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Balcani: Kosovo e Serbia, tensione alle stelle

(Foto ANSA/SIR)

Daniele Rocchi

“Quanto sta avvenendo in Kosovo riporta allo scoperto vecchie fragilità e conflittualità latenti che potranno essere probabilmente risolte quando non ci sarà più la generazione che ha patito la guerra civile, la pulizia etnica tra serbi e albanesi kosovari. Tuttavia resta una situazione da seguire con attenzione perché potrebbe essere un ulteriore detonatore di conflitti già presenti nell’area”.

Claudio Bertolotti

Così Claudio Bertolotti, analista strategico, direttore esecutivo di Start InSight (www.startinsight.eu) ed esperto dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), commenta al Sir l’escalation di tensione tra Kosovo e Serbia dopo l’attacco di circa 10 giorni fa, compiuto da un gruppo di uomini armati, a Banjska, nel nord del Kosovo, e terminato con quattro morti, un poliziotto kosovaro e tre membri del gruppo, secondo le autorità kosovare, tutti di origine serba. Ma Belgrado ha negato ogni coinvolgimento. Lo scontro armato fa seguito alle tensioni scoppiate nel maggio scorso quando, nei comuni a maggioranza serba nel nord del Paese, – che ha proclamato l’indipendenza dalla Serbia nel 2008 (riconosciuta da 101 stati membri dell’Onu, Italia compresa) – la polizia kosovara si era scontrata con cittadini serbi che contestavano con forza l’insediamento di 4 sindaci di etnia albanese. Nelle proteste erano anche rimasti feriti alcuni alpini italiani della Kfor, la missione di pace della Nato. Non meno contestata la decisione del governo del Kosovo di obbligare i serbi kosovari a usare targhe automobilistiche kosovare al posto di quelle serbe. È di questi giorni, infine, la notizia che l’esercito serbo ha ammassato truppe al confine kosovaro, suscitando l’allarme degli Usa. Il 2 ottobre il capo di Stato Maggiore serbo, Milan Mojsilovic, ha comunicato che il numero di militari alla frontiera è tornato alla normalità, passando da 8.350 a 4.500.

Influenza della Russia. “Tutti questi eventi registrati nell’ultimo periodo – spiega Bertolotti, che vanta una lunga esperienza in Kosovo come Ufficiale degli Alpini – hanno creato delle recrudescenze e suscitato una enorme attenzione mediatica e possono essere viste come leve che i due Paesi sfruttano per riportare il contenzioso tra Belgrado e Pristina nel dibattito politico ed elettorale”. Nonostante ciò l’esperto afferma di “non vedere un nuovo fronte aperto contro l’Occidente” all’interno di quella polveriera che sono sempre stati i Balcani. “L’unico Paese – secondo Bertolotti – che ha interesse ad alimentare l’instabilità tra Kosovo e Serbia è la Russia che, con la sua influenza su Serbia e Repubblica Serba (Srpska) di Bosnia ed Erzegovina, ha tutto il vantaggio di infiammare un’area in cui è impegnata la Nato, per dimostrare quanto l’Alleanza Atlantica non sia in grado di garantire la sicurezza dei cittadini dell’una e dell’altra parte e dell’area sotto la sua tutela. Ma l’influenza russa non è sufficiente al presidente serbo, Aleksandar Vučić, per riprendersi il Nord del Kosovo”. Aggiunge Bertolotti: “La Serbia, oltre a non avere la capacità militare per fronteggiare la presenza Nato e una sua eventuale risposta ad una iniziativa militare serba, non ha nessun interesse politico a far parte di un perimetro economico e commerciale russo. Ritengo che la Serbia preferisca – al di là dei proclami rivolti alla vecchia generazione – investire in un ingresso nell’Unione europea. Stesso discorso vale anche per la Repubblica Srpska, altro Paese dove si sente l’influenza di Putin, ma che ha una rappresentanza politica in Bosnia- Erzegovina”, paese al quale, nel dicembre 2022, è stato concesso lo status di candidato all’adesione all’Ue. Sarebbe difficile per i due Paesi sostenere l’isolamento internazionale sul piano militare ed economico.

Ruolo della Nato. In questo panorama chi gioca un ruolo centrale è la Nato presente sul terreno con 4.511 soldati internazionali (852 dei quali italiani) inquadrati nella Kosovo Force (Kfor), attualmente a guida italiana, la forza di pace internazionale, avviata il 10 giugno 1999 dopo il mandato dalla Risoluzione 1.244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Il ruolo della Nato – dichiara Bertolotti – è importante perché la sua presenza è un deterrente contro il riaccendersi di scontri violenti tra le parti. Tra i suoi scopi, infatti, quello di sostenere la costruzione dello Stato all’interno di una cornice di sicurezza contribuendo così al consolidamento della pace e del processo di crescita civile”.

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