso etimologico del termine – ha detto Bresciani -, ovvero una chiamata per qualcosa, un invito alla sfida. E la sfida che ci attende è la ricostruzione di ciò che ci accomuna, camminando insieme. Certamente in questo camminare, ciascuno ha il suo passo, le sue fatiche, ma tutti andiamo verso la stessa meta. Siamo dunque chiamati ad imparare a godere non della meta raggiunta, ma dell’avvicinamento progressivo a quella meta. In questo cammino siamo un po’ tutti come i due discepoli di Emmaus, a volte affaticati e delusi, ma come loro anche noi possiamo contare sulla presenza di Gesù accanto a noi. Perciò non idealizziamo le cose del passato e non rigettiamo quelle del presente, bensì guardiamo al futuro con fiducia, coltiviamo la pazienza del seminatore e godiamo dei germogli, pur sapendo che il frutto ancora non c’è, ma nella consapevolezza che maturerà“.

L’incontro diocesano, organizzato con la regia di don Gianni Croci e l’aiuto della dott.ssa Chiara Verdecchia, che ha coordinato i facilitatori, ha registrato due significativi momenti di formazione, uno per ogni giornata.

Venerdì 22 settembre i lavori si sono aperti con l’intervento del vicario generale don Patrizio Spina e del prof. Andrea Viozzi, storico dell’arte e docente presso l’Istituto Paritario San Giovanni Battista di San Benedetto del Tronto: attraverso la visione e l’esame delle sei tele dell’artista francese Arcabas dedicate ai Pellegrini di Emmaus, i due relatori hanno guidato la lectio divina sul testo del Vangelo di Luca riguardante i due discepoli di Emmaus, non solo scelto dal vescovo Bresciani come icona biblica dell’anno pastorale 2023/2024, ma selezionato anche da tutta la Chiesa Italiana come icona per la seconda fase del Sinodo, quella sapienziale.

Proprio intorno alla fase sapienziale è ruotata la formazione di sabato 23 settembre, durante la quale i presenti sono stati  stimolati sulla necessità  di attivare un discernimento operativo. Il prof. Giancarlo Brandimarti, già docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico Rosetti di San Benedetto del Tronto e attuale docente di Storia della Chiesa presso la Scuola Diocesana di Formazione Teologica della nostra Diocesi, ha presentato in particolare i temi principali emersi dalle sintesi diocesane del primo anno del cammino sinodale (2021-2022) e dai “Cantieri di Betania” del secondo anno (2022-2023), temi che sono stati sintetizzati dal documento della CEI  sotto cinque “costellazioni tematiche”, immagine che chiama ad un’apertura ad ampi orizzonti, oltre che alla ricerca di un orientamento per il cammino della Chiesa“La missione secondo lo stile di prossimità”; “I linguaggi, la cultura, la proposta cristiana”; “La formazione alla fede e alla vita”; “La corresponsabilità”; “Le strutture”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In entrambe le giornate sono stati costituiti dei tavoli sinodali per avviare un confronto serio e fraterno sui temi trattati. Pertanto tutti i fedeli presenti, laici, religiose e sacerdoti, sono stati chiamati a lavorare secondo lo stile sinodale, quindi riuniti in piccoli gruppi di circa dieci persone ciascuno, vivendo prima qualche minuto di silenzio per riflettere sulla tematica e poi dando il via ad un vero e proprio giro esperienziale in cui ciascuno si è potuto esprimere liberamente su ciò che vive nella sua Chiesa particolare. Per facilitare il discernimento comunitario, ad ogni gruppo è stato assegnato un moderatore, detto “facilitatore”, che ha gestito i tempi nelle varie fasi dell’incontro, ha focalizzato la discussione sul tema principale e ha infine sintetizzato gli interventi dei presenti. Al termine di entrambe le giornate il dott. Marco Sprecacè e il prof. Fernando Palestini hanno restituito all’assemblea una sintesi dei contributi di ciascun gruppo di lavoro.

L’incontro diocesano si è concluso con la Santa Messa presso la Cappella di Casa Gioiosa. Questa una sintesi dell’omelia di Mons. Bresciani riguardante la parabola del seminatore al centro della pagina di Vangelo del giorno: “Questo passo della Parola di Dio mi piace molto, perché ci fa sentire vicino a Gesù, il quale sperimenta che non tutto va bene secondo i propri piani. Personalmente ci vedo anche un po’ di delusione da parte di Gesù, la delusione di chi si aspetta che tutto vada a buon fine e invece così non è, proprio come a volte capita anche a noi. Ma qual è la reazione di Gesù? Inizia ad arrabbiarsi e ad inveire? Oppure decide di lasciar perdere tutto? No. Gesù non si lascia prendere né dalla rabbia né dalla tentazione di abbandonare, bensì prosegue nel suo intento verso la meta, mantenendo sempre un atteggiamento di benevolenza verso tutti. È bello che Gesù si accontenti di un raccolto che non è il 100% come auspicato. Attraverso questa parabola Gesù ci sta insegnando come vivere dentro i nostri fallimenti, come stare dentro alla realtà che viviamo, tenendo presente il comandamento più grande, l’amore. Due infatti sono i particolari a cui prestare attenzione. Prima di tutto la pazienza del seminatore, che è la pazienza di Dio. In secondo luogo anche il modo in cui si esplica questa pazienza, ovvero con un animo particolare, con questa capacità del seminatore di continuare a piantare il seme, sempre e ovunque, anche nei luoghi in cui apparentemente il terreno non è fertile. Proprio come fa Gesù nella sua vita: non tutti gli hanno voluto bene, non tutti lo hanno ascoltato, non tutti gli hanno battuto le mani; eppure Gesù continua ad amare e a donare. Il suo quindi è un amore non facile, ma fecondo.
La lettura di questa parabola dunque ci fa sentire in comunione con Lui. Chiediamo allora al Signore di saper star dentro alle nostre delusioni e ai nostri fallimenti come fa Gesù, così da essere seminatori autentici della Parola che dà frutto. Solo così potremo continuare la storia della salvezza! “.

Numerosi i momenti da ricordare: quelli assembleari di formazione, quelli di riflessione e confronto durante i tavoli sinodali, quelli di preghiera comunitaria dei vespri e delle lodi, ma anche i momenti di divertimento, come la festa del sabato sera con musica, karaoke e balli, o quelli di convivialità e agape fraterna, come la cena, la colazione ed il pranzo, preparati da alcuni volontari e serviti da giovani insieme ad alcuni coetanei immigrati ospiti della Caritas Diocesana. Di seguito un video realizzato dai ragazzi, al termine delle due giornate, sull’esperienza da loro vissuta.

 

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