Pubblichiamo la lettera aperta da parte dell’associazione SOS Missionario a firma di Pierluigi Addarii
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lo scorso 29 settembre si è svolto nel quartiere Ponterotto una infuocata assemblea, allo scopo di denunciare la situazione di disagio causata dalla presenza delle persone ospitate nella struttura di accoglienza della Caritas Diocesana. Schiamazzi notturni, ubriachezza, litigi anche violenti e altri comportamenti incivili stanno creando tra gli abitanti un clima di paura e frustrazione che richiedono urgenti interventi.
Pur condividendo totalmente le sacrosante preoccupazioni emerse durante l’incontro, non ci sentiamo di condividere la soluzione che è sembrata emergere dagli interventi, anche da quelli istituzionali. I problemi delle persone che si rivolgono per chiedere assistenza alle strutture pubbliche e private sono molteplici: casa, lavoro, salute, dipendenze, clandestinità,…. e l’elenco potrebbe continuare perché ognuna di loro ha il proprio specifico vissuto che le condanna alla vita in strada.
Anche nella sede del SOS Missionario passano persone che chiedono aiuto, ma dopo averle ascoltate, nella quasi totalità dei casi li indirizziamo alla Caritas Diocesana. Ed è quello che fanno anche le strutture pubbliche, che spesso indirizzano e a volte accompagnano questi poveracci – anche di notte – davanti alla struttura della Caritas Diocesana, perché non hanno gli strumenti per rispondere a quel problema di quella persona in quel momento.
E quando accadono episodi di violenti scontri nella struttura della Caritas Diocesana o nelle zone adiacenti, le forze dell’ordine intervengono in modo non tempestivo e non risolutivo….
Che fare allora?
Non crediamo che la soluzione sia svuotare il centro di accoglienza della Caritas Diocesana, ricacciando tutti in strada; la conseguenza sarebbe che schiamazzi notturni, ubriachezza, litigi anche violenti, e altri comportamenti incivili verrebbero “spalmati” in tutta la città, inasprendo il disagio sociale.
Questa umanità emarginata, scomoda e fragilissima non potrebbe più godere nemmeno dei servizi igienici, psicologici, sanitari e legali, di supporto allo studio offerti dalla Caritas Diocesana.
Non sembra neanche percorribile la proposta di realizzare un centro di accoglienza gestito dagli Enti Locali perché nessuna Prefettura, Comune, ASL, … si sente di assumersene la responsabilità gestionale.
Certo la soluzione non può essere quella adottata dal governo inglese, e cioè ancorare a largo delle nostre coste una nave e “depositarvi” queste persone “problematiche”.
Allora l’unica via è non lasciare la gestione di questa “patata bollente” alla sola Caritas Diocesana; occorre costituire un “tavolo” permanente che veda la partecipazione dei diversi Enti Pubblici preposti e di privati che cerchino di dare risposte, un tavolo che effettui un monitoraggio costante della situazione, garantisca l’ordine pubblico con una presenza costante dei vari organi di polizia, assicuri una stretta collaborazione tra i diversi Enti per le numerose problematiche (legali, sanitarie, scolastiche, …).
E’ però egualmente importante l’aspetto culturale; il clima difficile che stiamo vivendo non ha bisogno che si alimentino paure, ma è necessario che si ricostruisca quel tessuto solidale che ha consentito al nostro paese di superare prove difficili, come quella del covid. L’associazionismo deve tornare ad essere protagonista nel dibattito politico-culturale in atto, spesso asfittico e privo di una visione, e la scuola deve essere maggiormente valorizzata perché offra ai ragazzi la possibilità di imparare a vivere nella comunità, accettandosi con le proprie diversità.
Danilo Di Concetto
Rispetto della legalità e accoglienza, un binomio senz'altro impegnativo da realizzare, ma necessario per esprimere i caratteri di una società matura ed inclusiva. L'alternativa è alimentare i non valori della "società dello scarto" (cfr. Papa Francesco) con tutti i risvolti negativi che ne derivano.