(da Marsiglia) “Una barca della pace, circolante tra tutti i porti del Mediterraneo” che “potrebbe contribuire alla formazione dei giovani mediterranei al dialogo”. È una delle proposte emerse a Marsiglia dagli Incontri del Mediterraneo che dal 17 al 24 settembre che riunito 70 vescovi e 70 giovani delle cinque sponde del mare e di venticinque Paesi. È quanto si legge nel comunicato finale diffuso al termine dell’incontro dal Comitato organizzativo.
“Avevamo ricevuto un mandato dal Santo Padre: proporre cammini concreti di riconciliazione e di pace”, si legge nel comunicato dove si propongono una serie di iniziative concrete. Dopo gli incontri di Bari, Firenze e Marsiglia, c’è l’impegno a “incontrarci regolarmente, grazie a una rete accademica e solidale, per rafforzare la consapevolezza mediterranea, fondamento dell’autentica fraternità tra i popoli”. Il Comitato ribadisce anche la volontà di “promuovere l’educazione alle relazioni tra i giovani, dove la voce dei più fragili venga ascoltata allo stesso modo di tutti”. C’è la proposta, “al termine di questi incontri” di “promuovere il gemellaggio tra gli attori civili, economici e religiosi delle nostre cinque sponde”. “Vorremmo lavorare insieme per sensibilizzare” e “promuovere un’ecologia che rispetti la terra, il mare e le persone”. “In questo senso stiamo pensando ad un Incontro mediterraneo dei Giovani sull’ecologia”. Infine, emerge anche la prospettiva di una Conferenza ecclesiale del Mediterraneo per “promuovere le nostre esperienze e risorse comuni”. “Per fare ciò, ci doteremo di uno strumento di ricerca e di riflessione sulle sfide spirituali, umane ed ecclesiali che ci attendono. Possa il Mediterraneo tornare ad essere culla, luogo di incontro e fonte di crescita”. In questi giorni di incontri, prima dell’arrivo di Papa Francesco alla sessione conclusiva, vescovi e giovani si sono confrontati sui drammi che attraversano il Mediterraneo e i Paesi che si affacciano sulle sue sponde. “Le tragedie e le sfide sono numerose: al grido della terra fa eco quello del mare. Il mare è fonte di vita, promessa di futuro, ma oggi è diventato anche teatro delle più grandi tragedie”. Dall’Oriente all’Occidente, dal Mashrek al Maghreb, il Mediterraneo “è diventato un mare dove vivono armi e violenza. È diventato anche una tomba per coloro che hanno rischiato di attraversarla in cerca di un futuro migliore. Donne, uomini e bambini, in fuga dalla guerra, giovani a cui è bloccato il futuro, credenti impossibilitati a vivere liberamente la propria fede”. Il pensiero va in particolare al “grido dei nostri fratelli cristiani dell’Oriente che si sentono abbandonati, isolati, minacciati nelle loro tradizioni secolari”. In questo contesto, l’annuncio della speranza sulle sponde mediterranee appare “precario, fragile e difficile”. Ma il dramma non è più solo umano, è anche ambientale. “Le rive si seccano, gli alberi bruciano, le foreste vengono rase al suolo, le pianure sono allagate. La questione ecologica diventa di tutti, ma la responsabilità è ineguale”, si legge nel comunicato. “Alcuni stanno lavorando per sviluppare soluzioni, ma stanno perdendo forza di fronte all’egoismo e all’indifferenza”. “Siamo tutti sfidati, soprattutto e soprattutto all’interno delle nostre Chiese. Come rispondono a questi drammi e a queste grida? Sono all’altezza di queste sfide?”.