CIVITELLA DEL TRONTO – Proseguiamo la nostra rubrica dedicata ai sacerdoti della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto con don Stefano Iacono, parroco delle parrocchie San Pietro in Colpagano di Civitella del Tronto e Madonna del Carmelo di Villa Lempa.
Quando e come è avvenuta la sua vocazione?
Nonostante la mia famiglia fosse molto devota e credente, io ero lontanissimo dalla fede. Ho iniziato un cammino di conversione nell’autunno 1992, quando fui invitato da un collega di lavoro ad alcune catechesi del cammino neocatecumenale a San Filippo Neri. Ero giovane: avevo 21 anni. Un po’ alla volta, grazie al cammino e al mio primo padre spirituale don Benedetto Loggi, decisi di iniziare un’esperienza di discernimento durata due anni che mi ha condotto a scegliere di farmi prete. In particolare, essendo molto legato alla figura di San Gabriele dell’addolorata, in quei mesi venni a contatto con i padri Passionisti di Isola del Gran Sasso e fui postulante presso il Convento di Morrovalle, un’esperienza determinante per la mia vocazione che mi fece capire la mia attitudine alla vita diocesana.
Quando è stato ordinato?
Sono stato ordinato sacerdote il 25 Novembre dell’anno giubilare, il 2000, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto, dal vescovo Gervasio Gestori che ricorderò sempre come un padre che mi ha generato nel sacerdozio.
Quali sono stati gli incarichi pastorali che ha svolto in questi lunghi anni?
Il primo anno sono stato mandato presso la parrocchia di San Basso a Cupra Marittima come viceparroco in aiuto a don Gianni Anelli e poi per sei mesi nella parrocchia Santa Maria Assunta di Montalto delle Marche come viceparroco in aiuto a don Claudio Marchetti. Successivamente mi sono ammalato di tumore alla tiroide con varie complicanze al sistema linfatico, tanto che sono stato curato al Policlinico Gemelli di Roma, dove, attraverso la malattia, ho avuto la grazia di poter aiutare, da malato, altri malati. Quando sono guarito, dalla fine del 2003, sono stato assegnato prima alla parrocchia San Pietro in Colpagano di Civitella del Tronto e poi, oltre a questo incarico, sono stato nominato parroco anche della parrocchia Santa Maria del Carmine in Villa Lempa. Attualmente ancora presto il mio servizio pastorale in queste due comunità abruzzesi.
Cosa si sente di dire ai sacerdoti più giovani, in particolare a coloro che vivono un momento di fragilità?
Consiglio di rimanere legati alla Chiesa, all’unica Chiesa di Cristo, fedeli al suo magistero bimillenario, in comunione con le Sacre Scritture e in particolare con quello che Gesù ci ha detto nei Vangeli. Per fare questo è necessario rimanere fedeli alla preghiera che a noi sacerdoti è stata donata secondo la liturgia delle ore, ma soprattutto stare più possibile davanti a Gesù Eucarestia, fonte e culmine della vita di ogni cristiano.
Ogni sacerdote nel suo mandato pastorale spinge in particolare su un aspetto delle fede. Lei a cosa dà la priorità?
Due sono sempre state le mie priorità nel mio programma pastorale: primo adorare Gesù, vivo e presente nella Santissima Eucarestia; poi la sequela e la venerazione alla Madonna. Per quanto riguarda la prima, facciamo l’Adorazione al Santissimo Sacramento nella parrocchia di Villa Lempa ogni mercoledì dalle ore 17:00 alle ore 18:00 e, ormai da cinque anni, anche il primo venerdì del mese per ventiquattro ore continuative con adoratori che si alternano ogni ora. Per quanto riguarda la seconda priorità, oltre al Rosario pregato ogni giorno, organizziamo la novena meditata con la comunità in tre occasioni particolari: per l’Assunta, per l’Immacolata e per la nostra patrona, la Madonna del Carmelo.
Quale crede che sarà la sfida che la Chiesa dovrà affrontare nel prossimo trentennio?
La Chiesa è chiamata a riscoprire la propria identità cristiana e cattolica, nella sequela di quello che ci ha indicato nostro Signore Gesù Cristo, portando ragione della propria fede ad ogni uomo, con convinzione, fermezza e coerenza, annunciando e testimoniando con la propria vita i valori del Vangelo.
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